Si può sempre ritornare Pubblicato il 15 Gennaio, 2024

La possibilità dell'Ebreo di ritornare alla propria radice. all'unione col proprio Creatore, è illimitata, e questo è possibile verificarlo, paradossalmente, dalla storia delle piaghe che colpirono il faraone!  

 

 

Perché Io ho reso insensibile il suo cuore  (Shemòt 10:1)

Nella parashà Bo si legge delle ultime tre piaghe che colpirono gli Egiziani e dell’uscita del popolo d’Israele dall’Egitto. All’inizio della parashà, D-O comanda a Moshè di recarsi dal faraone per avvertirlo della piaga delle locuste. In quella stessa occasione, D-O mette subito in chiaro a Moshè, che il faraone non avrebbe tenuto conto dell’avvertimento, e questo poichè il Santo, benedetto Egli sia, aveva reso insensibile il suo cuore: “Perché Io ho reso insensibile il suo cuore… perchè tu potessi raccontare alle orecchie di tuo figlio e del figlio di tuo figlio quello che Io ho operato in Egitto”. Da qui abbiamo imparato che la piaga delle locuste non venne come punizione al faraone per non aver dato retta all’avvertimento, dato che D-O Stesso aveva reso insensibile il suo cuore, in modo che egli non acconsentisse a lasciar andare i figli d’Israele. Stando così le cose, non sembra giusto che D-O lo colpisca con le piaghe, quando è Lui Stesso ad impedirgli di acconsentire alle Sue richieste.  

Egli perse la libertà di scelta

I commentatori spiegano che per quel che riguarda le prime piaghe, il faraone era in possesso del proprio libero arbitrio e, se solo lo avesse voluto, avrebbe potuto liberare i figli d’Israele. Dopo che, però, egli accusò D-O  opponedoGlisi, il Santo, benedetto Egli sia, lo punì privandolo della sua possibilità di libera scelta. Questo fu un castigo del tipo ‘misura contro misura’: il faraone si era vantato – “Chi è l’Eterno perché io debba ascoltare la sua voce!” (Shemot 5:2); venne D-O e gli mostrò che egli non era padrone di nulla, e che perfino riguardo alle decisioni per le quali gli altri hanno completa libertà di scelta, egli era completamente sottomesso alla volontà di D-O. In questo modo si compì il verso che dice: “che Io ho operato in Egitto”: il comportamento del faraone verso la piaga delle locuste prova quanto egli non fosse padrone di se stesso. Quando i suoi servi gli dissero: “Non ti rendi ancora conto che l’Egitto è distrutto”, egli comandò di ricondurre alla sua presenza Moshè ed Aharon e disse loro: “Andate a servire l’Eterno vostro Signore”.  Nello stesso momento D-O forzò il cuore del faraone, tanto che egli non fu più in grado di arrendersi e di lasciar partire Israele. 

Bisogna sforzarsi

Resta ancora un interrogativo: è vero che fu la malvagità stessa del faraone a far sì che gli venisse tolto il libero arbitrio, tuttavia di fatto, nel momento stesso in cui egli rimase senza libertà di scelta, come fu possibile punirlo per il fatto di rifiutarsi di liberare Israele, dato che la cosa non era più nelle sue possibilità? Inoltre, se non era nella facoltà del faraone di obbedire al comando di D-O, a che scopo Moshè lo avvisò? Spiega il libro del Tanya che, persino colui del quale è detto che “non gli verrà fornita la possibilità (di pentirsi)… se egli ha poi avuto la forza di respingere e dominare il suo impulso malvagio e si è pentito, allora il suo pentimento verrà accettato.” (Tanya, Igghèret Ha-Teshuvà, cap. 11) Nonostante non lo si aiuti e gli si accumulino davanti enormi difficoltà, se egli persiste e si pente ugualmente, il suo pentimento viene accolto. Così anche riguardo al Faraone: nonostante gli fosse stato tolto il libero arbitrio e D-O avesse indurito il suo cuore, se egli avesse resistito e si fosse opposto all’ ‘insensibilità del cuore’, avrebbe potuto pentirsi ed evitare di ricevere le piaghe successive. Dato che però il faraone non cercò di resistere e di superare l’ ‘insensibilità del cuore’, egli fu colpevole del suo rifiuto di liberare Israele e perciò meritò la punizione. 

D-O attende con impazienza

In tutto ciò è compreso un insegnamento eterno: se il faraone, il goi malvagio, aveva la possibilità di pentirsi anche dopo che D-O aveva indurito il suo cuore, quanto più l’Ebreo, la cui anima è una parte di D-O Stesso, e che anche nel momento del peccato rimane fedele a Lui, ha sempre la possibilità di pentirsi e di tornare. Il Santo, benedetto Egli sia attende con impazienza il pentimento ed il ritorno di ogni Ebreo. Persino di quelli che si sono allontanati al punto che di loro è detto: “e Tu avevi permesso che il loro cuore si ritirasse indietro” (Re 1, 18:37), “Non viene dato loro di ritornare” (Rambam, hilchòt teshuvà, cap. 6). Questa loro non è infatti che una condizione puramente esteriore, e nel momento in cui essi vorranno veramente tornare e pentirsi, potranno farlo immediatamente, in un batter di ciglio.

(Likutèi Sichòt, vol. 6, pag. 57)

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