La gioia di servire D-O Pubblicato il 27 Marzo, 2024

Con l’arrivo di Moshiach, entrando nell'epoca della redenzione, nessun Ebreo verrà lasciato indietro. Portare il mondo al suo stato desiderato, dipende dal contributo di ogni singolo individuo. Ognuno ha una certa dimensione, che solo lui può aggiungere.

simcha 2La parashà Zàv inizia con il comando di rimuovere le ceneri dall’altare. Di notte, i sacrifici venivano offerti sull’altare ed al mattino, i sacerdoti prendevano le ceneri dall’altare e le portavano in un luogo particolare, fuori Gerusalemme. Vi erano sacerdoti scelti per offrire sacrifici animali, ed altri scelti per portare le offerte d’incenso. E ve ne erano ancora altri che avevano il compito di pulire le ceneri dall’altare. I nostri Saggi fanno notare che quest’ultimo era un servizio minore, tanto che non poteva essere svolto indossando le ordinarie vesti del sacerdote, ma richiedeva invece vesti speciali, meno solenni. Eppure, anche i sacerdoti addetti a questo servizio, svolgevano il loro compito con entusiasmo. Essi stavano servendo D-O nel Tempio! Non importa in che modo Lo servissero. Fintanto che Lo servivano, essi erano felici.

Ogni precetto ci unisce a D-O
All’infuori del Tempio, la Presenza Divina non è apertamente rivelata. Per questo, noi non abbiamo la stessa ispirazione nel nostro servizio Divino. Ma ciò è solo per il fatto che siamo inconsapevoli della sua Presenza. Dalla Sua prospettiva, il nostro servizio è amato ed apprezzato sia che noi siamo consapevoli della potenza degli effetti spirituali da esso prodotto, sia che non lo siamo. E ciò è così, a prescindere dal tipo di servizio che ci è richiesto. Il Rebbe Rashab (il quinto Rebbe di Chabad) diceva: “Se anche D-O ci avesse comandato di tagliare legna – un’attività cioè che non sembra avere alcun contenuto spirituale – noi lo faremmo con gioia.” Il Baal Shem Tov espresse questo concetto, nella sua interpretazione al verso dei Salmi: “Io ho posto D-O di fronte a me sempre.” La radice del termine ebraico usato per ‘ho posto’ significa anche ‘uguale’. Quando D-O è sempre davanti a me, ogni cosa per me è uguale. Non vi è differenza per quale via mi viene richiesto di servirLo, sia essa la più sofisticata o la più semplice. Ogni buona azione, ogni atto positivo è un mezzo per collegarmi a Lui. Ogni buona azione ci porta un po’ più vicino alla venuta di Moshiach.

Ogni Ebreo è unico
Questa visione riguarda anche il Popolo Ebraico. Non vi è un Ebreo che sia migliore di qualsiasi altro. Ogni persona è stata creata da D-O con potenziali differenti e con differenti sfide da affrontare. Una persona più dotata non deve vedere come inferiore un’altra, che ha minori potenzialità. Al contrario, il fatto che l’altro riesca a portare avanti il suo servizio Divino, nonostante abbia un potenziale minore, lo rende maggiormente degno di rispetto e di onore. D-O desidera tutti questi diversi modi di servizio, poiché il Suo intento è che ogni elemento di questo mondo, nel suo spettro più ampio, venga elevato. Per questa ragione, con l’arrivo di Moshiach, nessun Ebreo verrà lasciato indietro. Portare il mondo al suo stato desiderato, dipende dal contributo di ogni singolo individuo. Ognuno ha una certa dimensione, che solo lui può aggiungere. Attraverso quel contributo, egli eleverà la porzione di mondo a lui designata. Nel momento in cui ogni individuo prepara il suo angolo personale per la Redenzione, il quadro generale si mette a fuoco. Essendo il mondo in generale molto più grande di ognuno di noi, possiamo vedere ed iniziare a comprendere come proprio il combinarsi delle nostre missioni è ciò che farà del mondo, nel suo complesso, una dimora per D-O.

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