Introdurre santità nell’ambito del tempo Pubblicato il 30 Maggio, 2024

Il precetto del Conto dell’Omer è una preparazione al Matàn Torà, il cui scopo è quello di penetrare l’ambito del mondo e sottomettere anch’esso al servizio Divino.

“E conterete per voi” (Vaikra 23:16)
I giorni che vanno dalla festa di Pèsach a quella di Shavuòt sono giorni particolari, in ognuno dei quali noi compiamo una speciale mizvà, che è quella del Conto dell’Omer. Questa mizvà si distingue da tutte le altre per due aspetti: 1) in tutti i precetti l’oggetto col quale li si compie ha una sua realtà distinta, e il precetto consiste proprio nell’uso che noi facciamo di quell’oggetto per compiere, appunto, il precetto stesso. Nel Conto dell’Omer, invece, è il precetto di per se stesso a creare tutto il concetto dei giorni che noi contiamo. 2) In tutti i precetti il tempo è l’elemento che stabilisce quando il precetto deve essere compiuto, mentre nel Conto dell’Omer si conta il tempo stesso.

Un forte desiderio nell’anima
Questi due punti caratterizzano anche l’azione che la Torà ha sul mondo, e il parallelo serve ad approfondire il rapporto che esiste fra il Conto dell’Omer (che serve da preparazione) e la festa di Shavuòt, il tempo del Matàn Torà. Una delle spiegazioni che vengono date al precetto del Conto dell’Omer è che “ci è stato comandato di contare dall’indomani del primo giorno della festa di Pèsach fino al Dono della Torà, per mostrare quanto sia grande il desiderio che proviamo nel nostro animo per il grande giorno… poiché il contare (i giorni) dimostra come il desiderio dell’uomo sia tutto rivolto ad arrivare a quel momento”. Questa spiegazione prende in considerazione come il Conto dell’Omer agisce sull’animo dell’uomo, ma va considerata anche l’influenza che esso ha sulla realtà del mondo, in quanto preparazione dell’influenza che la Torà opera sulla realtà.

L’esistenza del mondo
Lo scopo della Torà è quello di rivelare nel mondo come tutta la sua esistenza non sia altro che “per la Torà”. Tutto il mondo non è stato creato altro che per la Torà e, al momento della Creazione, D-O ha posto una condizione a tutte le creature, secondo la quale “se Israèl accetterà la Torà, voi resterete in esistenza, e se no, Io vi faccio tornare nella condizione del ‘tohu uvavhu’ (nella condizione precedente alla creazione)” (Massechet Shabàt 88:1). Da qui deriva l’evidenza di come la Torà sia la base dell’esistenza del mondo. Anche l’azione sul tempo riguarda il Matàn Torà. Il tempo non è solo un particolare nella creazione, ma è fra gli elementi fondamentali di tutta la creazione. La creazione si compone di due ambiti: spazio e tempo. Non è possibile parlare di una qualsiasi delle cose create senza riferirsi a questi due aspetti: lo spazio e il tempo in cui si trovano.

La sottomissione del mondo
Il precetto del Conto dell’Omer, col quale noi contiamo il tempo stesso, è una preparazione al Matàn Torà, il cui scopo è quello di penetrare l’ambito del mondo e sottomettere anch’esso al servizio Divino. Introducendo la santità Divina nell’ambito del tempo, diviene possibile in seguito compiere tutti gli altri singoli precetti, in modo che ognuno di essi santifichi un’ulteriore determinata parte del mondo. E sia volontà di D-O che si realizzi la preghiera che recitiamo dopo il Conto dell’Omer: “Il Misericordioso ci riporti il servizio del Tempio al suo posto al più presto, ai nostri giorni, amèn” – poiché allora si realizzerà la piena completezza del Conto, una triplice completezza, nella terza Redenzione e nel Terzo Tempio, possa essere subito!
(Da Likutèi Sichòt vol. 38, pag. 7)

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