Partecipare alla creazione della Torà! Pubblicato il 2 Settembre, 2024

Il Santo, benedetto Egli sia, ha trasmesso ai giudici d’Israele la Torà e le sue regole, ha dato loro la forza di studiare, interpretare e portare in essa innovazioni (secondo le regole della Torà, naturalmente), e ha permesso loro così di ‘creare’ Torà: la Torà Orale. Per arrivare alla capacità di partecipare alla creazione della Torà, si rende necessario ridurre il proprio ‘ego’ e cercare di mirare alla volontà Divina.

frutteto mele“Nominerai su di te giudici e funzionari in tutte le tue città” (Devarìm 16:18)
A proposito del verso che apre la parashà Shofetìm, “Giudici e funzionari..”, viene riportata dal midràsh la parabola di “un re che aveva molti figli e amava il più piccolo più di tutti. Egli aveva un frutteto, che amava più di ogni suo altro possedimento. Disse il re: ‘Io do questo frutteto, che amo più di ogni altro mio possedimento, al mio figlio più piccolo, che amo più di tutti i miei figli’.” Così si può illustrare quello che l’allegoria vuole rappresentare: “Disse il Santo, benedetto Egli sia: ‘Di tutti i popoli che ho creato, Io non amo che Israele… di tutto ciò che ho creato non amo che la giustizia… Disse il Santo, benedetto Egli sia: ‘Io do ciò che ho amato al popolo che Io amo’.”

L’unicità del popolo d’Israele
Quest’allegoria suscita stupore. L’esercizio della giustizia non è infatti una prerogativa che riguarda in particolare il popolo d’Israele, ma un elemento necessario e indispensabile all’esistenza e alla sopravvivenza del mondo in generale. Secondo le ‘Sette mizvòt dei figli di Noach’, anche i non Ebrei sono obbligati a istituire sistemi di giustizia. Dal midràsh sembra invece che la giustizia sia un qualcosa che D-O ami in particolare e che abbia dato per questo esclusivamente al popolo d’Israele! Altra osservazione: le questioni di giustizia richiedono maturità, conoscenze approfondite e una grande capacità di giudizio. Questo tipo di attributi non si trova certo presso i più giovani. Eppure, proprio riguardo a ciò il midràsh paragona il popolo d’Israele al figlio “piccolo”!

Il frutteto dona piacere
Ciò cui il midràsh allude qui è un tipo particolare di giudizio, che riguarda proprio il popolo d’Israele ed è correlato proprio alla prerogativa di essere “piccolo”. Questo tipo di giudizio è paragonato ad un frutteto. La caratteristica del frutteto, in confronto al campo, è che nel frutteto crescono frutti il cui fine è procurare piacere, mentre il campo produce ciò che è indispensabile alla sopravvivenza dell’uomo. Così anche per ciò che l’allegoria vuole rappresentare: il giudizio normale è paragonabile al ‘campo’; si tratta di qualcosa di necessario e vitale per preservare l’esistenza nel mondo, e tutti i popoli ne hanno l’obbligo. Il giudizio particolare che riguarda il popolo d’Israele, invece, è paragonabile al frutteto, il cui compito è procurare un piacere speciale. Il Rambam suddivide in tre aree la funzione dei giudici del popolo d’Israele: 1) “essi sono il fondamento della Torà Orale”; 2) “i pilastri dell’insegnamento”; 3) “da essi escono i decreti e le leggi per il popolo d’Israele”. Per quanto riguarda le ultime due aree, i compiti dei giudici si collegano al giudizio normale, simile a quello delle nazioni del mondo. L’unicità dei giudici nel popolo d’Israele riguarda proprio la prima funzione: “essi sono il fondamento della Torà Orale”.

Essere “piccoli”
Il Santo, benedetto Egli sia, ha trasmesso ai giudici d’Israele la Torà e le sue regole, ha dato loro la forza di studiare, interpretare e portare in essa innovazioni (secondo le regole della Torà, naturalmente), e ha permesso loro così di ‘creare’ Torà: la Torà Orale. A queste innovazioni della Torà è data la validità della Torà stessa e, in proposito, D-O ci ordina: “Non dovrai deviare da ciò che ti hanno detto né a destra né a sinistra” (Devarìm 17:11). Questa prerogativa di poter creare e costruire Torà è il “frutteto” speciale che D-O ha dato al popolo d’Israele, il Suo figlio ‘piccolo’. Per arrivare alla capacità di partecipare alla creazione della Torà, si rende necessario essere ‘piccoli’: ridurre il proprio ‘ego’ e cercare di mirare alla volontà Divina. Questa è la caratteristica richiesta ai giudici d’Israele, ed allora essi meritano che le loro decisioni divengano parte integrante della Torà.
(Likutèi Sichòt, vol. 29, pag. 95)

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