Bene in cambio del male Pubblicato il 21 Dicembre, 2023

La forza che Yosef ci dà è quella di comportarci con il prossimo secondo l’attributo della benevolenza, e non retribuendolo con la stessa moneta, ma piuttosto ripagando le offese con favori.

“E Yosef mantenne suo padre, i suoi fratelli e tutta la casa paterna, fornendo loro viveri” (Bereshìt 47:12)
Fra le cose che la Torà narra di Yosef e dei suoi fratelli, vi è il fatto che Yosef fornì loro e a tutta la famiglia paterna il cibo necessario a superare gli anni della carestia. Questa sua azione ha una importanza talmente grande, da far sì che tutto il popolo d’Israele venga chiamato col nome di Yosef, come è detto: “Tu che guidi Yosef come un gregge” (Salmi 80:2), a significare che D-O guida come un gregge il popolo d’Israele, chiamato ‘Yosef’. Apparentemente, ciò non sembra essere così chiaro: il nome di una cosa dovrebbe esprimere il suo vero contenuto, l’essenza interiore della cosa stessa, mentre il fatto che Yosef nutrì i suoi fratelli durante gli anni della carestia sembra essere solo un atto accessorio, non collegato in alcun modo all’essenza stessa del popolo d’Israele. Perché allora tutto il popolo d’Israele è chiamato ‘Yosef’, solo a causa di tale azione?

Una forza per tutte le generazioni
Eppure è proprio questo fatto ad esprimere il significato più profondo dell’eternità della Torà: come in quei giorni in Egitto Yosef nutrì i suoi fratelli e tutta la sua famiglia, così in ogni generazione Yosef ‘nutre’ il popolo d’Israele e fornisce ad ogni Ebreo, fino alla fine di tutte le generazioni, forze particolari. La forza che Yosef ci dà è quella di comportarci con il prossimo secondo l’attributo della benevolenza, e non retribuendolo con la stessa moneta, ma piuttosto ripagando le offese con favori (Tanya, fine cap. 12). Così si comportò Yosef con i suoi fratelli: non ripagò loro il male che gli avevano fatto, ma al contrario, li rifornì di tutto il necessario per gli anni della carestia. Questa forza Yosef l’ha data ad ogni Ebreo, di ogni generazione.

L’essenza interiore dell’Ebreo
Questo attributo (di ripagare le offese con favori) è una cosa fondamentale, che riguarda l’essenza stessa del popolo d’Israele, e poiché fu Yosef a conferire la forza per questo, tutto il popolo d’Israele è chiamto a suo nome. Apparentemente, ci si potrebbe stupire della necessità di comportarsi secondo un tale attributo: in fondo, se qualcuno ti ha fatto del male, perché dovrebbe esserti proibito di ripagarlo di conseguenza, e non solo, ti viene richiesto anche di ripagare con del bene il male che ti ha fatto?! Il significato di tutto ciò è collegato all’essenza interiore dell’Ebreo. Nonostante, all’apparenza delle cose, il tuo prossimo si è comportato male con te, nella sua dimensione interiore anche lui è buono, e noi dobbiamo valutare l’altro Ebreo per come egli è veramente, nella sua essenza interiore.

La rivelazione dell’essenza dell’anima
Comportarsi con l’altro Ebreo secondo questo attributo ha il potere di risvegliare anche in lui la sua essenza interiore. Quando l’altro vede che non lo ripaghiamo con la sua stessa moneta, ma ci rivolgiamo a lui come ad un Ebreo che ci è caro e che amiamo, e addirittura ripaghiamo le sue offese con favori, ciò fa sì che si risvegli in lui suo aspetto più vero e interiore, permettendo all’essenza stessa della sua anima di risplendere dentro di lui. Quando gli Ebrei si comportano così gli uni verso gli altri, essi possono rivolgersi allora a D-O e dirGli, come riporta il Midràsh: “Come Yosef ripagò con il bene il male che i suoi fratelli gli fecero, anche a noi, che ci siamo comportati male nei Tuoi confronti, ripagaci con il bene”. E di fatto, D-O ripaga il popolo d’Israele con la Sua bontà e gli porta il bene più grande: la Redenzione vera e completa, tramite il nostro giusto Moshiach.

(Da Likutèi Sichòt, vol. 5, pag. 239)

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