Igròt Kòdesh Pubblicato il 26 Marzo, 2012

Igròt Kòdesh
Una via che la Divina Provvidenza ci offre, per collegarci al Rebbe.

    Hai un problema di guadagno, di pace domestica, di salute?

   Sei davanti ad una scelta importante e vuoi una benedizione dal Rebbe?

    Senti, semplicemente, il bisogno di collegarti al Leader della Generazione?

L’ “Igròt  Kòdesh” te lo permette!
Scrivi al Rebbe, e leggi la tua risposta.

 

Come?

Rivolgersi al Rebbe per consiglio

     Non si è mai verificato un fenomeno così incredibile, ai nostri tempi, come quello in cui migliaia di Ebrei, di qualsiasi retroterra, e di qualsiasi provenienza, si rivolgono al Leader della Generazione, al Rebbe, per ricevere benedizioni, guida, consigli ed istruzioni. Non si parla qui di un fenomeno che si verifica raramente, e che riguarda solo alcuni individui isolati. È un qualcosa di molto comune e diffuso, che riguarda uomini, donne, vecchi e bambini.
Scrivere al Rebbe, da parte di chassidìm e di non chassidìm, su qualsiasi tipo di soggetto, spirituale o materiale, è sempre stato fatto, e non tanto per evitare di assumersi la responsabilità di una decisione autonoma, ma quanto per avere una via, attraverso la quale poter conoscere che cosa   D-O voglia da noi, in quel particolare campo.
Il Rebbe, infatti, il Rosh Benèi Israel (il Capo – testa – dei Figli d’Israele), l’Anima Collettiva, che comprende in sé tutte le anime, il Leader della Generazione, il Moshè Rabeinu della generazione (come spiega lo Zohar),  “sta fra D-O ed il popolo” come un “intermediario che collega” l’Ebreo al suo Creatore, e gli riferisce le Sue parole.

Come è incominciato?

      Tutto ciò ebbe inizio agli albori della nostra nazione, quando il popolo d’Israele andava da Moshè, dal mattino alla sera, per interrogarlo su ogni tipo di questione, fino a quando Itrò, lo suocero di Moshè, protestò per l’enormità del peso, che Moshè prendeva su di sé. Così Moshè trasferì anche ad altri Ebrei, che lo meritavano, l’autorità di insegnare leggi e dare consigli. Da allora, per migliaia di anni, i vari leaders degli Ebrei ed i loro rabbini presero decisioni halachiche e fornirono risposte e consigli su miriadi di questioni, che venivano loro presentate, dagli Ebrei della loro congregazione. 

E oggi?     

     Senz’altro questo fenomeno ha raggiunto il suo apice con l’attuale Rebbe di Lubavich. Già all’inizio, il Rebbe era solito dedicare tre notti alla settimana, per ricevere in yechidùt (un incontro diretto con il Rebbe, in cui il chassìd riceve istruzioni sul suo particolare servizio Divino, oltre a risposte alle sue domande e benedizioni) chi ne faceva richiesta. Col passare del tempo, la fila per essere ricevuti diventava sempre più lunga, fino ad arrivare ad un’attesa di mesi per avere un appuntamento. Fu allora che il Rebbe cominciò a ‘ricevere’ le persone, quando gli passavano davanti  per la ‘famosa’ distribuzione dei ‘dollari’ di zedakà e benedizione. Pochi secondi, che erano sufficienti al Rebbe per trasmettere i messaggi voluti, rispondere a domande ed aprire nuove visuali nella vita di una persona. Tutto ciò, oltre alle migliaia di lettere e fax, alle quali il Rebbe rispondeva.
Nel 5747, il Rebbe diede istruzioni, perché  una raccolta delle sue lettere venisse pubblicata. Nasceva l’ “Igròt Kòdesh” del Rebbe, che seguiva quella dei Rebbeìm, che lo avevano preceduto. Nell’introduzione al dodicesimo volume della serie, ordinata e corretta dal Rebbe stesso, è detto che queste lettere, piene di consigli e indicazioni per tutti i problemi, sia privati, sia collettivi devono essere utilizzate come guida in cui trovare le risposte necessarie, per tutti coloro, che vogliono conoscere l’opinione del Rebbe, su praticamente tutti gli aspetti della vita.

L’origine dell’uso di aprire un testo, per avere una risposta 

    Consultare oggi l’ “Igròt Kòdesh“, per riceverne una risposta, è un pratica che trova le sue radici nella storia del nostro popolo, quando i nostri Saggi, per esempio, chiedevano ad un alunno di recitare un verso di Torà, a caso, ed in quel verso essi vedevano un segno (un esempio lo si trova nella storia di Purim, quando Mordechài radunò i bambini Ebrei e chiese loro cosa avessero studiato, ed Hammàn sentì i bambini dire: “Non essere preso da un improvviso terrore…”). Non solo i Saggi, ma anche altre persone aprivano libri e trovavano segni, e di ciò esistono le fonti.
Il Rebbe stesso, riferendosi a questo tipo di pratica, disse : “Si dice del Baal Shem Tov e degli zadikìm (giusti) che lo hanno seguito, che accadeva, quando veniva chiesto loro qualcosa, che a volte essi aprissero un libro, e dicessero cosa sarebbe accaduto. La spiegazione è che la questione sulla quale veniva rivolta la domanda, aveva la propria fonte nella Torà, e gli zadikìm conoscono tutti i dettagli dalla Torà, anche come essi si presentano qui, nel mondo. È spiegato nei commenti posteriori, che non si tratta di una questione di magia, ecc., e che è permesso, come dice la Ghemarà: ‘recita per me un verso’ – poiché anche se il bambino non sa nulla, dall’Alto viene fatto in modo che egli dica un verso, che riguarda quell’argomento. Così, anche quando si apre un libro, vi è un coinvolgimento dall’Alto, ed allora, di sicuro, vi sarà una connessione. Ciò si riferisce ad un Ebreo, il cui intero essere e comportamento sono in accordo con la Torà. Una simile persona può essere sicura, che quello che verrà fuori per lui, sarà un’istruzione dall’Alto.” (19 Kislèv 5715 –Sichòt Kodesh, pag.78) 

      E ancora: “Come uso praticato, è nota la prassi di un numero di persone, siano esse Grandi d’Israele o persone semplici, ed anche donne, che, prima di fare una particolare cosa, aprono un libro sacro e guardano nel punto in cui si è aperto, e la prima cosa che vedono, è quella sulla quale essi basano la loro decisione.” (Da un discorso di Shabàt parashàt Noach 5749, Hitvaduiòt vol.1, pag. 309)
Gli argomenti per i quali ci si rivolge, oggi, al Rebbe, per ricevere un consiglio, sono i più disparati, ma non vengono a sostituire le istruzioni esplicite, che il Rebbe ci ha dato su questioni  generali, come il dovere di scegliersi un rav, per le proprie domande di halachà, o il modo di comportarsi, rispetto alla propria salute. È anche chiaro, che il consiglio viene chiesto là dove vi è spazio per il dubbio, e cioè nelle questioni facoltative, per le quali la Torà non dà istruzioni esplicite. In ogni caso, però, è possibile chiedere un benedizione al Rebbe.

Istruzioni pratiche

      La nostra richiesta di consiglio, istruzioni e benedizioni al Rebbe, tramite l’ Igròt Kodesh, deve essere preceduta da un’opportuna preparazione. Per poter ricevere qualcosa dall’Alto, attraverso il Leader della Generazione, dobbiamo collegarci a lui e fare del posto dentro di noi, sgombrando un po’ del nostro Ego e raffinandoci spiritualmente. Ciò viene raggiunto, tramite qualche istante di concentrazione, qualche moneta destinata alla zedakà, e, soprattutto, una buona decisione da prendere dentro di noi, di aggiungere qualcosa nel nostro servizio Divino. Dopo un lavaggio delle mani, possiamo sederci e riversare su un foglio di carta, tutto ciò che, in quel momento, abbiamo sul cuore, aggiungendovi le nostre eventuali domande o richieste.

     A quel punto, chi possiede l’intera raccolta, o anche solo una parte, dell’Igròt Kòdesh, sceglie ‘a caso’ un volume, e vi inserisce la propria lettera. Nelle pagine in cui la Divina Provvidenza avrà fatto capitare il nostro foglio, noi potremo trovare parole del Rebbe, indirizzate a noi, in quel momento. Il numero di risposte precise, che sono state ricevute e di miracoli, che si sono visti, in seguito a questo rivolgersi al Rebbe, non si contano. Numerosi sono anche i casi, però, nei quali, pur non vedendo un riferimento diretto nella risposta, lo si può vedere, poi, nei fatti che la seguono. Noi possiamo essere certi, infatti, che, in ogni caso, il Rebbe riceve e considera la nostra domanda.
   

      Per coloro che desiderano rivolgersi al Rebbe, ma non posseggono volumi dell’Igròt Kodesh, e non hanno a portata di mano un Beit Chabad a cui rivolgersi, è stata creata la possibilità di aprire ‘a caso’ uno dei volumi, tramite un apposito sito internet, adatto però solo a chi conosce la lingua Ebraica.  

     Per entrare nel sito clicca qui 

       Esistono traduzioni dell’Igròt Kodesh, in inglese ed in francese, reperibili nei centri Chabad sia in Israele, sia in America, sia in Francia.

  Per chi conosce il francese, è stato creato un sito apposito.

Per entrarvi clicca: https://www.igrot.com/french.html    

    Per gli Italiani che non potessero avvantaggiarsi di queste possibilità, esiste comunque il modo di rivolgersi al Rebbe, passando attraverso emissari che, con la massima gioia e disponibilità, si offriranno, telefonicamente, sia di rivolgere per conto loro la domanda, sia di tradurre le eventuali risposte.
Potrete rivolgervi ai seguenti numeri:

per l’Italia: 02-55193253
02-45480891

 

Per Israele: 054-5707895

                 02- 6714425


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