Il predicatore Pubblicato il 29 Agosto, 2018

Alle parole minacciose di quel predicatore, gli abitanti del paese si sentirono prendere dal terrore. Per fortuna, però, che fra di loro c'era... Shmuel Munkes!

Era il mese di Elùl, quando un ‘predicatore’ giunse nel paese in cui rav Shmùel Mùnkes abitava. Essendosi questi presentato come un grande zadìk (giusto), venne subito invitato a parlare in pubblico, in modo da ispirare nella popolazione il timore di D-O. La sinagoga si riempì di uomini, donne e bambini, venuti a sentire le sagge parole di quel zadìk.

  Il predicatore iniziò allora il suo sermone e, con tono severo e pieno di fervore, parlò dei terribili peccati, che venivano commessi e delle ancora più terribili punizioni, che ci si doveva aspettare, per aver provocato l’ira di D-O. I poveri abitanti, a quelle parole così dure, presi da terrore, iniziarono a piangere amaramente.

  Ritiratosi nella sua stanza, il predicatore fu raggiunto all’improvviso da rav Shmùel che, dopo essere entrato ed aver chiuso la porta a chiave alle proprie spalle, iniziò ad affilare un lungo coltello. A quella vista, il predicatore, stupefatto, domandò: “Cosa fate qui?”

“Affilo il coltello”, fu la risposta.

“Sì. Ma perché?”

“Come lei sa, noi siamo gente semplice, poveri peccatori, che non hanno mai meritato di ospitare uno zadìk come voi.”

“Va bene, ma cosa c’entra il coltello?”

“Ci è stato insegnato, che prima di Capodanno è bene visitare la tomba di uno zadìk.”

“È vero, ma perché affilate il coltello?”

 “Oh, è semplice. La più vicina tomba di uno zadìk, è molto, molto lontana da qui.”

  Il predicatore cominciò a sudare freddo, ma osò domandare ancora: “Perché allora affilate il coltello?”

“È ovvio, affilo il coltello perché la gente di questo paese desidera molto avere un vero zadìk sepolto qui.”

“Ma io non sono poi così zadìk“, disse il predicatore, cui la paura aveva tolto ormai ogni ritegno, ed iniziò ad enumerare i propri peccati.

“Oh, non fa nulla –disse rav Shmùel- in confronto a noi voi restate sempre un zadìk“.

  Il predicatore, allora, iniziò a confessare peccati sempre più gravi, ma rav Shmùel non sembrava preoccuparsene. Alla fine, il predicatore ammise di non essere per niente quel zadìk, che voleva far credere. Rav Shmùel smise allora la sua recita: “Impostore che non sei altro! Ora che hai provato l’angoscia che provochi ai tuoi poveri e sinceri fratelli Ebrei, vedi di riparare le tue colpe, prima di accusare gli altri. Impara a trattare il tuo prossimo con rispetto, usando solo parole, che ispirino a servire D-O con gioia e cuore sincero.” La lezione bastò. Da quel giorno in poi, quel predicatore iniziò a trasmettere un messaggio ben diverso!

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