La Terra d’Israele appartiene al Popolo d’Israele Pubblicato il 20 Novembre, 2024
La Terra d’Israele è ‘un’eredità eterna’ data al ‘popolo eterno’ dal ‘D-O eterno’. Il nostro compito è quello di dichiarare con forza l’evidenza dei fatti, poiché questo è ciò che è scritto nella 'Torà eterna', ed allora tutti comprenderanno e concorderanno col fatto che non è possibile contestare il nostro possesso su questo paese, dato che anche le nazioni del mondo credono nella Torà.
La grandezza di Sara
La parashà Chayè Sara esprime la completezza della vita di Sara, “cento anni e venti anni e sette anni”, tutti ugualmente buoni. Eppure, la parashà non ci racconta che cosa Sara fece e quali furono le sue opere in tutta la sua vita. Al contrario, subito all’inizio della parashà si narra della morte di Sara, della sua sepoltura e di altri fatti accaduti dopo di ciò. Ma è proprio la morte di Sara a rivelare ed evidenziare le azioni da lei compiute nella propria vita. Tutto ciò che la riguardò non finì con la sua scomparsa. Anche dopo i suoi centoventisette anni di vita su questa terra, tutte le sue opere nel mondo proseguirono. E questo fece risaltare ancora di più la sua grandezza. La sua opera non fu temporanea, relativa solo al tempo della sua vita. Essa fu invece un opera permanente e stabile per l’eternità.
Un’eredità eterna
Alla morte di Sara, Avraham dovette acquistare un appezzamento di terra atto alla sua sepoltura, e con esso ebbe inizio di fatto e in modo del tutto manifesto la conquista della Terra d’Israele. Nonostante il paese fosse stato promesso ad Avraham ed alla sua discendenza ancor prima di ciò, e D-O gli avesse comandato di percorrerlo, le nazioni allora non avevano ancora riconosciuto il fatto che esso appartenesse a noi. Con la morte di Sara, quando fu acquistata la Grotta dei Patriarchi (Maràt haMachpelà) a Chevròn, tutti poterono vedere che quella parte del paese apparteneva ad Avraham, che era un suo possedimento ed egli ne era il padrone. Avraham pagò per la grotta il prezzo pieno e l’acquisto fu stipulato davanti agli occhi di tutti. Neppure le nazioni del mondo possono contestare l’evidente realtà del fatto che Chevròn sia nostra. L’abbiamo acquistata! Quando noi parliamo con i gentili, dobbiamo ribadire ancora e ancora che la Terra d’Israele è ‘un’eredità eterna’ data al ‘popolo eterno’ dal ‘D-O eterno’, secondo quanto è detto nella ‘Torà eterna’, dato che anche le nazioni del mondo credono nella Torà. La promessa di D-O nella Torà, fatta al momento del ‘patto degli gli animali divisi’ (Bereshìt, 15: 9), cominciò a realizzarsi a Chevròn.
Dichiarare la verità
Non bisogna meravigliarsi se alcuni Ebrei ancora temono di affermare manifestamente tutta la verità, che la Terra d’Israele è nostra. Quando questi Ebrei aumenteranno il loro studio della Torà e la loro osservanza dei precetti, si rinforzerà il loro legame con D-O e certamente riconosceranno anche l’appartenenza della Terra d’Israele al Popolo d’Israele. Il nostro compito è quello di dichiarare con forza l’evidenza dei fatti, poiché questo è ciò che è scritto nella Torà, ed allora tutti comprenderanno e concorderanno col fatto che non è possibile contestare il nostro possesso su questo paese.
(Da Sefer HaSichòt, 5748, parte prima, pag. 85 – 90)