La forza di sradicare montagne Pubblicato il 24 Settembre, 2024
A volte, si presentano degli ostacoli nel nostro servizio Divino, e fra questi ce ne sono alcuni che ci appaiono insormontabili come ‘montagne’. La verità è però che all’Ebreo è data la forza di sradicare una montagna.
“Voi tutti vi trovate fermi e ritti oggi” (Devarìm 29:9)
Ogni mese, nello Shabàt che precede il Capomese, noi benediciamo il mese entrante. Nello Shabàt che precede Rosh HaShanà (Capodanno), invece, noi non benediciamo il mese di Tishrei. L’Admòr HaZakèn, iniziatore della Chassidùt Chabad e compilatore del libro del Tanya, a nome del Baal Shem Tov, fondatore della Chassidùt in generale, ha spiegato il significato interiore di una simile omissione: in questo Shabàt, è D-O Stesso a benedire il mese di Tishrei, e per questo motivo non c’è bisogno che noi benediciamo il mese. Ma di che benedizione si tratta? Essa viene pronunciata all’inizio della parashà Nizavìm, che viene sempre letta nell’ultimo Shabàt dell’anno. D-O dice al popolo d’Israele: “Voi tutti vi trovate fermi e ritti oggi”. ‘Oggi’ si riferisce a Rosh Hashanà, il giorno del giudizio, ed in esso voi ‘vi trovate fermi e ritti’, saldi e forti, vittoriosi nel giudizio.
Soggiogare l’ostacolo
Il termine ‘nizavìm’ esprime una posizione ferma e forte, come quella di un re. Attribuito al re, la Ghemarà ci fa cogliere in modo molto percepibile questo concetto di fermezza e forza, dicendo: “Il re dice – la montagna viene sradicata”. È questa dunque la forza che D-O conferisce all’Ebreo: la forza di sradicare una montagna! A volte, si presentano degli ostacoli nel nostro servizio Divino, e fra questi ce ne sono alcuni che ci appaiono insormontabili come ‘montagne’. La verità è però che all’Ebreo è data la forza di sradicare una montagna. Il termine usato qui esprime inoltre un’ulteriore precisazione: non si parla infatti di eliminare la montagna, ma di sradicarla, di trasferirla cioè da un posto ad un altro. In senso spirituale, ciò significa che l’Ebreo ha la forza di prendere l’ostacolo stesso e di farlo passare al dominio della santità, così che esso si trasformi in un aiuto al servizio Divino.
Una profonda unione
La condizione tuttavia che conferisce una simile forza al popolo d’Israele e la benedizione per potersi porre fermi e ritti, saldi e forti (“atem nizavìm”) è il fatto di essere ‘tutti’ (kulchèm), la sensazione di unione. All’interno del popolo d’Israele, si trovano diversi livelli: dai “capi delle vostre tribù”, ai “vostri anziani e i vostri funzionari”, dai “vostri bambini e le vostre donne”, fino a “coloro che tagliano la legna” e a “coloro che attingono l’acqua”, ed ognuno di essi ha il proprio compito e la propria peculiarità, e non vi è alcuna necessità di sfumare le differenze fra i diversi tipi che compongono il popolo d’Israele. Tutti devono sentire però l’unione che li lega. Questa unione deriva dal fatto che tutti stanno “davanti al Signore vostro D-O”. Poiché tutte le parti del popolo stanno davanti a D-O e tutti desiderano servirLo con tutto il loro cuore e con tutta la loro anima, si forma dentro di loro una profonda sensazione di unione, che li trasforma in un ricettacolo adatto a ricevere la benedizione di D-O.
La benedizione oggi
Questa benedizione viene data, come abbiamo detto, a Rosh HaShanà. La parola ‘oggi’ ha comunque anche il suo significato letterale: oggi, il momento stesso in cui leggiamo queste parole nella Torà e quindi, in questo caso, lo Shabàt in cui viene letta la parashà Nizavìm. I nostri Saggi hanno detto infatti: “ognuno che legge e ripete (la Torà), D-O legge e ripete davanti a lui”. In questo caso, quando noi leggiamo questa parashà nella Torà, anche D-O ci dice: “Voi tutti vi trovate fermi e ritti oggi”. E la cosa essenziale è che immediatamente Israele meriti la benedizione più importante: la benedizione della Redenzione vera e completa, e tutto Israele stia ritto “davanti al Signore vostro D-O”, nel Terzo Tempio, possa esso essere costruito subito di fatto.
(Toràt Menachem – itvaduiòt 5750, vol. 4, pag. 290)