La “Seudàt Moshiach” Pubblicato il 28 Aprile, 2024

Nell'ultimo giorno di Pèsach risplende una luce particolare, la luce di Moshiach. Noi possiamo accogliere dentro di noi questa luce con un pasto molto particolare: "Il pasto di Moshiach", come ci è stato tramandato dal Baal Shem Tov.  

 

     Il Baal Shem Tov usava fare tre pasti, l’ultimo giorno di Pèsach, il terzo dei quali, verso sera, veniva chiamato “Seudàt Moshiach”, poiché nell’ultimo giorno di Pèsach la luce di Moshiach risplende in modo manifesto, come disse il Zèmmach Zèdek (terzo Rebbe di Chabad):

“L’ultimo giorno di Pèsach è la conclusione di ciò che è iniziato la prima sera di Pèsach. La prima sera di Pèsach è un giorno di festa, poiché HaShem ci ha redento dall’Egitto. È la prima Gheulà, tramite Moshè Rabeinu, il Primo Redentore, è l’inizio. L’ultimo di Pèsach è il nostro giorno di festa, per la Gheulà finale, con cui HaShem ci redimerà dall’ultimo esilio, tramite il nostro Giusto Moshiach, il Redentore Finale. Il primo giorno di Pèsach, quindi, è la simchà (gioia, festa) di Moshè Rabeinu, mentre l’ultimo di Pèsach è la simchà di Moshiach.”

     Con l’uscita dall’Egitto si è aperto il canale anche per la Redenzione futura. La “Seudàt Moshiach” permette alla luce della Gheulà, che risplende in questo giorno, di penetrare l’Ebreo, anche materialmente, attraverso l’azione del mangiare e del bere. In questo pasto, oltre a mangiare la matzà, si usano bere quattro bicchieri di vino. Essi rappresentano i quattro bicchieri di consolazione, che Israele riceverà da HaShem, contro quelli di punizione, che le nazioni del mondo riceveranno, simboleggiati dai quattro bicchieri del sèder di Pèsach.

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