Essere Ebreo e comportarsi da Ebreo Pubblicato il 15 Settembre, 2024
Il risveglio del pentimento e del desiderio di tornare a D-O deve tradursi nel modo di comportarsi quotidiano.
“Hai distinto l’Eterno… e l’Eterno ti ha distinto”
Due versi della parashà Ki Tavò esprimono il legame meraviglioso che unisce D-O al popolo d’Israele. Un verso dice: “Oggi tu hai distinto l’Eterno dichiarando che Lui sarà il Signore per te, che procederai per le Sue vie, che osserverai i suoi decreti, i Suoi precetti e le Sue leggi…” (Devarìm 26:17). Il secondo verso dice: “L’Eterno (a Sua volta) ti ha distinto, e tu sarai per Lui un popolo prediletto…, perché tu possa rispettare tutti i Suoi precetti” (Devarìm 26:18). La parashà Ki Tavò viene letta sempre nel mese di Elùl, le cui iniziali sono un acronimo del verso: “Ani le Dodì ve Dodì lì” (“Io appartengo al mio Amato ed il mio Amato appartiene a me”- Cantico dei Cantici 6:3). L’ordine seguito dal verso ci indica che, nel mese di Elùl, deve essere l’uomo per primo a rivolgersi a D-O (Ani le Dodì), e solo allora D-O si rivolge a lui (ve Dodì lì). Il Maharasha dice che anche i versi della parashà che abbiamo citato alludono a ciò: noi iniziamo con “Tu hai distinto l’Eterno”, e solo dopo D-O si rivolge a noi: “E l’Eterno ti ha distinto”.
Sei collegato
In questi versi si allude alla lotta dell’uomo contro il suo istinto del male e le tentazioni della vita, lotta nella quale si vedono diverse fasi e livelli di risposta e reazione. A volte, succede che l’Ebreo dimentichi il suo legame con D-O, dimentichi il proprio Ebraismo al punto che, esteriormente, non si vede fra lui e gli altri popoli alcuna differenza. Ma quando arriva il mese del pentimento e della misericordia, gli viene ricordato innanzitutto che egli è collegato all’Eterno, D-O d’Israele: “Hai distinto l’Eterno… e l’Eterno ti ha distinto”. Con questi versi viene detto all’Ebreo: tu sei distinto fra i popoli, sei legato per sempre a D-O”.
Un desiderio profondo
Questo però non basta. L’istinto del male potrebbe continuare a indurre l’uomo a inseguire i piaceri del mondo, anche se egli sa ormai di essere Ebreo e distinto dai popoli. “È vero, sei Ebreo e sei legato a D-O”, gli dirà l’istinto del male, “ma ciò non è in contraddizione con la possibilità di godere del mondo”. A ciò risponde la continuazione del verso. Il legame dell’Ebreo con D-O non è solo un’ etichetta, ma un legame profondo dell’anima: “sarà per te il Signore… e tu sarai per Lui un popolo prediletto”. Nell’Ebreo vi deve essere un potente desiderio per D-O, una brama di essere sempre con Lui, che non lascia posto per nient’altro.
Scendere nei particolari
Ma anche un simile legame manca ancora dell’impegno concreto, poiché il risveglio dell’anima e un desiderio generale possono rimanere ad un livello concettuale ed astratto, senza esprimersi nei fatti. È possibile sentire fortemente la propria identità Ebraica, senza sentirsi in obbligo di darle espressione nella vita quotidiana. Per questo la Torà prosegue, dicendo: “procederai per le Sue vie, osserverai i suoi decreti, i Suoi precetti e le Sue leggi” – il risveglio del pentimento e del desiderio di tornare a D-O deve tradursi nel modo di comportarsi quotidiano. Queste cose, nel loro ordine, si trovano alluse anche nel Salmo che noi recitiamo durante il mese di Elùl: all’inizio troviamo il legame stesso essenziale con D-O – “HaShem è la mia luce e la mia salvezza” (Salmo 27:1); segue poi il forte desiderio di essere con Lui – “Una sola cosa io domando… di risiedere nella casa di HaShem per tutti i giorni della mia vita” (Salmo27:4); e infine si scende nei particolari – “godere della gioia della Presenza di HaShem e visitare il Suo Santuario”.
(Da Likutèi Sichòt vol. 9, pag. 169)