Il completamento della Terra Promessa Pubblicato il 6 Agosto, 2024

Come i raggi del sole iniziano ad apparire all’orizzonte ancor prima dell’alba stessa, così barlumi della percezione spirituale che accompagnerà la venuta del Moshiach sono già distinguibili oggi. Questa è la forza motrice che sta dietro al fiorire della conoscenza mistica Ebraica nel nostro tempo.

erez IsraelLa promessa della Terra d’Israele
La parashà Devarìm descrive gli spostamenti del popolo Ebraico nel deserto, nel suo avvicinarsi alla Terra d’Israele. Vediamo così che D-O, invece di far entrare direttamente gli Ebrei nella Terra Santa, comandò loro di fare un ampio giro, in modo da evitare i paesi di Edòm, Moàb e Ammòn. A queste tre nazioni, che hanno tutte in comune, alla loro origine, un legame con il popolo d’Israele, fu permesso a quel tempo di mantenere il possesso delle loro terre. Come ci fanno notare i nostri Saggi, in origine D-O, quando promise ad Avraham di dare la Terra d’Israele ai suoi discendenti, parlò di dieci nazioni, comprendendo in esse anche le terre di Edòm, Moàb e Ammòn. Al tempo della sua uscita dall’Egitto, però, al popolo d’Israele furono promesse solo le terre di sette nazioni, mentre le altre tre nazioni sopra menzionate, come ci spiegano i nostri Saggi, verranno a far parte dell’eredità d’Israele solo nell’era Messianica. La promessa delle dieci nazioni fu una profezia riguardante il futuro, mentre al tempo dell’ingresso nella Terra d’Israele, gli Ebrei ebbero il permesso di conquistare solo le sette nazioni dei Cananei, lasciando le altre tre nazioni indisturbate.

Il numero dieci e il numero sette
La Terra d’Israele è più di un semplice luogo fisico. Essa rappresenta un’analogia del servizio Divino del popolo d’Israele, nel suo complesso, e di ogni suo individuo, in particolare. Il numero dieci ha un significato mistico. Come ci insegna la Cabala, infatti, vi sono dieci Sefiròt, emanazioni Divine attraverso le quali prende esistenza tutto il Creato. Questi supremi attributi spirituali si rispecchiano nelle nostre anime, e sono alla base di ogni nostro pensiero, parola ed azione. In particolare, questi dieci attributi sono divisi in due gruppi: sette attributi emotivi, e tre attributi intellettuali. A questi corrispondono le nazioni da conquistare: le sette nazioni rappresentano i sette attributi emotivi, mentre le tre nazioni, che non saranno conquistate fino all’era Messianica, si identificano con l’intelletto. Il sette è un numero ricorrente nel nostro mondo: sette sono i giorni della settimana e, secondo i nostri Rabbini, si parla di sette millenni della storia del mondo. Il tempo è strutturato in questi cicli di sette, poiché per ora la sfida e il compito che ci competono sono quelli di controllare e indirizzare le nostre emozioni. Ciò che ci coinvolge e che fa scorrere la nostra adrenalina sono le emozioni. Le questioni intellettuali sono più distanti da noi. Certo noi possiamo essere attratti da un’idea interessante, ma sono le nostre emozioni che, quando si risvegliano, ci fanno uscire dall’inerzia e ci spingono ad agire. Ciò rappresenta il campo di battaglia sul quale si combatte la guerra con le sette nazioni: o noi controlliamo le nostre emozioni, o esse ci controllano. I Cananei conducevano uno stile di vita depravato, inseguendo fondamentalmente solo i piaceri materiali. La missione degli Ebrei fu quella di prendere la Terra d’Israele dalle loro mani e di farne una Terra Santa, una terra in cui la Presenza Divina possa dimorare. Se vogliamo ora applicare questi concetti alla persona, possiamo dire che emozioni come l’amore esisteranno sempre. Sempre noi ameremo, ma la questione è: cosa ameremo e come esprimeremo questo amore. Il nostro amore sarà egocentrico ed interessato, o sarà rivolto agli altri? Così per quel che riguarda il timore: temeremo solo per i nostri interessi personali o saremo capaci di mostrare un’uguale preoccupazione per il benessere altrui? E saremo, poi, capaci di elevarci totalmente al di sopra del nostro modo ordinario di pensare, per guardare con timore e con reverenza ai prodigi della creazione Divina? Conquistare le sette nazioni cananite significa orientare i nostri sette attributi emozionali verso mezzi d’espressione santi e disinteressati.

Guardare all’orizzonte
Se la sfida del nostro tempo è quella del controllo sulle emozioni da parte della mente, la sfida dell’era futura sarà quella del controllo sulla nostra mente da parte del nostro potenziale spirituale, che è superiore alla mente. Questa è l’analogia suggerita dalla conquista delle terre di queste tre nazioni: l’intelletto terreno sarà dominato dalla santità dello spirito. La mente ci permette di valutare la realtà. Al momento, le forze che governano la nostra realtà sono materiali. Nel futuro, noi saremo in grado di apprezzare lo spirituale nello stesso modo palpabile e concreto con cui oggi comprendiamo le cose materiali. Come risultato, il nostro modo di pensare e la nostra attenzione cambieranno. Le nostre menti verranno conquistate – sopraffatte e dominate – da questa nuova percezione. Un assaggio di questa visione è disponibile già nel presente. Come i raggi del sole iniziano ad apparire all’orizzonte ancor prima dell’alba stessa, così barlumi della percezione spirituale che accompagnerà la venuta del Moshiach sono già distinguibili oggi. Questa è la forza motrice che sta dietro al fiorire della conoscenza mistica Ebraica nel nostro tempo. Assaporare questi insegnamenti e condividerli con gli altri ci permette di anticipare la redenzione, accelerando così la loro completa realizzazione.

(Dagli insegnamenti del Rebbe di Lubavich)

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