Essere l’uomo del prodigio Pubblicato il 24 Luglio, 2024
L’insegnamento che dobbiamo ricevere da Pinchàs: essere Ebrei pronti a sacrificarci nel profondo della nostra essenza, occupandoci del rafforzamento della religione e della diffusione della Torà con completa e costante dedizione. Allora meriteremo che D-O farà riuscire l’opera in modo prodigioso e stupefacente, così da portare di fatto la redenzione vera e completa.
“Sei miracoli furono fatti per lui” (Sanhedrìn 82: 2)
Pinchàs, che animato dallo zelo per il Santo, benedetto Egli sia, fece retrocedere la Sua ira dai Figli d’Israele colpendo Zimrì, figlio di Salù, mentre dissacrava il nome di D-O con la donna midianita davanti agli occhi di tutto il popolo, meritò molti miracoli. La Ghemarà parla di sei miracoli che furono compiuti in suo favore, e in altre fonti i nostri Saggi parlano addirittura di dodici miracoli. Per questo la Ghemarà dice: “A chi vede Pinchàs in sogno, verrà compiuto un pèle (prodigio stupefacente)”. In proposito, Rashi precisa: “verrà compiuto per lui un pèle, come fu per Pinchàs”. È necessario per noi comprendere la precisazione fatta dai nostri Saggi nell’usare l’espressione “verrà compiuto per lui un pèle” invece di “verrà compiuto per lui un miracolo (nes)”. Infatti, quelli che meritò Pinchàs non furono chiamati forse miracoli, e non pèle?
Miracolo e pèle
Sia un miracolo che un pèle sono concetti che si riferiscono ad eventi che superano i limiti della natura. Qual è allora la differenza fra di loro? Ciò che caratterizza il miracolo è la sua forza di sconvolgere il sistema naturale: le leggi della natura vengono piegate e spezzate e così avviene il miracolo. Il fatto stesso, però, di dover sconvolgere il sistema naturale prova l’influenza e l’importanza della natura stessa. La grandezza del pèle, invece, sta nel fatto che esso si trova del tutto al di sopra dell’andamento naturale, tanto che la natura, di fronte ad esso, non conta nulla. Questa fu la grandezza di Pinchàs: i miracoli che furono compiuti per lui non furono una combinazione di singoli miracoli, ognuno dei quali doveva sconvolgere a sua volta il sistema naturale, ma piuttosto un unico grande pèle, una modalità che trascese completamente i limiti della natura.
Un uomo totalmente pronto al sacrificio
Il motivo per cui D-O Si comportò con Pinchàs in questa modalità, quella del pèle, deriva dal fatto che anche il servizio Divino di Pinchàs non ebbe niente di normale, naturale, ma fu anch’esso in una modalità di pèle. Per questo D-O gli rispose con la stessa misura. Miracolo e pèle nel servizio Divino significano entrambi completo senso di sacrificio. Si trovano qui però due possibili aspetti: quello del ‘miracolo’, che corrisponde al livello in cui il servizio Divino è un servizio normale, ma al momento del bisogno, l’uomo si eleva e arriva fino al punto di sacrificarsi. Vi è poi quello del pèle, che corrisponde ad un servizio Divino che è in tutto e per tutto sacrificio e completa dedizione, al di sopra delle vie naturali. L’Ebreo sacrifica completamente la propria volontà a D-O, fino al punto di non avere più alcuna volontà personale, e di conseguenza è sempre pronto a sacrificarsi in ogni cosa.
Non esistono difficoltà
Questo fu il livello di Pinchàs: egli fu un uomo tutto sacrificio, completamente dedito, aspetto questo che era profondamente radicato nella sua stessa essenza. Per questo egli mise in pericolo se stesso per qualcosa per la quale non era obbligato a rischiare la propria vita, e non solo, se avesse chiesto se dovesse fare ciò che fece, non ci sarebbe stato chi avrebbe potuto dargliene il permesso. Ma dato che tutto sé stesso, la sua stessa essenza, era puro sacrificio e completa dedizione, egli non fece domande, ma semplicemente si sacrificò per far retrocedere l’ira del Santo, benedetto Egli sia. Questo è l’insegnamento che dobbiamo ricevere da Pinchàs: essere Ebrei pronti a sacrificarci nel profondo della nostra essenza, occupandoci del rafforzamento della religione e della diffusione della Torà con completa e costante dedizione. Ciò comporta che noi non teniamo in alcun conto qualsiasi difficoltà o ostacolo che possiamo incontrare, ma dedichiamo tutti noi stessi al compimento della volontà Divina. Ed allora meritiamo che D-O faccia riuscire l’opera in modo prodigioso e stupefacente, così da portare di fatto la redenzione vera e completa.
(Da Likutèi Sichòt, vol. 33, pag. 164)