La trasformazione del male in bene Pubblicato il 14 Luglio, 2024

Vi è un tipo particolare di luce della santità: la santità che deriva dalla trasformazione del male in bene e dell’amaro in dolce. Proprio da Balàk, malvagio nemico di Israele, l’opposto della santità, uscì la santità più elevata: il re Davìd e il nostro giusto Moshiach.

Balàk
Sulla base di ciò che è scritto nei Proverbi (10:7), che “il nome dei malvagi scompare con loro”, i nostri Saggi hanno ricavato un insegnamento secondo il quale l’uomo non deve chiamare i propri figli col nome di un malvagio, così da non perpetuarlo. Alla luce di ciò, suscita grande stupore il fatto che una parashà intera della Torà sia stata chiamata col nome del malvagio Balàk. In effetti, anche un’altra parashà prende il nome di un peccatore, Kòrach, ma non è possibile paragonare comunque Kòrach, che era Ebreo e i cui figli si pentirono (come è scritto ‘i figli di Kòrach non morirono’ – Bemidbàr 26:11), e che di per se stesso, alla fine, si pentì, con Balàk, che non era ebreo, ed era un malvagio, il più grande fra tutti i nemici d’Israele. Come è possibile quindi che un’intera parashà della Torà sia stata chiamata col suo nome?!

Una luce particolare
Balàk simbolizza la più completa recisione e separazione dalla santità. Il suo nome viene da ‘bolka’ (Isaia 24:1) che ha il significato di morte e distruzione. D’altra parte, Hashl’a dice che Balàk era un grande sapiente (più ancora di Bil’am) e che egli sapeva quale sarebbe stata la discendenza del regno d’Israele, “che è il regno della casa di Davìd e di Moshiach, e sapeva che questo grande sarebbe derivato proprio da lui”. E infatti, Ruth la Moabita, dalla quale discese il re Davìd, dal quale discenderà poi il re Moshiach, era una discendente di Balàk! In questo senso, vediamo che Balàk rappresenta un tipo particolare di luce della santità: la santità che deriva dalla trasformazione del male in bene e dell’amaro in dolce. Nel suo inizio, Balàk fu l’opposto della santità e rappresentò la più completa recisione e separazione dalla santità, ma alla fin fine proprio da lui uscì la santità più elevata: il re Davìd e il nostro giusto Moshiach.

Procurare grande gioia e soddisfazione in Alto
Si possono distinguere due diversi tipi di servizio Divino: quello del fare il bene, e quello della trasformazione del male in bene. Lo studio della Torà e l’adempimento dei precetti rappresentano il fare il bene nella sua purezza. Combattendo invece il male, fino al punto di trasformarlo in bene, l’Ebreo compie il servizio Divino del secondo tipo, che procura grande gioia e soddisfazione in Alto. Di questo tipo è, per esempio, il servizio della teshuvà (pentimento e ritorno a D-O), che trasforma i peccati in meriti e che eleva chi fa teshuvà ad un livello così alto, che nemmeno i giusti completi possono raggiungere. A questo tipo di servizio Divino allude la Torà, quando chiama una parashà della Torà con il nome di Balàk. Il Balàk della Torà non è quello malvagio, ma il Balàk che è stato purificato e riparato, fino al punto che da esso scaturisce il regno di Davìd e quello di Moshiach. Balàk rappresenta quindi la trasformazione del male in bene, fino al bene più elevato.

Non dobbiamo rattristarci
In ciò si nasconde anche un insegnamento per ognuno di noi: a volte, quando un Ebreo fa un esame di coscienza della propria condizione personale e scopre di non essersi comportato come si conviene al ‘figlio unico del Santo, benedetto Egli sia’ (per D-O ogni Ebreo è importante ed amato come lo è un figlio unico, nato ai propri genitori nella loro vecchiaia), egli potrebbe cadere in uno stato di tristezza e scoraggiamento. Per questo gli dice la Torà: si può vincere il male, e persino trasformarlo in santità, addirittura in quella di grado più elevato. E così, anche quando vediamo un altro Ebreo, che a prima vista sembra essere ‘come’ uno che è reciso e completamente separato, per carità, da D-O benedetto, dobbiamo sapere che l’intenzione di ciò e che si trasformi in bene, fino a rivelare la scintilla di Moshiach che è in lui, e avvicinare così l’avvento del nostro giusto Moshiach e della Redenzione vera e completa.

(Da Likutèi Sichòt, vol. 28, pag. 273)

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