Didan Nezach – “La vittoria è nostra” Pubblicato il 17 Dicembre, 2023
Il 5 di Tevèt, una data da festeggiare e da 'vivere', risvegliando il nostro legame con i libri sacri, un legame vivo e vitale, che ha la forza di affrettare la rivelazione di Moshiach.
Il 5 di Tevèt, è un giorno di celebrazione e di gioia, conosciuto come Didan Nezach – “La vittoria è nostra”.
In questo giorno, nel 5747/1987, il giudice della Corte Federale degli Stati Uniti, Charles Sifton, emanò la sua sentenza riguardo la proprietà dell’immensa e preziosa libreria del Rebbe Precedente, Rabbi Yosef Izchak Schneershon, che era stata praticamente ‘rubata’, da un ‘successore’, appartenente alla famiglia. Questi scritti, che rappresentavano un immenso patrimonio spirituale, erano stati portati fuori dalla Russia dal Rebbe Precedente, con grande fatica e sacrificio. Per tre settimane, durante l’inverno precedente, il giudice aveva ascoltato le opposte testimonianze, secondo le quali il patrimonio di libri e manoscritti del Rebbe Precedente erano da considerarsi una proprietà personale, soggetta alle leggi di eredità, o una proprietà indiscussa del Movimento di Chabàd.
Il giudice Sifton rimase fortemente impressionato dall’affermazione della Rabanìt Chaya Mushka, di benedetta memoria, figlia del Rebbe Precedente e moglie del Rebbe, che disse: “Mio padre appartiene ai chassidìm, così come i libri appartengono ai chassidìm.”
Il giorno del verdetto venne festeggiato con grande gioia, e così si continuò per sette giorni. Ogni sera il Rebbe parlò in pubblico, spiegando le implicazioni spirituali di quella vittoria, che rappresentò un caso senza precedenti, in quanto per la legislazione degli Stati Uniti, che si basa sulla netta divisione fra stato e religione, non era concepibile emettere una sentenza che non fosse strettamente basata sulle leggi che regolano il diritto di eredità, nel cui ambito i valori spirituali non hanno alcun posto né significato.
In uno di questi discorsi, il Rebbe disse: “Al tempo del suo imprigionamento e della sua liberazione, l’Admòr HaZakèn (Rabbi Shnèur Zàlman di Liadi) trovò un insegnamento Divino in tutto ciò che era accaduto. Una delle sue conclusioni, riguardò la necessità di accrescere, con rinnovato vigore, la diffusione della Chassidùt. Il nesso Divino, che è eterno, fra l’imprigionamento dell’Admòr HaZakèn ed il suo successivo rilascio, con il presente evento appare ovvio. Perciò, in particolar modo dato che l’accusa venne portata contro l’Agudas Chassidèi Chabàd, in quanto organizzazione vivente e vitale, noi dobbiamo rafforzare ancora di più la divulgazione dell’insegnamento dei nostri Rebbeìm, studiandolo da soli ed in gruppi, con grande gioia ed entusiasmo, una gioia che spezza tutti i limiti…”.
Questa vittoria, in termini spirituali, rappresentò un trionfo per la Chassidùt, ed un segno dall’Alto, volto ad allargare la diffusione delle sue fonti, come preparazione per Moshiach.
Come il Rebbe spiegò allora, i fatti che si erano svolti attorno a dei testi Ebraici sacri, non furono accidentali, ma vennero a dimostrare che un aumento nello studio della Torà (fatto in un modo che porti all’adempimento pratico delle mizvòt), servirà ad affrettare la venuta di Moshiach.
Nel 1947, il Rebbe bandì una campagna, per la diffusione di libri sacri Ebraici, che introducono un’atmosfera di santità in casa. Egli sollecitò ogni Ebreo ad avere in casa perlomeno: un Pentateuco, un libro dei Salmi, il Tanya, un libro di preghiere ed un’Haggadà di Pèsach. Il Rebbe incoraggiò anche l’abitudine di tenere un libro di preghiere, i Salmi e il Tanya, insieme ad un bossolo per la carità, in macchina, per un viaggio sicuro. Il Rebbe diede anche grande importanza al fatto che i bambini abbiano, nella loro stanza, libri sacri, contrassegnati con il loro nome.
Nonostante la grande vittoria del 5 di Tevèt, una parte dei libri del Rebbe Precedente è ancora oggi in ‘esilio’, in Russia. Per liberare questi libri, ora prigionieri, noi dobbiamo, secondo il consiglio del Rebbe, acquistare libri, creando, in questo modo, il giusto clima spirituale, per la loro liberazione. Secondo le parole del Rebbe stesso (Shabàt parashàt Vaygàsh, 7 Tevèt, 5752): “I nostri sforzi per dimostrare il nostro riguardo verso i testi sacri, avranno un effetto sul futuro della libreria del Rebbe Precedente. Acquistando testi equivalenti, come la letteratura etica e filosofica della Chassidùt Chabàd… noi possiamo affrettare il ritorno di quella libreria, ai suoi legittimi proprietari. Persino i bambini piccoli devono ricevere, in regalo, libri sacri”.
“Che noi possiamo meritare di procedere ‘con i nostri giovani e i nostri anziani… con i nostri figli e le nostre figlie’… insieme a tutti i testi sacri, quelli che sono stati restituiti e quelli che non sono ancora stati restituiti… sulle ‘nuvole della gloria’, verso la nostra Santa Terra, a Gerusalemme, nel Sacro Tempio.”
Il giudice Sifton rimase fortemente impressionato dall’affermazione della Rabanìt Chaya Mushka, di benedetta memoria, figlia del Rebbe Precedente e moglie del Rebbe, che disse: “Mio padre appartiene ai chassidìm, così come i libri appartengono ai chassidìm.”
Il giorno del verdetto venne festeggiato con grande gioia, e così si continuò per sette giorni. Ogni sera il Rebbe parlò in pubblico, spiegando le implicazioni spirituali di quella vittoria, che rappresentò un caso senza precedenti, in quanto per la legislazione degli Stati Uniti, che si basa sulla netta divisione fra stato e religione, non era concepibile emettere una sentenza che non fosse strettamente basata sulle leggi che regolano il diritto di eredità, nel cui ambito i valori spirituali non hanno alcun posto né significato.
In uno di questi discorsi, il Rebbe disse: “Al tempo del suo imprigionamento e della sua liberazione, l’Admòr HaZakèn (Rabbi Shnèur Zàlman di Liadi) trovò un insegnamento Divino in tutto ciò che era accaduto. Una delle sue conclusioni, riguardò la necessità di accrescere, con rinnovato vigore, la diffusione della Chassidùt. Il nesso Divino, che è eterno, fra l’imprigionamento dell’Admòr HaZakèn ed il suo successivo rilascio, con il presente evento appare ovvio. Perciò, in particolar modo dato che l’accusa venne portata contro l’Agudas Chassidèi Chabàd, in quanto organizzazione vivente e vitale, noi dobbiamo rafforzare ancora di più la divulgazione dell’insegnamento dei nostri Rebbeìm, studiandolo da soli ed in gruppi, con grande gioia ed entusiasmo, una gioia che spezza tutti i limiti…”.
Questa vittoria, in termini spirituali, rappresentò un trionfo per la Chassidùt, ed un segno dall’Alto, volto ad allargare la diffusione delle sue fonti, come preparazione per Moshiach.
Come il Rebbe spiegò allora, i fatti che si erano svolti attorno a dei testi Ebraici sacri, non furono accidentali, ma vennero a dimostrare che un aumento nello studio della Torà (fatto in un modo che porti all’adempimento pratico delle mizvòt), servirà ad affrettare la venuta di Moshiach.
Nel 1947, il Rebbe bandì una campagna, per la diffusione di libri sacri Ebraici, che introducono un’atmosfera di santità in casa. Egli sollecitò ogni Ebreo ad avere in casa perlomeno: un Pentateuco, un libro dei Salmi, il Tanya, un libro di preghiere ed un’Haggadà di Pèsach. Il Rebbe incoraggiò anche l’abitudine di tenere un libro di preghiere, i Salmi e il Tanya, insieme ad un bossolo per la carità, in macchina, per un viaggio sicuro. Il Rebbe diede anche grande importanza al fatto che i bambini abbiano, nella loro stanza, libri sacri, contrassegnati con il loro nome.
Nonostante la grande vittoria del 5 di Tevèt, una parte dei libri del Rebbe Precedente è ancora oggi in ‘esilio’, in Russia. Per liberare questi libri, ora prigionieri, noi dobbiamo, secondo il consiglio del Rebbe, acquistare libri, creando, in questo modo, il giusto clima spirituale, per la loro liberazione. Secondo le parole del Rebbe stesso (Shabàt parashàt Vaygàsh, 7 Tevèt, 5752): “I nostri sforzi per dimostrare il nostro riguardo verso i testi sacri, avranno un effetto sul futuro della libreria del Rebbe Precedente. Acquistando testi equivalenti, come la letteratura etica e filosofica della Chassidùt Chabàd… noi possiamo affrettare il ritorno di quella libreria, ai suoi legittimi proprietari. Persino i bambini piccoli devono ricevere, in regalo, libri sacri”.
“Che noi possiamo meritare di procedere ‘con i nostri giovani e i nostri anziani… con i nostri figli e le nostre figlie’… insieme a tutti i testi sacri, quelli che sono stati restituiti e quelli che non sono ancora stati restituiti… sulle ‘nuvole della gloria’, verso la nostra Santa Terra, a Gerusalemme, nel Sacro Tempio.”
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