Moshè e Moshiach Pubblicato il 3 Gennaio, 2024

I nostri Saggi dicono: “Moshè è il primo redentore ed egli sarà l’ultimo redentore”. Il significato di ciò non è che essi saranno la stessa persona, ma piuttosto che attraverso la forza di Moshè, Moshiach arriverà.    

 

Una connessione essenziale
reb336[1]Nella parashà di Shemòt, D-O parla a Moshè da un roveto ardente. Egli affida a Moshè, in quell’occasione, il compito di redimere il popolo d’Israele, traendolo fuori dal paese d’Egitto. Moshè, d’altro canto, cerca di declinare la richiesta, adducendo varie scuse, ed infine si rivolge a D-O, dicendo: “Deh! O Signore, manda colui che vorrai mandare.” Il significato di ciò è: ‘Manda qualcun altro, ma non me: manda Moshiach.’ Dato che, nel Suo progetto della creazione, D-O avrebbe mandato in futuro Moshiach a redimere il popolo Ebraico, Moshè Gli chiede di mandarlo subito, di modo che la prima redenzione possa essere anche l’ultima. Questa richiesta, però, non viene accolta, poiché D-O vuole che sia proprio Moshè a redimere il popolo dall’Egitto, ad essere il primo redentore. La richiesta stessa di “Deh! O Signore, manda colui che vorrai mandare”, viene a indicarci comunque che fra Moshè e Moshiach esiste una connessione essenziale. Il loro compito di redimere, infatti, li unisce al punto che i Saggi dicono: “Moshè è il primo redentore ed egli sarà l’ultimo redentore”. Il significato di ciò non è che essi saranno la stessa persona, in quanto Moshè è della tribù di Levi, mentre Moshiach sarà della tribù di Yehuda. Con ciò si vuol piuttosto dire che attraverso la forza di Moshè, Moshiach arriverà. Come? La prima e principale qualifica che caratterizza Moshiach, è quella di essere un conoscitore della Torà unico. Ciò significa che la sua capacità di redimere il popolo Ebraico gli deriva dalla Torà, la Torà di Moshè. Il popolo Ebraico stesso, inoltre, è artefice dell’arrivo di Moshiach e della Redenzione tramite l’adempimento e lo studio della Torà, data da Moshè. Un altro fattore accomunante è il fatto che sia Moshè che Moshiach rimuovono l’impurità e l’imperfezione dal mondo. Al momento della creazione, il mondo era perfetto e immacolato. Con il peccato dell’Albero della Conoscenza (del bene e del male), impurità ed imperfezione fecero il loro ingresso nel mondo. Quando venne data la Torà, tramite Moshè, l’impurità fu rimossa ed il mondo fu elevato al suo stato originale, ed anche oltre, dal popolo Ebraico al Sinai. Il peccato del Vitello d’Oro causò poi un’ulteriore caduta del mondo nell’impurità, situazione che si protrarrà fino all’arrivo di Moshiach, quando il mondo sarà purificato per sempre.

Due diversi compiti, un unico processo
In termini generali, si può dire che la spiritualità, la rivelazione del Divino che Moshè introdusse nel mondo, verrà resa stabile per l’eternità da Moshiach. Secondo il noto principio per cui una discesa è al fine di una elevazione, possiamo comprendere la connessione fra il peccato dell’Albero della Conoscenza ed il Matàn Torà. La Torà, la Saggezza Divina, permise al mondo di raggiungere un livello spirituale superiore a quello precedente al peccato. Al Sinai, la rivelazione Divina fu evidente alla vista. Si trattò, però, solo di uno stato temporaneo, e quindi solo di un esempio della rivelazione che si avrà con la Redenzione finale. Noi sappiamo che Moshiach insegnerà Torà, e ad un livello superiore a quello di Moshè. E ciò perché la rivelazione Divina portata da Moshiach sarà molto più elevata di quella sperimentata al Sinai col Matàn Torà. La differenza fra Moshè e Moshiach si può dire quindi stia nella differenza fra temporaneo e permanente. Il Matàn Torà ha interrotto temporaneamente lo stato d’impurità del popolo Ebraico (e quindi del resto del mondo). Questa rivelazione Divina proveniente dall’Alto non penetrò e purificò il mondo. Così, con lo sparire della rivelazione, anche la purificazione si vanificò, e l’impurità e la morte poterono fare il loro ritorno. La Torà ha messo però in moto un processo di purificazione, che con l’avvento di Moshiach raggiungerà il suo completamento, quando la morte sparirà per sempre e la purificazione penetrerà il mondo definitivamente e permanentemente.

Perché sono richieste due fasi?
Ci chiediamo ora perché la rivelazione permanente del Divino debba essere un processo in due fasi: prima la rivelazione attraverso Moshè e solo più tardi, dopo più di tremila anni, la rivelazione tramite Moshiach? Perché non una fase unica, come aveva chiesto Moshè? Lo scopo della creazione è quello di trasformare il mondo materiale creato in una dimora dove D-O possa rivelarsi. Per questo sono necessarie due condizioni: il mondo deve avere la possibilità di essere trasformato e vi devono essere gli strumenti per farlo. Al monte Sinai, agli Ebrei, gli autori della trasformazione, furono dati gli strumenti: la Torà e le mizvòt. In quella stessa occasione, anche il mondo ricevette la capacità di essere influenzato dalla Torà e dalle mizvòt degli Ebrei. Al momento del Matàn Torà, l’esistenza del mondo fu temporaneamente annullata dall’Alto, fatto che permise di imprimere nella natura del mondo la capacità di riconoscere il Divino che è compreso in esso. La Torà e le mizvòt, quindi, semplicemente attualizzano questo potenziale, rendendo riconoscibile il Divino nel mondo, anche al livello fisico. Moshè iniziò il processo, dando al popolo Ebraico la capacità di raffinare il mondo, ed al mondo la capacità di riconoscere l’Unità di D-O dentro di sé. Moshè gettò la base per la futura Redenzione, quando il mondo, come dimora per il Divino, diverrà una realtà concreta. L’attualizzazione di ciò, spetterà a Moshiach. La forza per questo raggiungimento, però, ed il suo stesso potenziale vengono tramite Moshè. Ciò spiega la necessità delle due fasi nel processo. Lo scopo originale della schiavitù e dell’esilio in Egitto e la seguente liberazione, fu perché il popolo Ebraico potesse ricevere la Torà, e con essa la possibilità e gli strumenti per purificare il mondo. Questo fu il compito di Moshè. L’arrivo di Moshiach completerà questo processo. L’uomo è un microcosmo: lo stesso ordine che si applica al mondo, vale anche per l’uomo. Come la Torà di Moshè porta alla Redenzione di Moshiach in un senso generale, così ogni individuo può realizzare questo potenziale. La giornata inizia con la preghiera e lo studio della Torà, che danno la forza alla persona di compiere il proprio servizio Divino. La preghiera fornisce all’anima divina dell’uomo la capacità di controllare le proprie inclinazioni e di influenzare la propria parte di mondo. La condotta dell’uomo, in accordo con la Torà, influenza e trasforma il suo ambiente e coloro che lo circondano. Tutti possono vedere la sua saggezza ed il suo controllo sulla sua “piccola città”, e cioè sul proprio corpo e le sue inclinazioni, poiché comportandosi come la Torà richiede, egli porta Moshiach.

(Basato su Likutèi Sichòt vol. 11, pag 8 – 13)

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