L’Ebreo semina ed ha fede Pubblicato il 24 Maggio, 2024

L'anno sabbatico ci fornisce una lezione di fede eccezionale, capace di infonderci forza e di darci un assaggio del "Giorno che è tutto Sabato", la Gheulà vera e completa.  

 

   Nella parashà ‘Behàr’ vengono esposte, nei loro particolari, le leggi riguardanti l’anno di Shemità (il ‘settimo anno’, l’anno sabbatico, in cui, secondo il comando Divino, bisogna dare riposo alla terra, astenendosi dal coltivarla). È spiegato nei libri che l’anno sabbatico è destinato a rinforzare nel cuore dell’Ebreo la fede nel Creatore del mondo. Mentre per sei anni egli trae il suo pane dal lavoro e dallo sforzo delle sue mani, nell’anno sabbatico egli si affida completamente e solamente a D-O. In questo modo, l’anno sabbatico insegna all’uomo che è D-O l’Unico Che nutre e dà sostentamento a tutto il mondo, cosicchè, quando l’uomo torna al lavoro della terra nei sei anni successivi, rimane profondamente impressa in lui la consapevolezza, che il suo sostentamento gli deriva da D-O (e non si dica in cuor suo: “È stata la forza e la capacità delle mie mani che mi hanno permesso di ottenere questa prosperità” – Devarim 8, 17).

Non qualcosa di naturale
    La Ghemarà dice che l’Ebreo si contraddistingue per il fatto che egli ‘crede nel Creatore del mondo, e semina’. Nel seminare la terra, cioè, egli non vede solo un fatto naturale. Egli non confida nella natura del mondo; egli semina, piuttosto, solo perché crede in D-O e ripone in Lui la sua speranza, aspettando che D-O Stesso gli mandi il suo sostentamento, attraverso la semina della terra. In questo stesso tipo di fede vi sono due livelli, a seconda di quanta importanza l’uomo attribuisce a mezzi naturali attraverso i quali egli riceve l’abbondanza Divina.

Diversi livelli nella fede
Al primo livello, l’uomo confida nel fatto che D-O conferisca costanza all’andamento della natura del mondo. Egli è consapevole del fatto che D-O è il Creatore e Colui che ha stabilito le leggi della natura e che, come è scritto nella Torà, “finchè durerà la terra non cesseranno semina e mietitura…”. Per questo egli crede che D-O continuerà a dirigere nello stesso modo la natura e, di conseguenza, la sua semina avrà successo. Pur tenendo, quindi, in considerazione e dando importanza alle vie naturali, egli crede che quest’importanza derivi unicamente dal fatto che D-O abbia stabilito tali leggi nella creazione.
Al  secondo livello, l’uomo non pone la sua fiducia in alcun modo nelle vie naturali e non dà loro alcuna importanza,  dato che egli sente come D-O ricrea il mondo di nuovo ad ogni istante e tutto, comprese le cose della natura, sono una Sua opera. Nonostante ciò egli semina, poiché D-O gli ha comandato di seminare la terra. Di conseguenza egli fa ciò, con l’evidente certezza che, attraverso questa azione, D-O gli manderà la sua benedizione. Si tratta in questo caso di un livello di fede che oltrepassa la logica.

Senza mezzi naturali
Al di sopra di questi livelli si trova la fede che corrisponde all’anno sabbatico. Nei sei anni di lavoro che lo precedono, infatti, anche rispetto al secondo livello di fede, esiste comunque un’azione naturale, che potrebbe occultare la fede, nel fatto che il successo derivi esclusivamente da D-O. Nel profondo della sua anima, l’uomo crede solamente in D-O, e non attribuisce alcuna importanza alle vie naturali, ma all’esterno, quello che si vede, è che egli ricava comunque il suo pane dal lavoro della terra.  Nel settimo anno, invece, durante il quale egli si astiene completamente da lavoro della terra e si dedica allo studio della Torà, senza alcuna preoccupazione, allora si rivela, in modo manifesto, la sua fede eccezionale in D-O, una fede pura, che supera tutti i limiti della logica umana. È questa la fede che è richiesta ad ogni Ebreo, ed essa giungerà al suo compimento nel “giorno che è tutto Sabato”, nella Gheulà vera e completa.
(Likutèi Sichòt, vol. 32, pag. 159)

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