La ricompensa non è sconnessa dalla realtà Pubblicato il 7 Febbraio, 2024

L'inizio del servizio spirituale dell'Ebreo, dopo il Matàn Torà, consiste nel sottomettere la materialità alla spiritualità ed alla santità, e fare della realtà del mondo una 'dimora' per D-O benedetto.

“Se acquisterai un servo Ebreo” (Shemòt 21:2)

Nella parashà Itro, abbiamo letto del Dono della Torà al popolo d’Israele, mentre nella parashà che la segue, Mishpatìm, la Torà inizia a riferire in dettaglio i precetti che furono dati sul monte Sinai. Il primo tema trattato dalla Torà è: “Se acquisterai un servo Ebreo, ecc.”. La Torà viene qui a regolamentare lo stato del servo Ebreo, venduto da un tribunale per il reato di furto, o che si è venduto da solo, per  necessità. La scelta della Torà di iniziare ad esporre le leggi della Torà, partendo proprio dal tema del servo Ebreo, sembra poco comprensibile. Nella generazione che uscì dall’Egitto non esistevano in assoluto servi Ebrei. Ogni Ebreo era uscito con grandi ricchezze dall’Egitto, grazie agli oggetti d’oro e d’argento che avevano ricevuto in prestito dagli Egiziani e ai fregi d’oro e d’argento e pietre preziose dei cavalli degli egiziani, che avevano raccolto come bottino dopo il passaggio del mar Rosso. Non vi era quindi fra loro alcun povero che potesse trovarsi nella necessità di vendere se stesso per bisogno. E anche se ci fosse stato qualcuno che avesse trasgredito al comando di “non desiderare” e avesse rubato, avrebbe potuto, grazie alla sua grande ricchezza, pagare il risarcimento con la restituzione del doppio e tutte le altre norme del caso, senza arrivare a dover essere venduto come servo. Perché la Torà non ha iniziato quindi da precetti più pratici, come quelli che regolano i rapporti fra un uomo e l’altro, o le leggi sui sacrifici o le feste e simili?

Collegamento diretto

Bisogna dire che il tema del servo Ebreo esprime più di qualsiasi altro precetto l’innovazione creatasi con l’evento del monte Sinai, e per questo la Torà ha scelto di iniziare proprio da esso la descrizione in dettaglio dei precetti. In questo precetto, diversamente dagli altri, noi riscontriamo un collegamento diretto fra il peccato e la punizione. Quando un servo Ebreo non vuole essere liberato al termine dei sei anni del suo stato di servo, la sua punizione è: “gli forerà il suo orecchio” (Shemòt 21:6). Rashi spiega: “Questo orecchio, che ha udito sul monte Sinai: “Non rubare”, ed invece è andato a rubare, venga forato… l’orecchio che ha udito sul monte Sinai: “Miei servi sono i Figli d’Israele”, ed invece andò ad acquistarsi un padrone, venga forato”.

L’orecchio che ha udito

Riguardo agli altri precetti, noi non vediamo un collegamento diretto fra l’azione e la ricompensa che viene data per essa. Quando la Torà promette come ricompensa per il precetto di onorare i genitori: “Così che si prolungheranno i giorni della tua vita”, noi non vediamo un collegamento manifesto fra l’onorare i genitori e il prolungamento dei giorni. Anche riguardo alle punizioni della Torà, come la flagellazione o il ‘karèt‘, noi non distinguiamo una chiara correlazione fra il peccato e la punizione. Per il caso del servo Ebreo, invece, noi vediamo chiaramente che la punizione è un risultato diretto del peccato stesso. Ciò viene ad esprimere l’innovamento principale portato dal Matàn Torà: la possibilità che fu data alla spiritualità di penetrare la realtà materiale. Il Matàn Torà ha dato all’Ebreo la possibilità di fare di un oggetto materiale un oggetto di santità, cosa che mostra la forza che hanno i precetti di combinarsi con la realtà materiale stessa. Ciò significa che il Matàn Torà ha creato un collegamento della realtà materiale del mondo con la Torà e i precetti, cosicché risulta una correlazione fra i temi della Torà e la realtà del mondo. Quando l’Ebreo si comporta seguendo gli insegnamenti della Torà, ciò trova espressione anche negli aspetti materiali della sua vita, mentre quando, D-O non voglia, egli devia dalla strada della Torà, la cosa si riflette anch’essa sulla realtà materiale del mondo.

Sottomettere la materialità

Dove la cosa può vedersi in modo chiaro e manifesto? Nel caso del servo Ebreo, riguardo al quale noi possiamo vedere chiaramente come un difetto nel campo spirituale divenga un ‘difetto’ nel campo materiale, evidente a tutti. L’orecchio del servo che ha sentito le parole di D-O: “Miei servi sono i Figli d’Israele”, viene forato. Ciò illustra in modo chiaro come una deviazione dalla strada della Torà si rifletta immediatamente negli aspetti materiali della vita. Il servo Ebreo rappresenta nella Chassidùt la necessità di sottomettere a D-O i desideri materiali. Ciò spiega anche perché la Torà apra proprio con questo tema: l’inizio del servizio spirituale dell’Ebreo, dopo il Matàn Torà, consiste nel sottomettere la materialità alla spiritualità ed alla santità, e fare della realtà del mondo una ‘dimora’ per D-O benedetto.

(Da Likutèi Sichòt, vol. 16, pag. 251)

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