Il tikùn della notte di Shavuòt Pubblicato il 10 Giugno, 2024
La Torà ci dà il potere di unire due mondi: quello spirituale e quello materiale. Per fare ciò, noi dobbiamo svolgere il nostro compito proprio qui, nel mondo materiale.
In questo Midràsh c’è, però, qualcosa che si fa fatica a capire. Come è possibile che i Figli di Israele, sapendo di stare per ricevere un dono così prezioso, per il quale essi aveva contato i giorni che li separavano da quel momento così importante, 49 giorni di fervida attesa e di preparativi per rendersi degni del grande dono… all’ultimo momento, a poche ore da ciò che così tanto avevano desiderato ed aspettato…si addormentarono!?
Di fatto non si trattò di una “caduta” spirituale, ma di una scelta dettata da un’intenzione molto elevata. Il Popolo di Israele pensò, che la preparazione più adeguata per ricevere la Torà fosse il sonno, in quanto mentre l’uomo dorme, la sua anima sale in alto, si stacca dalla materialità del corpo ed è libera di raggiungere livelli spirituali elevatissimi. HaShem, però, non approvò questa scelta, che, se pure dettata da un’ottima intenzione, non era adatta ad essere una preparazione per ricevere la Torà.
Con la Torà HaShem ci ha dato le mizvòt che noi dobbiamo osservare. Per mettere in pratica le mizvòt, noi dobbiamo utilizzare e coinvolgerci continuamente con la materialità del mondo. Ma è proprio questo lo scopo del Matan Torà: utilizzando la materia per compiere le mizvòt, noi la eleviamo e operiamo un’unione dei due mondi, quello spirituale e quello materiale. Il sonno, invece, raggiunge uno scopo completamente opposto: l’anima spirituale si stacca dal corpo materiale.
Il Servizio che HaShem si aspetta da noi è, quindi, che noi operiamo in questo mondo, non pensando solo ad elevare la nostra spiritualità, ma occupandoci anche degli altri, di quelli che ancora lontani, non sanno ed hanno bisogno del nostro aiuto.
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