Il nome di D-O col quale noi veniamo redenti Pubblicato il 2 Gennaio, 2024
Con un Nome in particolare, D-O ci porterà fuori dal nostro esilio, nella Gheulà vera e completa, tramite il nostro Giusto Moshiach. Possa ciò essere immediatamente!
Il tempo della Gheulà è arrivato
Nella parashà Shemòt, si racconta della visione Divina che si rivelò a Moshè, quando si trovò davanti al fenomeno del cespuglio che brucia senza consumarsi. D-O gli disse allora: “Ho osservato attentamente la sofferenza del Mio popolo che si trova in Egitto, ho udito il loro grido a causa dei loro oppressori…. Io ti manderò dal faraone e tu porterai fuori dall’Egitto il Mio popolo, i figli d’Israele.” Moshè chiese allora a D-O: “Ecco, quando sarò arrivato dai figli d’Israele e avrò detto loro: ‘Il Signore dei vostri padri mi ha inviato da voi’, essi mi diranno: ‘qual è il Suo nome?’. Cosa dirò loro?” D-O allora rispose: “Ehyiè Ashèr Ehyiè – Io Sarò Quel Che Sarò….Questo è il Mio nome in eterno ed è così che devo essere ricordato per tutte le generazioni.” Perché Moshè pensò che il popolo gli avrebbe chiesto il nome di Colui Che li voleva salvare dalla schiavitù? Essi soffrivano in Egitto. Che differenza poteva fare sapere quale fosse il nome di D-O? L’importante era essere salvati! È come il caso di un prigioniero che viene picchiato ed umiliato e costretto a lavorare duramente giorno e notte, fino allo stremo delle forze. All’improvviso, gli viene annunciato che sarà liberato. La sua prima domanda sarà: “Chi verrà a tirarmi fuori?” Sarà ciò che gli importerà? Certamente no. L’essenziale è uscire. È l’imminente libertà a procurargli un’immensa gioia, e sapere chi lo condurrà fuori non rivestirà per lui un particolare significato. Perché allora Moshè pensò che i figli d’Israele avrebbero voluto sapere il nome del Redentore? Se fu perché Moshè temeva che essi non avrebbero creduto a D-O ed alla Sua redenzione, di che aiuto sarebbe stato conoscere il Suo nome? Chiunque avesse creduto a D-O non avrebbe avuto bisogno di conoscere il Suo nome, mentre chi non vi avesse creduto, non sarebbe stato aiutato dal Suo nome!
I santi nomi di D-O
Alcuni pensano che il nome sia un fattore esteriore e di marginale importanza. La Cabala spiega invece che i nomi hanno un grandissimo significato. Il nome è il “codice spirituale della vita”. Quando si chiama qualcuno col proprio nome, si attira su di lui dall’alto benedizione ed abbondanza dalla sorgente Divina. È per questo che, quando si prega per un malato, si cita il suo nome, e quando qualcuno perde i sensi lo si chiama per nome, poiché il nome suscita la forza vitale dell’uomo e la fortifica. I nomi di D-O, in particolare, hanno un enorme potere, essendo essi santi ed estremamente elevati. Vi è una halachà secondo la quale se, durante la scrittura di un Sèfer Torà, di un paio di tefillìn o di una mezuzà, viene commesso un errore, esso può essere in generale cancellato e corretto, a meno che non si tratti del nome di D-O, che non può essere cancellato in nessun caso, anche se ciò dovesse comportare il dichiarare passùl (inadatto all’uso) l’intero articolo sacro. Ciò risulta sorprendente, in quanto se una parola all’interno di un comando riguardante un precetto (Shabàt, Yom Kippùr, i Dieci Comandamenti, ecc.) può essere cancellata e corretta, perché ciò non dovrebbe essere possibile anche per il nome di D-O? L’halachà spiega che, se anche tutti i precetti sono comandi Divini, il nome di D-O è D-O Stesso, e non può essere cancellato! Quando un Ebreo, pregando o leggendo dalla Torà, menziona il nome di D-O, egli apre un canale per il flusso Divino, attraendo su di sé la benedizione.
Il numero dei Suoi nomi
D-O ha molti nomi, in quanto Egli ha molte facoltà. Il nome è un canale per l’abbondanza e, dato che l’essere umano ha una facoltà sola, egli ha anche un solo nome, mentre D-O, Che ha facoltà infinite, ha anche infiniti nomi. Ognuno dei Padri chiamò D-O con un nome particolare (Avraham – HaGadol, Izchak – HaGhibòr, Yacov –HaNorà). Ciò è in relazione al particolare potere Divino cui ciascuno di loro ebbe acceso: Avraham, il cui potere spirituale derivava dalla qualità della benevolenza (chèssed), chiamò D-O con un nome relativo alla benevolenza: Gadòl; Izchak, il cui potere spirituale derivava dall’attributo del rigore (ghevurà), chiamò D-O con un nome relativo al rigore: Ghibòr; Yacov, il cui potere spirituale derivava dall’attributo della verità e della misericordia, chiamò D-O secondo questo tratto: Norà. Fra i nomi di D-O ve ne sono sette, in particolare, che non possono essere cancellati. La Ghemarà cita fra questi, il nome Io Sarò (Ehyiè), mentre il Rambam ed il Shulchàn Arùch lo escludono da questa lista. Ciò sembrerebbe indicare che esso è meno sacro di altri nomi, ma la Chassidùt spiega proprio l’opposto, e cioè che questo nome è addirittura più elevato, sotto certi aspetti, degli altri nomi.
Il nome Io Sarò
Il significato semplice del nome Io Sarò è che D-O sarà e potrà essere trovato ovunque, sempre ed in ogni circostanza. Questo nome è unico e meraviglioso, esso accompagna e protegge il popolo Ebraico in ogni situazione, sia esso ad un elevato livello spirituale, come al tempo del Tempio, o sia esso sprofondato nell’esilio. Il nome Io Sarò è costante ed eterno. Questo nome è fra quelli che non possono essere cancellati, non per una qualche particolare qualità, che gli altri non possiedono. Esso è semplicemente, indelebilmente legato al popolo Ebraico.
Il nome della redenzione del mondo, nei ‘Giorni di Moshiach’
Questo nome è anche quello della Gheulà del popolo Ebraico, poiché l’idea principale della Gheulà è che l’onnipresenza Divina sarà rivelata a tutti. Nonostante che, con l’avvento di Moshiach, accadranno molti eventi stupefacenti – come dice il Rambam, che Moshiach porterà salvezza al mondo, vi sarà abbondanza di delizie, i malati verranno guariti e tutto il mondo studierà la Torà e conoscerà D-O – tutto ciò non esprime l’essenza di cosa saranno i ‘Giorni di Moshiach’. Il fattore principale che caratterizza i ‘Giorni di Moshiach’ è la rimozione del velo della materialità del mondo, che oscura la Presenza Divina in ogni cosa nel mondo e nella natura. Con l’avvento di Moshiach vedremo la realtà del nome Io Sarò, e cioè l’onnipresenza Divina, la realtà del fatto che “D-O è Uno”, e che non esiste nulla all’infuori di Lui. Ciò verrà pienamente rivelato, grazie al servizio dell’Ebreo nel mondo, con la rivelazione del nome Divino Io Sarò, nella Gheulà dei ‘Giorni di Moshiach’. Fu questo il significato della domanda di Moshè: con quale nome, con quale energia Divina, D-O redimerà il Suo popolo dall’Egitto? L’energia della Gheulà si mescolerà con la facoltà del giudizio (ghevurà), permettendo così un’interruzione del processo ed il ritorno ad un nuovo esilio, o con il nome della benevolenza e della misericordia, che permetterà alla Gheulà di essere completa e definitiva? D-O rispose a Moshè, che la Gheulà verrà col nome di Io Sarò, che è il nome di D-O in tutte le situazioni, e se noi lo avessimo meritato allora, Moshè ci avrebbe condotto nella Terra d’Israele, col potere di questo santo nome e non vi sarebbe stato un successivo esilio. Dati i peccati della generazione, le cose non andarono così. La Gheulà ai nostri giorni, invece, per mano del nostro Giusto Moshiach, sarà completa, senza alcun altro esilio che la seguirà. Col potere del nome Io Sarò, noi meriteremo una Gheulà nella quale D-O, nella Sua Gloria ed Essenza, si rivelerà a tutti e “ogni carne insieme vedrà che la bocca di D-O ha parlato.”
(Fonti: commenti a Shemòt 3:14, Likutèi Sichòt vol. 26 pag.10, Sefer HaErechim Chabad vol. 1 Io Sarò)
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