Una consolazione pronta da tempo Pubblicato il 5 Marzo, 2024
La consolazione con la quale si confortò il popolo d’Israele, immerso nell’esilio dell'Egitto, fu poter vedere con i loro occhi gli alberi con i quali sarebbe stato costruito il Santuario, al tempo della loro redenzione.
“Farai le assi per il Santuario in legno di acacia, erette” (Shemòt 26:15)
Il Santuario che i Figli d’Israele eressero nel deserto, fu costruito con legno di acacia. Si trattò di assi enormi, come risulta dalle misure che la Torà stessa ci riporta: “Ogni asse sarà lunga dieci ammòt e la larghezza di ogni asse sarà di un’ammà e mezza” (Shemòt 26:16). Si pone qui la domanda: da dove i Figli d’Israele avevano nel deserto assi simili?! Rashi stesso si pone la domanda, e la risposta la dà basandosi sul Midràsh Tanchùma, che racconta: “Il nostro patriarca Yacov vide, per ispirazione Divina, che i Figli d’Israele erano destinati a costruire in futuro un Santuario nel deserto e portò dei cedri in Egitto, li piantò, e comandò ai suoi figli di portarli con loro, quando sarebbero usciti dall’Egitto”. Allo stesso fatto viene anche accennato nella parashà Vayakèl, dove si descrive la costruzione stessa del Santuario. Lì la Torà racconta che gli alberi erano stati portati da “quanti avevano presso di sé degli alberi di acacia” (Shemòt 35:24), il che dimostra che essi li avevano già in Egitto.
Piantò cedri
Tutto ciò significa che, più di duecento anni prima che iniziasse la schiavitù dell’Egitto, il nostro patriarca Yacov si preoccupò di portare dei cedri in Egitto, di piantarli lì e di ordinare ai suoi figli di portarli con loro, quando sarebbero usciti dall’Egitto, in modo da usarli per la costruzione del Santuario! La cosa desta stupore, dato che, dopotutto, essi avrebbero potuto comprare, anche quando sarebbero stati già nel deserto, degli alberi dai mercanti di passaggio o mandare qualcuno a procurarseli in una delle città vicine. Ma dal comportamento di Yacov, noi comprendiamo quale fu la sua intenzione più profonda: egli volle trasmettere nelle mani dei suoi figli una consolazione, che avesse la forza di sostenerli e aiutarli a sopportare tutti i dolori che il terribile esilio avrebbe causato loro. Non era sufficiente per loro la promessa verbale di D-O: “Io scenderò con te in Egitto ed Io certamente ti farò risalire!” (Bereshìt 46:4) La consolazione la trassero proprio dagli alberi di acacia. Vedendo quegli alberi, essi si ricordavano della promessa della redenzione e del Santuario che in futuro sarebbe stato costruito con quegli stessi alberi.
Gli alberi della Terra d’Israele
Dal Midràsh risalta un altro punto: Yacov portò gli alberi in Egitto. Egli non si accontentò di piantare cedri in Egitto, bensì portò con sé piantine dalla Terra d’Israele. Questo fatto diede ancora più forza alla consolazione e all’incoraggiamento, poiché i Figli d’Israele potevano vedere con i loro occhi i cedri che erano stati portati dalla Terra d’Israele, e che annunciavano la loro futura redenzione. Bisogna dire anche, che un’ulteriore enfasi conferita a questa consolazione noi la troviamo nella fonte di questo Midràsh: Rabbi Tanchùma, che in ebraico ha il significato di ‘parole di conforto’. Questa è la consolazione con la quale si confortò il popolo d’Israele immerso nell’esilio: poter vedere con i loro occhi gli alberi con i quali sarebbe stato costruito il Santuario, al tempo della loro redenzione.
I Giusti come cedri
Anche nell’esilio presente, D-O ci dà un conforto simile a questo. I cedri del nostro tempo sono i Giusti di ogni generazione, come è detto: “Il Giusto fiorirà come la palma, come il cedro del Libano alto egli crescerà” (Salmi 92:13). Questi Giusti, che sono ad un livello che è al di sopra dell’esilio, impediscono al popolo d’Israele di affondare nell’esperienza dell’esilio e risvegliano il suo cuore alla redenzione. Grazie a questi Giusti, il popolo d’Israele merita la consolazione più completa: la redenzione vera e completa ad opera del nostro giusto Moshiach, possa egli venire e redimerci proprio ora, subito!
(Da Likutèi Sichòt, vol. 31, pag. 142)