Tutto il popolo è consacrato Pubblicato il 3 Luglio, 2024

Cosa l'Ebreo può imparare di positivo da Kòrach, che è descritto come un empio, che si ribellò all'autorità di Moshè e del Sommo Sacerdote, ed a nome del quale è stata dedicata un'intera parashà della Torà?  

 

Cohen HaGadolKòrach fu veramente un empio?
I nostri Saggi hanno affermato che “i nomi degli empi devono essere cancellati”. Ciò rende difficile capire come mai un’intera parashà della Torà sia servita a rendere eterno il ricordo di uno di essi, prendendo il proprio nome da Kòrach, personaggio che si distinse per il suo comportamento negativo.  Kòrach, appoggiato dai suoi seguaci, si ribellò al riconoscimento dell’autorità di Aharòn, in quanto Sommo Sacerdote, e per questo fu punito da D-O. È vero che la conseguenza dei suoi atti portò involontariamente al rafforzamento stesso della posizione del Sommo Sacerdote, ma questa conseguenza positiva non basta a spiegare come mai la parashà sia stata chiamata a suo nome. Vi deve essere infatti una qualità positiva che si nasconde in Kòrach stesso, per giustificare questa scelta. Per arrivare ad una risposta è necessario comprendere prima un riferimento del Rambam a questa parashà (Hilchòt Shmità VeYuvel). Il Rambam afferma che alla tribù di Levi non fu data alcuna eredità nella Terra d’Israele, in quanto essi furono distinti per servire D-O, ed Egli, benedetto Egli sia, avrebbe pensato a loro, come è scritto: “Sono Io la tua porzione e la tua eredità in mezzo ai figli d’Israele”. Il Rambam aggiunge che non solo la tribù di Levi, ma chiunque, che per spirito e per saggezza distinguerà se stesso, dedicandosi completamente al Servizio Divino, sarà consacrato come santo dei santi. D-O sarà la sua porzione per sempre e provvederà a lui, così come Egli provvede ai sacerdoti ed ai Leviti.

Ogni Ebreo può arrivare al livello del ‘Santo dei Santi’?
Questo passaggio pone dei problemi. L’espressione ‘santo dei santi’ si riferisce apparentemente al Sommo Sacerdote, che entrava, appunto, nel Santo dei Santi, la parte più sacra ed inaccessibile del Santuario. Il Rambam dice quindi che qualsiasi Ebreo può, in senso spirituale, raggiungere il livello del Sommo Sacerdote. Ciò sembrerebbe essere in contrasto con l’insegnamento della nostra parashà, secondo cui può esservi un solo Sommo Sacerdote. Quando infatti Kòrach e i suoi 250 seguaci cercarono di assolvere ad un servizio, che concerneva il Sommo Sacerdozio, essi furono puniti in modo molto severo. Anche la fioritura miracolosa del bastone di Aharòn fu un segno che veniva a confermare il suo diritto unico al sacerdozio. La contraddizione qui è però solo a livello superficiale, in quanto il Rambam non intende dire che altri possano svolgere attivamente funzioni riguardanti il Sommo Sacerdote, ma solo svolgere un servizio che, spiritualmente, equivalga a quello del Sommo Sacerdote. Un quesito più serio deriva dal fatto che il Rambam colleghi la possibilità che ogni individuo ha di scegliere “D-O come propria porzione e propria eredità” al verso della nostra parashà che dice “sono Io la tua porzione e la tua eredità”, verso che si oppone alla confutazione di Kòrach che “tutta la comunità è consacrata e l’Eterno è in mezzo a loro”, e riconferma invece la carica particolare ed unica dei Sacerdoti e dei Leviti. Come può il Rambam citare proprio questo verso per asserire che ognuno può raggiungere tali livelli? Il sacerdozio, inoltre, e soprattutto il Sommo Sacerdozio sembrano dipendere dalla scelta Divina. Anche gli indumenti sacerdotali e l’unzione del sacerdote giocano un ruolo fondamentale. Come è possibile allora, che solamente col proprio servizio spirituale, un Ebreo possa raggiungere il livello per cui “egli sarà consacrato come santo dei santi”?

Annullarsi al Sacerdote scelto da D-O permette l’elevazione
Questi concetti possono essere spiegati così: Kòrach era una persona intelligente, sapiente e di livello elevato. Il suo desiderio di essere Sommo Sacerdote era un desiderio positivo, nella sua essenza: ogni Ebreo, infatti, dovrebbe cercare di raggiungere continuamente una maggiore elevazione nella santità, aspirando al massimo livello, il “santo dei santi”. Di fatto, in questo contesto, la rivendicazione di Kòrach che “tutta la comunità è consacrata e l’Eterno è in mezzo a loro”, interpretato da Rashi come “Tutti udirono le parole dell’Onnipotente al Sinai”, riflette un qualcosa di positivo.  D-O, inoltre, disse a tutto il popolo Ebraico: “Voi sarete un regno di Sacerdoti”, che il Bal HaTurim ha interpretato come un riferimento al Sommo Sacerdozio. Se, quindi, la spinta di base che motivò Kòrach era positiva, quale fu l’errore in cui egli cadde? Il problema fu la direzione in cui il suo desiderio si espresse. Invece di annullare se stesso a Moshè e ad Aharòn, che erano stati scelti da D-O e, in questo modo, far discendere, attirando su di sè, un aspetto della santità di Aharòn, egli decise di ribellarsi a loro. In questo modo egli annullò la sua connessione con il Sommo Sacerdozio. Da un lato, quindi, il desiderio intimo di Kòrach ci insegna che un Ebreo deve sempre sforzarsi verso il livello del “santo dei santi”. D’altro canto l’errore di Kòrach ci deve insegnare a non seguire il suo esempio. Egli infatti creò una rivalità con il Sommo Sacerdote, invece di annullarsi a lui, e derivarne così della santità. L’anelito di Kòrach a raggiungere le più alte vette spirituali, è la qualità che gli ha permesso di dare il suo nome ad una intera parashà della Torà. Per ricevere il meglio del suo insegnamento, però, l’Ebreo deve essere attento a non cadere nel suo errore. Qui c’è un compito per l’Ebreo, una sfida. D-O desidera che l’Ebreo Lo serva di sua propria iniziativa, con le sue forze e le sue capacità. Per questa ragione l’anima discende in questo mondo materiale, dove esiste la possibilità di sbagliare. Ma tutto l’intento è proprio che l’Ebreo… faccia la giusta scelta!
(Shabàt parashà Korach, 1 Tamùz 5750)

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