15 Sivan 5783 - Domenica, 4 giugno 2023
L’esercizio della nostra libera scelta ha una posizione centrale nel nostro servizio Divino. Noi abbiamo la possibilità di adempiere alla volontà Divina, o di ignorarla, D-O non permetta, e la nostra sfida è quella di ‘scegliere la vita’, vivendo la nostra vita secondo il Suo desiderio.
Luce e spirito sembrano opposti a buio e materia ed infinitamente più elevati di essi. Sarà quindi una grande sorpresa, scoprire che, proprio il mondo materiale è quello più vicino a D-O!
Nelle nostre generazioni non ci si può più accontentare dello studio della Torà rivelata, ma è richiesto ad ognuno di noi di elevarci ad un livello più alto di santità e di studiare anche la Chassidùt, gli aspetti più profondi della Torà. Anche questo fatto è alluso dal candelabro.
Se riuscissimo a percepire l’anima e la casa di ogni Ebreo, come un Santuario per D-O, ed è questa, di fatto, la loro vera realtà, vedremmo trasformarsi ogni nostro gesto, dal più semplice e normale, in un atto sacro, esattamente come il sacerdote compiva in santità il suo servizio nel Tempio.
Diffondendo la luce della Torà nel cammino della sua vita, ogni individuo fornisce il proprio contributo alla realizzazione dello scopo di tutta l’esistenza: stabilire una dimora per D-O nel nostro mondo materiale.
Il nostro servizio ha il potere di sprigionare la forza della santità che appartiene ad ogni creatura, fino a quella più bassa, fino al mondo inanimato. Questa santità, quando viene ‘accesa’, rivela in se stessa, la forza di influenzare tutto il resto, elevando il mondo intero alla santità, fino al completamento di ciò, nella Gheulà.
La lettura della parashà della manna fa discendere qui nel mondo la luce dello Shabàt, che ha il potere di scendere al livello più basso, e allo stesso tempo conservare le sue qualità essenziali.
La fede nella profezia è un principio fondamentale dell’Ebraismo, ed essa è ovviamente connessa al principio della verità e dell’eternità della Torà. Nonostante ciò, essa è un principio di fede a se stante, un principio fondamentale della nostra fede.
Il compito dell’Ebreo è quello di essere come un candelabro illuminato, in modo tale che si veda in modo manifesto come il corpo non è che un recipiente per la luce dell’anima.
Con l’approssimarsi della festa di Shavuòt, prepariamoci a ricevere la Torà, innanzitutto iniziando a comprenderne la vera essenza. La Torà, guida e maestro di ogni Ebreo, si trova dentro di lui, nel punto più profondo e vero del suo essere, nella sua essenza. Nostro compito è liberare quel punto interiore da tutti gli ostacoli, che lo ostruiscono, rivelando la vera natura interiore dell’Ebreo.
Al tempo del Matàn Torà, quando l’Essenza stessa di D-O fu rivelata, nulla rimase inaccessibile a questa rivelazione; essa penetrò ed infuse di sé tutta la creazione, fino alle sue parti più grossolane e materiali.
L’Ebreo che dedica tutto se stesso a D-O ed alla Sua Torà, ha una possibilità di elevazione senza limiti, dal momento che egli si unisce a D-O, Che è senza limiti.
Quando al popolo Ebraico fu detto che al termine di cinquanta giorni avrebbero ricevuto la Torà, essi contarono con gioia ogni giorno che passava.
È relativamente facile abituarsi fin dall’inizio a procedere nella retta via, mentre è molto più difficile cambiare le abitudini, superare le limitazioni che si sono radicate nel passato e intraprendere una strada nuova. Con l’uscita dall’Egitto, D-O ha dato ad ogni Ebreo la forza di superare i limiti.
Il Giorno Festivo è indicato nella Torà come mikrà kodesh, una sacra assemblea. Il termine mikrà, secondo l’interpretazione dello Zohar, ha la connotazione di ‘convocazione’ che, in senso più profondo e spirituale, significa ‘richiamare’ il sacro, facendolo discendere e penetrare nel profano, ed elevare il profano alla santità.