“Viva il Re per sempre!” Pubblicato il 21 Novembre, 2024

D-O scelse Avraham e lo legò a Sé con un legame eterno ed immutabile. Questo legame fu trasmesso ad Izchak, e da lui a Yacov e ad ogni Ebreo dopo di lui. Allo stesso modo, D-O scelse di dare la corona del regno a Davìd ed a tutti i suoi discendenti, fino al re Moshiach, e questa scelta è eterna e non è soggetta a cambiamenti.

“E Avraham diede ad Izchak tutto quello che aveva.”

Nella parashà di Chayè Sarà si parla della morte di Avraham Avìnu e della definizione della posizione dei suoi figli: “E Avraham diede ad Izchak tutto quello che aveva”, mentre “ai figli che ebbe dalle concubine, Avraham diede dei doni… e li allontanò da suo figlio Izchak.” Avraham preferì suo figlio più piccolo, Izchak, ad Ishmael ed ai figli delle concubine, che erano più grandi di lui e nominò proprio Izchak suo erede e suo successore. L’haftarà che viene letta in questo Shabàt, tratta di un avvenimento simile, che si verificò al tempo del Re Davìd, nella sua vecchiaia. Adonià, il figlio maggiore di Davìd, cercò di impossessarsi del regno. Bat-Shèva, la madre di Shlomò, informò di ciò Davìd, e gli ricordò il suo giuramento, secondo il quale proprio Shlomò, il figlio più giovane, avrebbe dovuto ereditare il regno. Davìd, allora, le riconfermò il suo giuramento di un tempo: “Tuo figlio Shlomò regnerà dopo di me e siederà sul mio trono”. A sentire ciò, Bat-Shèva si prostrò davanti al re e disse: “Viva il re Davìd, mio signore, per sempre!”

Senza condizioni
Il significato della scelta di Izchak come erede, è che Avraham gli trasmise con ciò la qualità particolare della scelta perpetua con cui egli stesso fu scelto da D-O: “Sei Tu, o Signore, Iddio, che scegliesti Avraham” (Nehemia 9,7). In questo modo, Izchak ricevette e trasmise a Yacov, e da lui ad ogni Ebreo, il legame eterno, immutabile, che D-O creò con Avraham Avìnu. Ed è questo anche il significato dell’avvenimento narrato nell’haftarà: la proclamazione di Bat-Shèva, “Viva il re Davìd, mio signore, per sempre!”, è destinata a ricordare la promessa perpetua di D-O che “mai verrà tolto il regno dalla discendenza di Davìd”. Secondo questa promessa, anche se la condotta dei re della casa di Davìd non dovesse essere buona, e anche se “i suoi figli abbandonassero la Mia Torà”, in ogni caso “non distoglierò la Mia misericordia da lui” (Salmi, 89;34).

D-O  non cambia
La ragione dell’eternità di questo patto è costituita dal fatto che la corona del regno fu data al re Davìd, per scelta stessa di D-O, e presso D-O non vi sono cambiamenti. Quando D-O scelse Davìd, questa fu una scelta perpetua, non soggetta a condizionamenti né a cambiamenti. La proclamazione di Bat-Shèva esprime questa perpetuità. Nonostante Davìd stesso si sia ‘ricongiunto al suo popolo’, la corona del regno, che gli fu data da D-O, rimane sua per sempre tramite suo figlio Shlomò, e, dopo di lui, gli altri re della stirpe di Davìd, fino all’ultimo re che si leverà dai suoi discendenti, il re Moshiach. E così si realizza il detto “Viva il re Davìd, mio signore, per sempre!”

Il completamento della promessa
La completezza e la perfezione del popolo d’Israele dipendono dal re. È possibile vedere infatti, che solo con l’elezione dei re della casa di Davìd, il popolo d’Israele giunse alla sua condizione di tranquillità ed al suo insediamento, fino alla tranquillità ed all’insediamento della Presenza Divina Stessa, con la costruzione del Tempio. È così che il Rambam definisce il precetto di nominare un re: “nominarci un re, che unifichi tutta la nostra nazione e diriga tutti noi”. Ed anche la Redenzione finale del popolo d’Israele ed il suo ritorno ad una condizione di tranquillità ed al possesso della propria terra, con la costruzione del Terzo Tempio ed il raduno di tutti i dispersi d’Israele, inizia con l’ergersi del re Moshiach, con il quale si realizzerà nella sua pienezza la benedizione e la promessa: “Viva… il re per sempre!”
(Likutèi Sichòt vol. 25, pag. 106)

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