I segreti del Tempio. Parte quarta Pubblicato il 18 Luglio, 2023

7. Secondo quanto detto, si comprende ora anche perché il Rambam concluda l’halachà dilungandosi sugli Urim e i Tumim al tempo del Secondo Tempio. Il Rambam fa un paragone con quanto scritto all’inizio dell’halachà, sull’Arca, e cioè che anche al tempo del Secondo Tempio essa esisteva intatta (e cioè al suo posto), nonostante vi fosse in essa un grande cambiamento: essa non era visibile in modo manifesto nel Tempio. Lo stesso è possibile dire per gli Urim e Tumim che, secondo il Rambam,  esistevano intatti anche nel secondo Tempio, nonostante vi fosse in essi un grande cambiamento: “Essi non rispondevano, ecc.”, non era possibile, cioè, udirli, poiché, rispetto al Primo Tempio, vi era una mancanza nel loro stato di rivelazione (in quanto Urim e Tumim). Essi erano, tuttavia, integri ed intatti anche allora, e venivano, perciò, a completare, nell’enumerazione del Rambam, le vesti del Sommo Sacerdote.

    8. Da quanto detto, deriva un dato sorprendente, non solo per quel che riguarda la completezza del Secondo Tempio, in tutta la sua santità, dato che anche allora il Santo dei Santi era integro e l’Arca al suo posto, ma anche rispetto al grado di santità del Primo Tempio. Nonostante il Primo Tempio non fosse, apparentemente, una costruzione eterna, per cui esso fu distrutto, ad un livello più profondo ed interiore, anche ad esso apparteneva un aspetto di eternità. Nel Primo Tempio, infatti, vi è un luogo nascosto, nel quale non vi fu alcuna distruzione, e l’Arca è in quel luogo “fino ad oggi”.

   La consacrazione che fu fatta all’inizio, e che infuse santità “al momento e per il futuro”, riguarda il luogo (del Tempio) e questo in virtù della Presenza Divina. Quello che viene a dirci qui li Rambam, però, è qualcosa di nuovo e di diverso e di molto più profondo: anche l’edificio stesso acquisì santità “al momento e per il futuro”. Il Santo dei Santi fu costruito a priori “per il momento e per il futuro”, essendovi in esso un luogo specifico nascosto. 

   9. Da tutto ciò emerge un ulteriore aspetto di profondità nel legame che esiste fra i tre Templi. Di fatto, non vi sono tre Templi separati, con aspetti che li correlano fra di loro, bensì, essenzialmente, essi sono un unico Tempio: il Secondo Tempio, così come il Terzo Tempio, non è un Tempio nuovo (nella sua parte fondamentale), ma, piuttosto, il (Primo) Tempio ricostruito. Come è stato detto, già nella costruzione del primo Tempio fu stabilito che esso sarebbe stato ‘per il momento e per il futuro’, eterno. Esso sarebbe stato anche il Secondo ed il Terzo Tempio.

    Bisogna dire, qui, che così accadrà anche per quel che riguarda la ‘Resurrezione dei morti’: allora non verranno creati corpi del tutto nuovi, ma i corpi verranno ricostruiti a partire dall’osso detto luz, un osso che esisteva già in precedenza, e che non è soggetto a nessun processo di decomposizione (‘distruzione’). È questo il significato di “vi costruì in profondità un posto segreto e tortuoso, nel quale nascondere e conservare l’Arca”: il luogo dell’Arca è l'”ezem” (che vuol dire anche ‘essenza’ ed anche ‘osso’), e cioè la parte fondamentale del Tempio, che non può subire alcuna perdita ed alcuna distruzione, e dal quale viene costruito il Secondo ed il Terzo Tempio.

   10.  Questa halachà del Rambam rivela anche altri aspetti sorprendenti riguardo al tema, in generale,  della distruzione e dell’esilio. La possibilità di distruzione non riguardava in alcun modo il Tempio, di per sé: era impossibile che i goim, per forza propria, avessero un qualsiasi potere sul Tempio, la casa di D-O. Il fatto che, in pratica, fosse possibile che il Tempio venisse distrutto, fu perché il Tempio stesso era stato dotato, al momento della sua costruzione, della possibilità di essere distrutto.

     Le cose stanno allo stesso modo, per quel che riguarda l’Ebreo in generale: il goi, dal canto suo, non ha alcun potere sull’Ebreo, a meno che non sia l’Ebreo stesso a fornirgliene la possibilità, con le sue azioni. Inoltre, non solo non è possibile che il goi abbia potere sull’Ebreo, ma, con le dovute differenze, neppure il tribunale e la corte celesti hanno, per così dire, potere sull’Ebreo, ed il giudizio che essi emettono deve avere per forza “l’accordo” dell’Ebreo. Ed è questo ciò che scrive il Rambam, che la possibilità che il Tempio venisse distrutto, deriva dal fatto che, al momento di costruire il Tempio, Salomone, non solo sapeva che alla fine esso sarebbe stato distrutto, ma nella  costruzione stessa, egli introdusse la possibilità della sua distruzione: “vi costruì in profondità un posto segreto e tortuoso, nel quale nascondere e conservare l’Arca”.

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