HaYomYom: Sabato, 20 Adàr 2 5784 Pubblicato il 29 Marzo, 2024
Sabato 20 Adàr 2, Parashàt Parà 5703
Haftarà: Vayehì dvar HaShem…dibàrti veassìti.
Dì Av harachamim.
L’Admòr HaZakèn raccontò: “Fra gli insegnamenti che il mio Rebbe (il Magghìd) mi impartì, in yechidùt, ve ne fu uno sul verso: “Sull’altare dovrà ardere un fuoco in perpetuo e non si dovrà lasciarlo spegnere.”
Il Magghìd insegnò: “Nonostante il fuoco discenda dall’Alto, spontaneamente, è una mizvà che venga portato in modo ‘ordinario’, dall’uomo. (L’azione dell’uomo è) un risveglio dal basso, che suscita un risveglio dall’Alto. (Poiché la natura dello spirito è quella per cui) “uno spirito ne richiama un altro, che risponde e a sua volta ne richiama un altro, uno spirito, tuttavia, più elevato.” Lo spirito dal basso richiama lo spirito dall’Alto, richiamandolo da più in alto ed ancora più in alto.”
È una mizvà positiva accendere il fuoco sull’altare. “Altare” si riferisce all’ “uomo che sacrifica di voi”. (Vedi YomYom del 12 Adàr 2). Il sacrificio di per sé è insufficiente. L’uomo deve accendere un fuoco sul sacrificio che è “di voi”. Questo fuoco lo tichbè, lo – no (non) – tichbè – dovrà essere estinto, e cioè: il ‘no’, il negativo, dovrà essere estinto.
Il mio Maestro mi ripetè questo insegnamento dieci volte, per scolpirlo nelle dieci facoltà della mia anima. “Tu, mio allievo,” mi disse, “hai bisogno di questo fuoco costante, poiché tuo è il dovere di estinguere il grande ‘no’ (degli oppositori alla Chassidùt). Tu dovrai estinguere il ‘no’, e D-O trasformerà il ‘no’ in ‘sì’ (consenso, positività).
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