Quando uscirai in guerra Pubblicato il 13 Settembre, 2024
La guerra contro il male, non ha lo scopo di eliminarlo. Nel male vi è celato un bene enorme. Il servizio dell'Ebreo, è quello di rivelare questo bene, trasformando il buio in luce, l'amaro in dolce. Quando il cammino dell'Ebreo segue questa direzione, immediatamente egli riceve da D-O tutto l'aiuto di cui necessita, poichè con questo viene ad attuarsi lo scopo stesso della Creazione.
La parashà di KiTezè inizia e finisce con il soggetto della guerra. Inizia con: “Quando uscirai in guerra contro il tuo nemico…”, e termina con la mizvà di muovere guerra contro Amalèk, fino al suo completo annientamento. Sorge qui una domanda: tutto ciò che esiste, è stato portato in essere da D-O. Perché, allora, D-O ha fatto esistere i nemici, ed in particolare un nemico come Amalèk, contro i quali Israele deve combattere? La risposta a questa domanda è collegata allo scopo generale della Creazione: D-O ha dato esistenza al mondo, al fine di avere “una dimora nei mondi inferiori.” Per questo scopo, affinché gli Ebrei possano compiere mizvòt servendosi della materialità del mondo, come la pergamena per i teffilìn e la lana per i zizìt, D-O ha creato l’intero mondo, nella sua esistenza materiale.
Poiché il desiderio di D-O fu quello di dimorare nei mondi inferiori, e più precisamente, nel mondo più inferiore di tutti, in questo mondo furono create entità, la cui esistenza è in diretta opposizione a quella di D-O. Questo, poiché Egli desiderò trarre piacere dall’esistenza del male e dalla sua trasformazione in bene. È intellettualmente impossibile comprendere come D-O possa portare in essere – e di fatto questo portare in essere è un’azione costante, che si ripete continuamente – un’entità, la cui intera esistenza si oppone alla forza creativa stessa, che le dà esistenza. D-O, tuttavia, non è costretto dai limiti dell’intelletto. È perciò in Suo potere, creare una simile entità. Questo stesso concetto, lo si può ritrovare in ciò che riguarda il servizio Divino del popolo Ebraico.
Poiché l’esistenza del male deriva dall’infinita Essenza Divina, energie enormemente potenti sono investite in esso. Questa creazione, quindi, come ogni altra, essendo di natura Divina, è, evidentemente, positiva, poiché niente di male viene da D-O. Questa natura positiva, che è celata nel male, non ha, però, la possibilità di manifestarsi, attraverso una sua semplice rivelazione. Il modo in cui essa può manifestarsi, può essere paragonato, piuttosto, alla creazione di una nuova entità, quella che deriva dalla trasformazione del buio in luce. Il potere di produrre una simile trasformazione è stato dato al popolo Ebraico da D-O Stesso. Dal momento, infatti, che “Israele e il Santo, benedetto Egli sia, sono uno,” il potere essenziale di dare esistenza ad una nuova entità, è in possesso anche del popolo d’Israele. Esso ha la capacità di trasformare questo mondo inferiore in una dimora per Lui. Infatti, nonostante la materialità dell’ambiente in cui viviamo possieda una grande forza, come già detto, una persona che compie il servizio di trasformare questo ambiente in una dimora per D-O, possiede una forza ancora più grande. Questa forza superiore non si manifesta, però, fino a che la persona non inizia il suo sforzo e la sua battaglia per trasformare il suo ambiente. Quando la persona comincia il suo compito di purificazione, egli arriva a ricevere forza dalle entità stesse, che le si oppongono, e, con essa, la possibilità di trasformarle in santità.
Vi sono due spiegazioni per questo fenomeno. 1) Poiché l’anima dell’Ebreo è una “parte vera e propria di D-O”, non vi è alcun’altra entità, che le può essere paragonata. 2) L’intero scopo della discesa dell’anima in questo piano materiale, dove esistono opposizione e conflitto, è perché essa possa compiere il suo servizio di trasformazione. Allo stesso modo, le forze che si oppongono esistono per l’unico scopo di essere vinte. Per questo, ogni serio tentativo di sconfiggerle avrà senz’altro successo.
Questi concetti si riflettono nel verso: “Quando uscirai in guerra contro il tuo nemico, D-O… lo darà in tua mano, e tu catturerai i suoi prigionieri.” Il verso enfatizza da un lato, il fatto che il nemico è potente, così potente da poter catturare prigionieri. L’Ebreo, però, è fornito di una potenza anche maggiore. In verità, nel verso citato, la parola Ebraica, che viene tradotta con “contro”, significa, letteralmente, “sopra”. Quando l’Ebreo “esce in guerra”, ancora all’inizio, cioè, del suo servizio, egli è già “al di sopra dei suoi nemici”. Egli può star certo che, alla fine, “D-O lo darà in sua mano”. Gli verrà fornita assistenza Divina nel compimento del suo compito di purificazione, poiché questo è lo scopo finale della creazione. In questo modo egli “catturerà i suoi prigionieri”, i prigionieri, cioè, catturati precedentemente dal suo nemico.
Ciò si riferisce alla liberazione delle scintille di Divinità, che erano cadute nel regno del male. Invero, l’unico scopo per cui queste scintille di Divinità sono discese nel regno del male, è per essere infine elevate e portate ad un grado più alto di quello originale. Il livello più elevato, che viene raggiunto, può essere paragonato al “vantaggio che il buio possiede sulla luce”. Quando, infatti, il buio viene trasformato in luce, esso produce una luce più potente della luce ordinaria.
Questi concetti si riferiscono anche alla conclusione della parashà, in cui si parla della guerra contro Amalèk. Amalèk rappresenta il potere fondamentale delle forze del male, poiché Amalèk ha il vantaggio di essere un discendente di Avrahàm (Abramo). Questo potere traspare dalla descrizione che la Torà dà, del confronto fra Amalèk ed il popolo Ebraico: “egli ti assalì per la strada”. La Chassidùt interpreta l’espressione Ebraica ‘egli ti assalì’ secondo il significato di “egli ti raffreddò”. Amalèk ha il potere di raffreddare il fervore dell’Ebreo, nel suo servizio Divino. Questo è, tuttavia, solo lo stadio preliminare. Alla fine, infatti, proprio attraverso il confronto con Amalèk, l’Ebreo può raggiungere i livelli più elevati. In questa vena, la purificazione di Essàv (Esaù), antenato di Amalèk, è associata all’Era della Redenzione, quando “Liberatori saliranno sul monte di Siòn, per fare giustizia del monte di Essàv” (Obadia 1;21). Questi concetti si collegano anche ai versi di apertura della parashà della settimana successiva: “Quando sarai entrato nel paese che l’Eterno, D-O tuo, ti dà in possesso ereditario e lo conquisterai e ti insedierai là, prenderai le primizie di tutti i frutti della terra.” Uscendo “in guerra contro il tuo nemico”, si purifica la terra e ciò permette di portare il proprio prodotto a Gerusalemme, al Tempio, là dove la Divina Presenza è rivelata. L’espressione finale di questo servizio verrà nell’Era della Redenzione, quando sarà manifestamente rivelato, che il mondo è la dimora di D-O. Allora agli Ebrei sarà rivelato, che la verità dell’esistenza di ogni entità è l’essenza di D-O.
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