17 Nisan 5784 - Giovedi, 25 aprile 2024
La circoncisione rappresenta la capacità della fede di penetrare e pervadere anche il corpo; il sacrificio di Pèsach, rappresenta la capacità della fede di pervadere anche l’ambiente che circonda l’uomo. Per merito di tutto ciò, i Figli d’Israele poterono essere redenti dall’Egitto, e questa è anche la via per arrivare alla Redenzione vera e completa, tramite il nostro giusto Moshaich.
Viveva un tempo a Praga un maestro molto povero, discepolo del Rabbino Capo della città, Rabbi Yechezkèl Landau. Egli aveva una figlia da marito, ma neanche un soldo per farla sposare. Decise allora di andarsene lontano, dove avrebbe potuto guadagnare quello che gli serviva. Fu così che si imbatté in un mercante…
Per imparare a saltare, bisogna prima imparare a camminare. Questo è l’andamento della natura. Pèsach ci insegna invece come sia possibile cambiare, tutto in una volta: un’elevazione che ci sembra impossibile e che invece è alla nostra portata e realizzabile proprio di fatto
“Pane povero”, uno degli insegnamenti che ricaviamo dal pane speciale , che noi mangiamo a Pesach: la matzà.
Improvvisamente il Rebbe sentì una voce, come dal cielo: “Il sèder di Levi Yizchak è piaciuto a D-O, ma quello di Shmerl il Sarto lo ha sorpassato!” Chi poteva mai essere questo Shmerl? Certo un uomo molto speciale, se D-O l’aveva preferito al grande zadìk. Ma ecco che….. (Storie per bambini)
La Chassidùt viene a rivelarci l’esistenza di due tipi di pane azzimo nella storia del nostro popolo, entrambi collegati alla festa di Pèsach.
Improvvisamente il Rebbe sentì una voce, come dal cielo: “Il sèder di Levi Yizchak è piaciuto a D-O, ma quello di Shmerl il Sarto lo ha sorpassato!” Chi poteva mai essere questo Shmerl? Certo un uomo molto speciale, se D-O l’aveva preferito al grande zadìk. Ma ecco che….. (Storie per bambini)
Il giorno del compleanno è un giorno speciale. L’undici di Nissàn, è il compleanno del Rebbe ed il significato di ciò riguarda e tocca tutti noi. La gioia che ne deriva, è la più grande.
Il legame interiore ed essenziale fra D-O e il popolo d’Israele è un legame basato su una scelta che và al di là di qualsiasi logica.
L’ultimo Sabato prima di Pèsach, Shabàt HaGadòl, ricorda un miracolo, che insegna fino ad oggi il potere che ha l’Ebreo, quando è collegato al Moshè della generazione, di superare i limiti della natura e del mondo, al punto di veder trasformarsi gli ostacoli del mondo stesso in un aiuto manifesto per l’attuazione della volontà Divina nel mondo.
Nella futura Redenzione, tutti vi parteciperanno, persino il malvagio, il secondo dei quattro figli che pongono le loro domande, nell’Haggadà del Sèder di Pèsach. Nonostante all’uscita dall’Egitto questi non sarebbe stato redento, quando arriverà Moshiach, invece, senz’altro sarà redento con tutti, a prescindere dalla sua condizione.
Perché Moshè indicò l’ora nella quale si sarebbe verificata la piaga dei primogeniti, l’ultima piaga prima della liberazione dall’Egitto, cosa che non aveva fatto per nessun’altra delle altre piaghe? Perché, poi, gli Ebrei dovettero cercare protezione da quest’ultima piaga, segnando le loro porte, mentre non ebbero bisogno di prendere alcuna precauzione rispetto alle nove precedenti?
La Torà usa quattro diverse espressioni per descrivere la redenzione del popolo Ebraico dall’Egitto, e i quattro bicchieri di vino che si bevono ogni anno, nella sera del sèder di Pèsach, corrispondono proprio a queste quattro espressioni. Anche nell’ultimo giorno di Pesach, durante la ‘Seudàt Moshiach’, si bevono i quattro bicchieri.
Ogni azione del Santo, benedetto Egli sia, qui nel mondo, è per il bene. Anche se talvolta sembra venga fatto alcunchè di non buono, alla fine si rivela che era per un buon fine.
Alla domanda posta dai nostri Saggi: “Qual’è il nome di Moshiach?” essi rispondono “La zaraàt (lebbra) della Casa di Rabbi.” Questa è una cosa molto difficile da comprendere. Come può essere che il nome di Moshiach, colui che darà inizio alla Redenzione e che è associato quindi all’apice della vita e della vitalità, sia collegato alla zaraàt, che richiama la morte e l’esilio?