La gioia di uno è la gioia di tutti Pubblicato il 16 Settembre, 2024
La vera unità del popolo Ebraico trova espressione proprio quando gli Ebrei, nel loro stato di individui distinti e separati, sono comunque anche allora realmente uniti come una cosa sola, poiché la loro unità deriva dal fatto che essi, in virtù della Fonte comune delle loro anime, sono veramente una cosa sola.
L’offerta delle primizie
La parashà Ki Tavò inizia con i versi: “Quando sarai entrato nel paese che l’Eterno, il tuo Signore, ti dà in possesso ereditario, ne avrai preso possesso e là ti sarai stabilito, prenderai le primizie del prodotto di ogni frutto della terra… e ti recherai nel luogo che l’Eterno, il tuo Signore, avrà prescelto per farvi risiedere il Suo nome.” (Devarìm 26:1-2). Rashi commenta: “Ciò ci insegna che (il popolo Ebraico) non fu obbligato a portare le primizie fino a che non ebbe conquistato e suddiviso il paese.” L’offerta delle primizie rappresentava per il popolo d’Israele un gesto di ringraziamento verso D-O, per averli portati nella Terra d’Israele ed aver permesso loro di godere delle sue bontà, dimostrando con ciò di non essere degli ingrati. Sorge qui però una domanda. Prima del completamento della conquista e della suddivisone del paese, molti individui avevano comunque già ricevuto la parte che spettava loro; perché quindi essi non avrebbero dovuto essere obbligati a portare le primizie della loro terra, a ringraziamento del bene che D-O aveva fatto loro, considerando in particolare che il non portarle avrebbe potuto essere interpretato come un segno di ingratitudine?
Il valore dell’unità
Per rispondere a ciò, bisogna comprendere che vi è una connessione che lega ogni Ebreo all’altro. Fino a che fosse rimasto anche un solo Ebreo ancora privo della parte del paese a lui destinata, il piacere di tutti gli Ebrei sarebbe stato incompleto: anche per coloro che avevano già ricevuto la loro parte della terra d’Israele, la gioia sarebbe stata ridotta. Dato che il ringraziamento espresso dall’offerta delle primizie doveva essere rivolto a tutto il bene che D-O intendeva elargire al popolo, al momento dell’insediamento nel paese a loro destinato, la Terra d’Israele, (motivo per il quale le primizie da portare riguardavano solo quelle specie per le quali la Terra d’Israele è lodata), essi non avrebbero potuto portare le loro offerte fino a quando tutto il paese non fosse stato conquistato e suddiviso.
Chai Elùl
Quanto detto si collega in qualche modo anche alla data di Chai Elùl (il diciotto del mese di Elùl), che segna il giorno della nascita di due grandi giusti: il Baal Shem Tov, fondatore del movimento chassìdico in generale, e l’Admòr HaZakèn, fondatore della Chassidùt Chabad. Fra i principi di base della Chassidùt vi è quello che riguarda il dovere di amare ogni Ebreo ed il concetto dell’unità intrinseca del popolo Ebraico. Come abbiamo detto in precedenza, questi concetti sono allusi nei versi di apertura della parashà Ki Tavò, che viene sempre letta o nel giorno di Chai Elùl stesso, o nello Shabàt che immediatamente lo segue o lo precede. Qual è il modo migliore per realizzare l’amore e l’unità fra il popolo Ebraico? Quando due o più persone si uniscono, non importa quanto forte sia il loro legame, esso non raggiungerà mai la vera e assoluta unità, poiché esse sono entità sostanzialmente diverse. Riferendosi al popolo Ebraico, invece, si può comprendere come la sua unità sia assolutamente vera ed essenziale, (come è espresso in: “Ama il tuo prossimo come te stesso”), poiché essa deriva dal fatto che tutti gli Ebrei, in virtù della Fonte comune delle loro anime, sono veramente una cosa sola.
Unità nella divisione
Tuttavia, la vera unità del popolo Ebraico trova espressione proprio quando gli Ebrei, nel loro stato di individui distinti e separati, sono comunque anche allora realmente uniti come una cosa sola. Se infatti l’unità del popolo Ebraico non trovasse espressione fra Ebrei che esistono in quanto individui distinti, ciò proverebbe che la loro unità non deriva dall’essenza stessa del loro essere, poiché l’essenza dell’individuo deve essere trovata in tutti i suoi aspetti e in tutti i suoi particolari. Era questa quindi la ragione più profonda per la quale gli Ebrei non erano obbligati a portare in offerta le loro primizie fino a quando non avessero conquistato e suddiviso tutto il paese, poiché ciò serviva a dimostrare il vero ed assoluto amore e la completa unità che esisteva fra di loro, al punto che nessuno poteva veramente gioire fino a quando fosse rimasto anche un solo Ebreo, a non aver ancora ricevuto la sua parte della Terra d’Israele. E così anche oggi, attraverso il nostro vero amore per ogni Ebreo, noi possiamo ancora una volta meritare di “arrivare nella Terra” d’Israele, grazie al nostro giusto Moshiach, presto ai nostri giorni.
(da Likutèi Sichòt, vol. 9, pag. 152-161)