Un figlio per miracolo Pubblicato il 29 Marzo, 2012
Dopo otto anni, Gheula non osava neanche più sperare, ed ecco, che la Divina Provvidenza l'aveva portata quella sera...
Rav Pizam ascoltò con attenzione la donna, dopodiché le propose di scrivere una lettera al Rebbe per chiedere una benedizione. In questi casi, la preparazione migliore a ciò è quella di prendere su di sé una buona decisione, ossia l’impegno di aggiungere qualcosa nel proprio servizio Divino. La scelta ‘cadde’ sulla decisione di tenere periodicamente, in casa della donna, una lezione sulle leggi della purezza famigliare.
Pochi minuti dopo, Gheula era intenta a scrivere la sua lettera al Rebbe, dove spiegava in dettaglio la sua situazione e chiedeva, in particolare, una benedizione per poter diventare, finalmente, madre! Con l’aiuto dell’emissario, la lettera fu infilata fra le pagine di uno dei volumi dell’Igròt Kodesh, vol. 4, pag. 252, e questa fu la risposta: “È più grande chi induce altri a compiere la mizvà – zedakà, dello stesso che la compie. E se, riguardo la zedakà, è detto che se ne mangia il frutto in questo mondo ed il capitale resta per il mondo a venire, quanto più ciò vale per un’azione che è di per se stessa un recipiente pronto ad attrarre ed a ricevere la benedizione di D-O, la promessa di D-O che dice ‘mettiMi alla prova in ciò’, ed ‘Io riverserò su di te benedizioni senza limite’, che letteralmente si riferisce a: figli, vita e sostentamento in abbondanza. Che D-O lo benedica, e che le condizioni di salute della sua sposa possano essere le migliori ed essi possano avere il loro sostentamento con tranquillità, e possano avere tanta soddisfazione, sia ebraica che chassìdica, dai loro figli. Una benedizione per una festa felice e kashèr, e che siano sempre in buona salute.”
Vi era qui la soluzione a tutti i problemi: “letteralmente: figli, vita e sostentamento con abbondanza,” inclusa una benedizione per Pèsach. Fu così che il marito si trovò in sinagoga il Sabato seguente, per la prima volta in vita sua. Egli trovò anche il tempo, durante la settimana, di mettere i tefillìn. Gheula diede le loro mezuzòt a controllare e rimase shockata quando si scoprì che la mezuzà della loro stanza era difettosa nella parola “bneichem” – i vostri figli!
Col passare del tempo, il legame della coppia con l’Ebraismo ed il loro rapporto con gli emissari del Rebbe si rinforzò. Non passò molto, che la benedizione del Rebbe si realizzò. Gheula aspettava un bambino! Fu al quinto mese della gravidanza che l’emissario ricevette una telefonata da una Gheula concitata, che raccontò come il suo dottore le avesse detto che erano insorti problemi, da cui risultava una condizione di pericolo per il feto. “Con una benedizione del Rebbe, non vi è nessun motivo di preoccupazione”, la tranquillizzò l’emissario. La coppia però sentì ancora pareri negativi da parte del medico. Fu deciso allora di scrivere nuovamente al Rebbe. Questa volta la risposta ‘capitò’ nel volume 7, in cui il Rebbe parlava di fede e certezza in D-O, e diceva che era dispiaciuto di sentire che ciò che accadeva produceva timore, che si trattava solo di una prova, e che se avessero avuto fede non sarebbe accaduto niente di male e D-O avrebbe aiutato. Ulteriori analisi confermarono che il feto era tuttora in pericolo. Fu solo dopo alcune settimane, che i dottori ammisero che il feto era… fuori pericolo. Fu così che, con la benedizione del Rebbe, dopo tanti anni e per la gioia di tutti, nacque un bambino del tutto sano!
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