L’amore e il timore di D-O: le nostre “ali” Pubblicato il 17 Aprile, 2024
La volontà di D-O è che i precetti che noi compiamo siano “precetti viventi”, che essi arrivino cioè a permeare l’intera persona, coinvolgendo tutte le sue facoltà, fino ad arrivare alla parte più profonda della sua anima. Per osservare quindi convenientemente i precetti, sono necessari l’amore e il timore di D-O, poiché essi infondono vitalità all’osservanza dei precetti, innalzandoli come delle “ali”.
Le “vie di D-O”
Parlando delle leggi di Pèsach, l’Admòr HaZakèn (il fondatore della Chassidùt Chabad) ricorda l’uso in vigore nelle ultime generazioni di dedicare il discorso che ogni rabbino rivolge al pubblico della sua sinagoga, lo Shabàt precedente la festa di Pèsach, alla spiegazione delle leggi che regolano la festa imminente. Secondo l’espressione dell’Admòr HaZakèn, il punto essenziale di quest’uso è quello di insegnare le ‘vie di D-O’, spiegando le azioni che vanno compiute. L’espressione ‘vie di D-O’ richiede un chiarimento. Una ‘via’ è ciò che conduce da un luogo all’altro. Lo scopo non è quindi la via stessa, ma la sua destinazione. D’altra parte, è impossibile raggiungere la destinazione senza la ‘via’. Lo scopo finale di tutta la creazione è che il popolo Ebraico possa osservare i precetti Divini, in questo mondo materiale. Tuttavia, ‘un precetto privo dell’intenzione appropriata è come ‘un corpo senza un’anima.’ Per osservare convenientemente i precetti, sono necessari l’amore e il timore di D-O, poiché essi infondono vitalità all’osservanza dei precetti, innalzandoli come delle “ali”. Questi sentimenti sono le ‘vie di D-O’ che conducono alla realizzazione dello scopo di osservare i precetti. È vero che ‘l’essenziale è l’azione’. Si possono infatti avere tutte le intenzioni associate al precetto, ma se non lo si mette poi in pratica, di fatto si trasgredisce alla volontà Divina. Se invece si osserva un precetto, anche senza la dovuta intenzione, l’essenza del precetto viene comunque realizzata, poiché la volontà Divina viene eseguita. Ciononostante, l’osservanza dei precetti dovrebbe essere compiuta con energia e vitalità, cosa che è possibile solo per mezzo dell’amore e del timore. Qualcuno potrebbe obiettare: ‘Cosa c’è di sbagliato nel compiere un precetto, semplicemente per adempiere al proprio dovere?’ Nonostante le proprie azioni siano in questo caso come ‘un corpo senza un’anima’, il ‘corpo’ sarebbe comunque integro, e sembrerebbe essere ciò la cosa essenziale.
Quando non c’è vitalità
In risposta, bisogna spiegare che, quando una persona osserva i precetti semplicemente per uscire d’obbligo, o per abitudine, si troverà alla fine in una condizione in cui anche questa semplice osservanza dei precetti perderà della sua integrità. All’inizio egli osserverà i precetti nella loro forma minimale, senza cioè particolare cura. Ciò porterà inevitabilmente ad una discesa spirituale. Se una persona infatti non investe energie e vitalità nella Torà e nei suoi precetti, quell’energia troverà espressione in campi che sono in contrasto ai fini spirituali, mettendo in moto una spirale discendente. Forse, all’inizio, l’osservanza della persona si manterrà intatta, dato che, dopotutto, egli cerca di assolvere ai propri obblighi, cosa che lo porterà ad esercitare un controllo sui propri impulsi e sui propri desideri, in modo di fare ciò che deve. Ma alla fine, essendo i suoi desideri e le sue energie dirette al di fuori della sfera della santità, egli cercherà delle scappatoie (e le troverà, poiché “il dono di corruzione – e particolarmente quello dell’amore per se stessi – rende ciechi”), fino a che si ritroverà a compiere azioni non permesse. Da lì, ‘un peccato tira l’altro’, ed egli continuerà nella sua discesa, arrivando a trasgredire proibizioni per le quali non sarà capace di trovare più alcuna scusa. Ed allora egli smetterà anche di opporsi ai suoi desideri per ciò che non è permesso, e si arrenderà ad essi, senza rimorsi. Per queste ragioni, l’osservanza dei precetti deve essere carica di energia e vitalità, derivanti dall’amore e dal timore (di D-O). Questo processo è chiamato ‘le vie di D-O’, poiché esso porta all’osservanza più completa dei precetti.
Con tutti noi stessi
Inoltre, l’osservanza dei precetti, anche se praticata integralmente, ma al modo di “un corpo senza un’anima”, non adempie veramente alla volontà Divina. La volontà di D-O è che i precetti siano “precetti viventi”. Per comprendere meglio: i precetti furono dati con l’intento di “purificare gli esseri creati”. Ciò implica che il precetto che la persona compie, contribuirà a purificarla e a collegarla a D-O. Questa connessione infine dovrà permeare l’intera persona, coinvolgendo tutte le sue facoltà, fino ad arrivare alla parte più profonda della sua anima. Se una persona quindi osservasse i precetti unicamente per ottemperare ad un dovere, questa sua osservanza influenzerebbe solo la sua facoltà d’azione. Ma ciò non rispecchia la volontà di D-O, Che desidera che ogni aspetto del carattere di una persona si colleghi a Lui. E ciò può realizzarsi solo quando la persona investe tutte le sue energie nell’osservanza dei precetti. L’intento Divino è che tutte le potenzialità della persona, comprese le sue facoltà coscienti, siano collegate a D-O. La connessione di queste facoltà coscienti è superiore a quella della facoltà d’azione. In ogni caso, raggiungere l’amore ed il timore di D-O non deve considerarsi un fine indipendente. Lo scopo dell’amore e del timore è piuttosto quello di introdurre vitalità nell’osservanza pratica dei precetti. Questo, poiché lo scopo finale è quello di stabilire una dimora per D-O in questo basso mondo materiale. E ciò può essere realizzato attraverso l’uso delle nostre facoltà più basse, compiendo cioè i precetti con la facoltà dell’azione; ma perché la dimora per D-O sia veramente completa, bisogna che la persona osservi i precetti con tutte le sue facoltà. Su questa base, ci è possibile comprendere il riferimento dell’amore e del timore come “le vie di D-O”. Lo scopo finale è l’osservanza pratica dei precetti; questo è ciò che stabilisce una connessione con l’Essenza di D-O. Ma sono proprio le “vie di D-O” che portano questa connessione da uno stato nascosto ad uno rivelato. La nostra comprensione, il nostro amore ed il nostro timore di D-O fanno emergere la connessione a D-O, che i precetti realizzano.
(da un discorso di Shabàt Shuva, 5719)
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