Il segreto del numero ‘otto’ Pubblicato il 2 Aprile, 2024

Sheminì: nell'ottavo giorno, al termine dell'inaugurazione del Santuario nel deserto, gli Ebrei godettero della rivelazione Divina, una Luce Infinita, trascendente, che potè scendere nel mondo, proprio in quel giorno. Qual'è il significato di quell'ottavo giorno e che parte ha l'Ebreo in questa rivelazione dell'Infinito?  

 

     Il sette è un numero che ha una particolare importanza, nella Torà. Il Sabato è il settimo giorno, Succòt e Pèsach sono festività che durano sette giorni, vi è il settimo anno, con le sue leggi speciali e, dopo sette cicli di sette anni, vi è il Giubileo, e così via. Il numero sette rappresenta la ciclicità naturale della creazione. Così il Santo, benedetto Egli sia, ha creato il mondo: con un’opera di sei giorni, a seguito dei quali, il settimo giorno segnò il completamento della creazione. Il ciclo completo della natura è, quindi, collegato al numero sette.

      Anche nella parashà Tzav, che precede la parashà Sheminì (‘ottavo’), verso la fine della parashà stessa, ritroviamo il ciclo del ‘sette’, con ‘i sette giorni dell’investitura’, durante i quali venne inaugurato il Santuario, così come risulta dai versi: “poiché la vostra investitura vi occuperà per sette giorni” e “per sette giorni rimarrete all’ingresso della tenda del convegno”. All’inizio della parashà Sheminì, invece, noi incontriamo un concetto nuovo, quello dell’ ‘otto‘. La parashà si apre con: “L’ottavo giorno avvenne che…”. Si pone qui, però, una domanda, dato che i sette giorni dell’investitura terminarono con l’inaugurazione dell’altare, che avvenne, appunto, nel settimo giorno. L’indomani, nel giorno che è denominato ‘l’ottavo giorno’, vi fu l’investitura di Aharòn e dei suoi figli, che non si collega in modo diretto al tema dei ‘sette giorni dell’investitura’ (del Santuario). Perché, allora, questo giorno è detto ‘ottavo’, dal momento che non sembra avere una connessione con i ‘sette giorni dell’investitura’?!

      L’interrogativo si rafforza, alla luce del significato del numero otto. Se il sette rappresenta la completezza del piano della natura, l’otto rappresenta ciò che è più elevato della natura, la luce infinita Divina, che trascende i limiti della creazione. Ed è questo che, di fatto, si verificò, nell”ottavo giorno dell’inaugurazione del Santuario’: “perché oggi l’Eterno vi apparirà”, la rivelazione, cioè, del Santo, benedetto Egli sia. In questo caso, come è possibile che qualcosa che trascende la natura, arrivi come continuazione del ‘sette’, che rappresenta la natura ed il mondo finito?! Perché ciò sia comprensibile, è necessario porsi prima un’altra domanda. È noto che tutte le rivelazioni Divine più elevate, che vi saranno nei ‘Giorni di Moshiach’, dipendono dalle nostre azioni di oggi. Ma come è possibile che l’operare dell’uomo, nella sua limitatezza, nel contesto di questo mondo inferiore, possa portare alla rivelazione dell’Infinito, che trascende completamente il livello della creazione?!

     La spiegazione è che, in effetti, le rivelazioni che si manifesteranno nel futuro a venire, non possono essere un risultato delle nostre azioni presenti né una loro ricompensa , dato il divario infinito che corre fra di loro. Il Santo, benedetto Egli sia, ci chiede, tuttavia, di fare tutto quel che possiamo per raggiungere il massimo della completezza, relativa alle nostre possibilità, ed allora, Egli ci darà in dono le rivelazioni che il nostro sforzo, da solo, non avrebbe mai potuto ottenere. Allo stesso modo, bisogna guardare al rapporto fra i sette giorni dell’investitura e l’ottavo giorno: anche se l’ottavo fu infinitamente superiore ai sette giorni che lo precedettero, la possibilità di rivelazioni così elevate nell’ottavo giorno fu data proprio grazie ai sette giorni dell’investitura, durante i quali i figli d’Israele si occuparono al massimo grado di tutto ciò che era richiesto loro, ed allora, D-O diede dall’alto anche ciò che non avrebbero potuto raggiungere solo in virtù della loro opera.

      È questa la forza che si nasconde nelle azioni dell’Ebreo, che ha il potere di realizzare e di portare non solamente le cose che dipendono dalle sue azioni, ma anche altre, infinitamente più elevate, che vengono date come dono, dall’alto.
(Riassunto da Likutei Sichòt, vol. 3, pag. 379)

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