7 Shevat 5783 - Domenica, 29 gennaio 2023
L’intento della creazione è che questo mondo materiale ed ogni suo elemento sia trasformato in una dimora per D-O, il che include anche quegli elementi che inizialmente si oppongono alle forze della santità. Alla fine, ogni aspetto dell’esistenza servirà ad uno scopo positivo.
Il Capomese sembra un giorno feriale, in cui è permesso lavorare, ma nel suo significato nascosto e profondo, questo è un giorno miracoloso, cui appartiene una luce più elevata.
Il precetto dell’Ahavàt Israel, l’amore per l’altro Ebreo, ci insegna che, quando vediamo un Ebreo che si allontana dalle sorgenti della Torà e dei suoi precetti, è nostro obbligo rivolgerci a lui con amore e affetto e avvicinarlo alla Torà, e quando le parole sono parole di verità, esse hanno la forza di penetrare e di essere accolte nel cuore di chi le ascolta.
All’uomo è stata affidata la missione di fare di questo mondo una dimora per D-O, e ciò è possibile solo quando l’egocentrismo è annientato. Un arrogante egoismo, infatti, impedisce alla Presenza Divina di manifestarsi.
Dall’uscita dall’Egitto è possibile comprendere quale sia il nostro compito nel mondo, per attuare lo scopo della sua creazione.
Possiamo elevarci verso la meta finale, la Gheulà vera e completa, avanzando, non più passo per passo, gradualmente, ma con un salto, che ci fa vedere come il buio comincia già ad illuminare.
Andiamo alla scoperta della radice, da cui deriva il Faraone, il grande re dell’Egitto, potente e malvagio. Saremo sorpresi di trovare il suo corrispettivo, nel lato della Santità e ad un livello così elevato, da essere completamente al di là della nostra portata. Eppure…
La possibilità dell’Ebreo di ritornare alla propria radice. all’unione col proprio Creatore, è illimitata, e questo è possibile verificarlo, paradossalmente, dalla storia delle piaghe che colpirono il faraone!
La Torà usa quattro diverse espressioni per descrivere la redenzione del popolo Ebraico dall’Egitto, e i quattro bicchieri di vino che si bevono ogni anno, nella sera del sèder di Pèsach, corrispondono proprio a queste quattro espressioni. Anche nell’ultimo giorno di Pesach, durante la ‘Seudàt Moshiach’, si bevono i quattro bicchieri.
Il processo di rivelazione della Divinità, nelle sue varie fasi, fino al suo completamento, nella Gheulà vera e completa.
L’esilio è uno stato innaturale, mentre la realtà vera rimane celata. Ognuno ha il proprio “Egitto” che lo limita e dal quale egli deve essere liberato. E il primo passo della redenzione è una rivelazione diretta del Divino.
All’Ebreo è richiesto di vivere con due tendenze nell’animo: da un lato la fede completa e incontestabile, e dall’altro il grido che proviene dal profondo dell’anima: “Fino a quando?!” “Noi vogliamo Moshiach adesso!”
Per uscire anche oggi dall’Egitto, dai limiti e dalle ristrettezze, dobbiamo conoscere la via da percorrere. La Torà ce la insegna accompagnandoci passo per passo.
Un asino e più significati legati ad Avraham, Moshe ed il Re Moshiach.
Essendo gli Ebrei figli di D-O ed essendo nel loro intimo, nella loro essenza, una cosa sola con Lui, D-O li ama di un amore che è al di sopra di ogni logica e di ogni motivo.