L’Ebreo non teme il mondo Pubblicato il 2 Gennaio, 2025

Quando il popolo d’Israele vuole esprimere il suo merito e il suo grado, egli chiama se stesso ‘Yosèf’, poiché la capacità di affrontare le difficoltà dell’esilio è grazie alla forza del ‘Yosèf’ che c’è in ogni Ebreo.

“Yosèf provvide al sostentamento di suo padre, dei suoi fratelli e di tutta la famiglia di suo padre” (Bereshìt 47:12)
Il popolo d’Israele, nel suo complesso, viene chiamato nella Torà ‘Yosèf’, come dice il verso dei Salmi: “Ascolta, o pastore d’Israèl, Tu Che guidi il gregge di Yosèf” (Salmi 80:2). Perché? Rashi spiega: “Tutto Israèl è chiamato col nome di Yosèf, in quanto egli lo sostenne in Egitto durante i giorni della carestia”, così come è raccontato nella parashà di Vaygàsh. Questa spiegazione però, almeno nel suo significato più semplice, non sembra essere per nulla esauriente. Solo per il fatto che, per un certo periodo di tempo, peraltro neppure lungo, Yosèf provvide al sostentamento di Israèl, solo per questo fatto tutto il popolo d’Israele viene chiamato col suo nome nel corso di tutti gli anni?! E non solo: dal momento che l’appellativo ‘Yosèf’ che il popolo d’Israele ha ricevuto, deriva dal contesto della richiesta di “Ascolta, o pastore d’Israèl”, ne risulterebbe che l’appellativo ‘Yosèf’ debba esprimere qui il merito e il pregio del popolo Ebraico. Ciò significa che il fatto che Yosèf abbia provveduto al sostentamento di Israèl durante i giorni della carestia rappresenta un merito così grande per tutto il popolo d’Israele?!

Carestia spirituale
Secondo gli insegnamenti della Cabala e della Chassidùt, è spiegato che ogni fenomeno materiale esistente al mondo ha il suo inizio, e la sua successiva progressione, da un fenomeno spirituale. Il fatto che Yosèf abbia provveduto al sonstentamento di Israèl durante il tempo della carestia (materiale) ci insegna che Yosèf è anche colui che fornisce il popolo d’Israele di forze spirituali nei giorni difficili (i giorni della ‘carestia’ spirituale). Nei periodi nei quali prevale il buio dell’esilio, il buio spirituale, noi attingiamo forza da Yosèf il Giusto. La caratteristica particolare di Yosèf, che lo distingue dai suoi fratelli, sta nel fatto che essi furono pastori di greggi, che si tenevano lontani dai tumulti del mondo, in modo da non essere disturbati nel loro servizio Divino, mentre Yosèf, era al centro della vita che si svolge nel mondo, all’inizio come responsabile della casa di Potifàr, poi come incaricato dei prigionieri nel carcere, e infine come vicerè dell’Egitto. Egli si trovò sempre in mezzo al trambusto del mondo e a tutti i suoi problemi, e la sua grandezza fu nel fatto che, nonostante tutto ciò, rimase sempre legato a D-O.

Al centro dell’attività
Yosèf era in esilio. All’inizio, assoggettato a Potifàr e dopo a Parò. Tutti i problemi del governo dell’Egitto gravavano su di lui. Si trovò al centro dell’attività e della vita politica dell’Egitto. Eppure, tutto ciò non scalfì la sua fede e il suo attaccamento a D-O, tanto da rimanerGli legato anche nei momenti più difficili. In ciò, Yosèf rappresenta (più dei suoi fratelli e persino più di suo padre) l’essenza del popolo d’Israele. Anche il popolo d’Israele è stato mandato in esilio, dove si trova assoggettato al dominio delle nazioni. Esso non può isolarsi dal mondo per restare attaccato a D-O. Esso deve conservare la sua fede e il suo attaccamento a D-O, mentre si trova nell’esilio e mentre si deve occupare di tutti i problemi e le difficoltà che si incontrano nella vita in questo mondo.

Davanti alle difficoltà
La forza per affrontare questo difficile compito, il popolo d’Israele la riceve da Yosèf il Giusto. È questo il significato più profondo del fatto che Yosèf “provvedette al sostentamento durante i giorni della carestia”. Come egli provvedette alle tribù, nei giorni della carestia materiale, così Yosèf è colui che ci dà le forze di affrontare la ‘carestia’ spirituale: l’esilio, le difficoltà nel mondo, le persecuzioni e tutti gli ostacoli. Quando il popolo d’Israele vuole esprimere il suo merito e il suo grado, egli chiama se stesso ‘Yosèf’, poiché la capacità di affrontare le difficoltà dell’esilio è grazie alla forza del ‘Yosèf’ che c’è in ogni Ebreo.
(Da Likutèi Sichòt, vol. 25, pag. 252)

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