Il figlio grande e il figlio piccolo Pubblicato il 1 Gennaio, 2024
Essendo gli Ebrei figli di D-O ed essendo nel loro intimo, nella loro essenza, una cosa sola con Lui, D-O li ama di un amore che è al di sopra di ogni logica e di ogni motivo.
“Il Mio figlio primogenito è Israèl!”
La prima volta che i figli d’Israele vengono chiamati nella Torà ‘figli’ del Santo, benedetto Egli sia, è nella parashà Shemòt, nel verso che dice: “Il Mio figlio primogenito è Israèl!” Troviamo qui la combinazione di due attributi che D-O attribuisce al popolo d’Israele: 1) ‘Mio figlio’ – l’Ebreo è figlio di D-O; 2) ‘Il Mio primogenito’ – l’Ebreo non è semplicemente un figlio, ma quello più grande e importante e, secondo l’interpretazione di Rashi, ‘primogenito’ è inteso nel senso di ‘grandezza’. Molte altre volte, però, viene fatta risaltare la qualità del popolo d’Israele proprio in relazione al suo stato di ‘figlio piccolo’. I nostri Saggi fanno risalire ciò al verso che dice: “Quando era giovane Israele, Io lo amai” (Hoshea 11:1). Proprio per la sua condizione di ‘giovane’, di ‘piccolo’, “Io lo amai”. Essi riportano anche la parabola di un re ‘che aveva molti figli, e amava quello piccolo più di tutti’. Nel nostro caso, invece, D-O attribuisce una virtù particolare proprio al figlio grande – “il Mio primogenito”.
L’amore per il figlio piccolo
La differenza fra il figlio piccolo e il figlio grande è che l’amore del padre per il figlio grande può essere dettato non solo dal semplice fatto che si tratti di suo figlio, ma anche dal compiacimento per le sue qualità personali: la sua intelligenza, le sue virtù, la sua cura nell’onorare il proprio padre, ecc. Questo è già un tipo di amore che si basa su dei motivi, e più cresceranno i motivi, più crescerà l’amore. L’amore invece del padre per il figlio più piccolo non deriva dalle sue qualità. Anche se il figlio piccolo onora il padre, ciò non è una prova del suo buon carattere e delle sue virtù, poiché è nella natura del bambino piccolo di ascoltare ed onorare il padre. L’amore del padre per il figlio piccolo deriva dal fatto stesso che si tratta di suo figlio, e perciò questo tipo di amore è un amore essenziale, che non dipende da alcuna motivazione esteriore.
Al di sopra di ogni motivazione
Anche l’amore di D-O per il popolo d’Israele comprende questi due livelli. Quando i figli d’Israele servono D-O, studiano la Sua Torà e compiono i Suoi precetti, si rivela il livello dell’amore del padre verso il figlio grande, un amore che è motivato, che ha delle cause. Tuttavia, anche quando il servizio Divino degli Ebrei non è sufficiente a risvegliare l’amore per essi, in ogni caso D-O ama il Suo popolo, poiché allora si rivela il livello dell’amore del padre per il figlio piccolo. Essendo, dopotutto, gli Ebrei figli di D-O ed essendo nel loro intimo, nella loro essenza, una cosa sola con Lui, D-O li ama di un amore che è al di sopra di ogni logica e di ogni motivo.
La combinazione dei due livelli
La vera perfezione è nella combinazione dei due livelli. Nonostante le qualità che derivano all’Ebreo dallo studio della Torà e dall’adempimento dei precetti, egli deve percepire se stesso come ‘figlio piccolo’, che non ha alcuna particolare qualità, e che fa la volontà di suo padre con semplice sottomissione. Questa sensazione provoca la rivelazione dell’amore essenziale di D-O per il popolo d’Israele. Allo stesso tempo, l’Ebreo deve essere al livello del “Mio figlio primogenito”, nel senso di grandezza. Questo vuol dire che bisogna che egli possieda delle qualità che gli derivano dallo studio della Torà e dall’adempimento dei precetti, per il merito delle quali egli è considerato come “figlio grande”, e l’amore di D-O per lui è anche per queste sue qualità. La verità è che anche a questo livello del “Mio primogenito” risplende il livello più fondamentale del “Mio figlio” – il collegamento stesso dell’Ebreo con D-O, il suo essere una cosa sola con Lui.
(Da Likutèi Sichòt, vol. 21, pag. 20)