Il potere del nostro servizio nell’esilio Pubblicato il 1 Maggio, 2023

Oggi abbiamo la possibilità, con la comprensione e la forza che ci vengono dallo studio della parte interiore della Torà, di raggiungere i livelli più sublimi ed elevati, qui nel mondo, fino a quello di vedere e riconoscere D-O in ogni cosa di questo mondo. E questo si chiama ormai, già Gheulà.  

alef-michoel-muchnikGheulà – introdurre la “alef” nella “golà

La parola Gheulà (Redenzione) è composta dalle lettere della parola golà (esilio), con l’aggiunta di una alef. Questo fatto ci insegna, che la Gheulà non viene a rinnegare e ad annullare tutto ciò  che c’era nella galùt (esilio), bensì a liberarlo e ad elevarlo e questo grazie al fatto, che essa rivela il Divino nel mondo (la alef); rivela, cioè, che D-O è il padrone del mondo e lo dirige, l’ “alufò shel olàm” (il ‘generale’ del mondo). Un altro particolare che noi apprendiamo, dal fatto che la maggior parte della parola Gheulà è composta dalla parola golà, è il fatto che la Gheulà viene realizzata, grazie al nostro servizio nellagalùt.

        Questi due temi li si riscontrano anche nella liberazione dall’Egitto: tutti gli Ebrei uscirono dall’Egitto, loro e tutte le loro cose, e, addirittura, essi ricevettero, dalle mani stesse degli Egiziani, anche le loro ricchezze, che furono consegnate spontanemaente (anche contro la volontà dei Figli d’Israele). Ciò costituiva il compimento della missione per cui gli Ebrei avevano dovuto subire l’esilio dell’Egitto: liberare tutte le scintille di Divinità, che erano racchiuse nell’impurità dell’Egitto, rappresentate, in questo caso, proprio dalle ricchezze stesse dell’Egitto, che uscirono con i Figli d’Israele. Il fatto che gli Egiziani diedero, di loro volontà, le proprie ricchezze agli Ebrei (e questo, dopo essere stati portati a ciò, grazie a tutte le ‘piaghe’, con le quali furono colpiti), dimostra che essi avevano ormai la consapevolezza di D-O, in quanto padrone e guida del mondo.

La Gheulà, però, non è solo la rivelazione dell’ “Alufò shel olàm“, la rivelazione del fatto incontestabile che D-O ha creato il mondo e lo dirige, ma è anche molto più di questo: è la rivelazione del Santo, benedetto Egli sia, così come Egli è, al Suo livello che trascende completamente il mondo. Anche nell’uscita dall’Egitto vi fu una rivelazione simile, come è scritto: “Si rivelò loro il Re dei re, il Santo, benedetto Egli sia, in Persona”, la qual cosa rappresentò una preparazione al Matàn Torà, quando D-O si rivelò, così come Egli è, completamente al di sopra del mondo. Nella Gheulà vera e completa vi sarà una rivelazione Divina, ancora più grande, fino alla rivelazione della Sua benedetta Essenza, come è detto: “Una Torà nuova uscirà da Me (dalla Sua benedetta Essenza)”. Oltre all’innovazione a livello della Torà, la cosa si esprimerà anche nel mondo, come è detto: “Io creo nuovi cieli ed una nuova terra”, ed anche ciò, si attuerà grazie al nostro servizio nella galùt.

3 fasi della rivelazione

       Tutti questi cambiamenti ed innovazioni si trovano allusi nella lettera alef, che si aggiunge alla golà, tramite il nostro servizio nella galùt:
1) la alef di alùf, “alufò shel olam“. 2) La alef di ulpena (insegnamento) e studio, “aalefchà chochmà” (Giobbe 33, 33 – “ti insegnerò la sapienza”). 3) La alef di “pèle” (prodigio), che risulta da un cambiamento dell’ordine delle lettere.

       Nel servizio di trasformazione della golà in Gheulà, vi sono queste tre fasi: 

       1) la rivelazione del Divino che è contenuto nel mondo, al suo livello, “alufò shel olam“, tramite il nostro utilizzo delle cose del mondo per la santità, fino al riconoscimento, che D-O è il Creatore del mondo e Colui che lo dirige.

        2) La rivelazione del Divino, che è al di sopra del mondo, ma ancora correlato ad esso. Ciò si attua attraverso lo studio (‘ulpena‘) della Torà, che appartiene al livello dell’ ‘intelletto’ (mochìn), che è al di sopra del mondo.

     3) La rivelazione del Divino che è completamente superiore al livello del mondo, “pèle“, la manifestazione, cioè, della forza dell’Essenza stessa di D-O, e questo, proprio dentro il mondo creato. Ciò può essere attuato in particolare tramite lo studio della parte interiore della Torà, i meravigliosi segreti della Torà, che si riveleranno completamente nella Gheulà vera e completa.

       La rivelazione del livello del “pèle” si attua anche grazie al fatto in sè stesso della discesa nella galùt, quando noi riveliamo nella galùt la alef, e cioè l’intento interiore e lo scopo stesso della galùt. Questa rivelazione ci permetterà di comprendere la funzione delle sofferenze passate, fino a ringraziare D-O per averle ricevute. Non sarebbe, comunque, stato meglio, non averle dovute sopportare? Ma è proprio grazie ad esse, grazie alle difficoltà della galùt, grazie alla discesa stessa nella galùt, che si può arrivare all’eccezionale elevazione della Gheulà, e ciò è un “pèle” che non ha alcuna spiegazione, un qualcosa di così elevato, che non ha a che fare per nulla col livello della rivelazione. E quando scopriamo l’intento superiore che è compreso nella discesa nella galùt, e cioè che tutto ciò è perché l’Ebreo superi il buio, allora il buio si trasformerà in una grande luce. Proprio il nostro trovarci nel buio della galùt, ci permeterà di arrivare alla grande luce della Gheulà.

Moshiach, discendente di Shlomò, figlio di Davìd

     Poiché Moshiach è colui che porta la Gheulà, anche in lui si trovano queste tre livelli della alef, e quindi, non solo l’ “alufò shel olam“, ma anche ciò che è completamente al di sopra del mondo. Questo è il motivo per cui il Rambam sottolinea, che Moshiach deriva “dalla casa di Davìd ed è discendente di Shlomò”, poiché questo fatto aveva raggiunto un particolare grado di perfezione, proprio presso il Re Shlomò.

Moshiach ha la caratteristica della ‘regalità’ (malchùt), che era una qualità del Re Davìd, che meritò il regno, lui ed i suoi figli dopo di lui, per l’eternità. Il regno di Davìd, però, necessitò di guerre, mentre quello di Shlomò fu perfetto, in quanto tutti si annullarono e si prostrarono dinanzi a lui. Questo, grazie alla saggezza di Shlomò, che era perfetta, e procurò, presso di lui, anche la pace; persino i re delle nazioni, infatti, riconoscevano la superiorità della sua saggezza, una saggezza che si poté rivelare proprio grazie alla galùt. Ciò portò all’annullamento del male stesso, e così sarà anche nel futuro a venire, quando tutto il mondo sarà compenetrato di Divinità, al livello più elevato, al punto di arrivare a “vedere” il Divino; il livello, appunto, del “pèle“. Per questo viene sottolineato il fatto, che Moshiach discende anche da Shlomò, poiché egli possiede anche l’attributo di Shlomò: la pace, che deriva dalla sapienza. E Moshiach sarà “più sapiente di Shlomò”, raggiungendo egli la perfezione dell’intelletto.

Questi attributi, li si trovano anche, ad un certo livello, presso ogni Ebreo, dato che ogni Ebreo dovrà ricevere la rivelazione di Moshiach. Oltre a ciò, in ogni Ebreo esiste una scintilla del Moshiach, dato che ogni Ebreo è una “parte di D-O (espresso dal Nome impronunciabile di quattro lettere – Havaye)”, ed in lui sono presenti tutte le quattro lettere del Suo Nome, che sono in corrispondenza ai quattro livelli delle dieci sefiròt – regalità, attributi, sapienza e comprensione (malchùtmidòtchochmà e binà), fino alla completezza di mochìn (intelletto).

Rashbi (Rabbi Shimon bar Yochài) ci dà un assaggio della Gheulà

        Tutti queste cose sono ancora più evidenti, in prossimità di Lag baOmer (il 33° giorno del conto dell’omer, anniversario della scomparsa del Rashbi): Rashbi iniziò a rivelare la parte interiore della Torà, i segreti della Torà (il “pèle” che è nella Torà), e ciò, in particolare, nel giorno della sua scomparsa, in cui vi fu una rivelazione eccezionale di questi segreti, cosa che costituì l’inizio del discendere di questi livelli nel mondo, in  modo da poter essere capiti ed afferrati. Rashbi, inoltre, unì la parte rivelata della Torà (“ulpena“, studio, intelletto a livello del mondo) a quella interiore e nascosta (“pèle“), cosa che diede la forza per il rivelarsi del Divino, che è al di sopra del mondo, qui, nel mondo.

       Dopo di ciò, iniziò, dall’epoca del santo Arizal, ad essere “permesso e mizvà rivelare questa sapienza”. A ciò, seguì una rivelazione meravigliosa con il Baal Shem Tov ed il Magghìd di Mezeritch. La rivelazione essenziale del livello del “pèle” all’intelletto dell’uomo, però, fu ad opera dei nostri Rebbe, i leader di Chabad, che portarono il “pèle“, la rivelazione della parte interiore della Torà, alla portata dello studio e della comprensione attraverso la chochmàbinà e daàt (saggezza, comprensione e conoscenza), e divulgarono le ‘sorgenti all’esterno’, sia l’ ‘esterno’ che c’è dentro l’uomo, la rivelazione del Divino, cioè, anche nella sua anima animale, per mezzo dello studio della Chassidùt, sia la rivelazione e diffusione dell’interiorità della Torà in tutto il mondo, nella ‘golà‘. E di generazione in  generazione questa diffusione è cresciuta, fino a questa nostra generazione, e di anno in anno, sempre di più, fino ai nostri giorni.

     Nonostante la rivelazione del “pèle” della Torà si completerà soltanto nella Gheulà vera e completa, già oggi ci è dato un ‘assaggio’ di ciò che si rivelerà nel futuro a venire, e noi siamo in grado di comprendere ed afferrare, con tutti i nostri sensi, le meraviglie della Torà, poiché attraverso lo studio della Torà, ed in particolare dell’interiorità della Torà, noi diventiamo recipienti capaci di ricevere la rivelazione Divina nel mondo, fino, appunto, al suo livello più elevato, quello del “pèle“.

Il nostro servizio, nei fatti

      Il nostro sforzo di servire D-O, non solo nell’allontanarci dal male (come è detto nel Tanya: “Non essere malvagio”), ma anche nel fare il bene (“sii giusto”) ci dà la forza di arrivare, qui, in basso, ai livelli più elevati. Nonostante che, normalmente, per arrivare al livello di “sii giusto”, sia necessario uno sforzo particolare, ed anche allora, solo qualche volta D-O dà all’uomo, come ricompensa, che “si unisca a lui alcunché di uno spirito originato in qualche giusto (un ‘giusto’ al livello del quale non a tutti è dato arrivare), nella nostra generazione, dopo tutto il raffinamento e la purificazione, che sono stati operati nel corso delle generazioni, ogni Ebreo può raggiungere i livelli più elevati, fino a quello di “sii giusto” in modo manifesto, così come sarà nella Gheulà, quando: “Tutti i figli del tuo popolo saranno giusti” (Isaia 60;21). E tutto ciò, fino al punto in cui, tramite la diffusione “all’esterno”, a tutto l’ “esterno” (a tutto il mondo), diventeremo capaci di vedere, di fatto, coi nostri occhi, il Divino.

        Se così, per affettare la Gheulà, e la rivelazione Divina nel mondo nella sua completezza, noi dobbiamo agire nel mondo, utilizzare tutto ciò che c’è nel mondo per la santità, così che in ogni cosa che c’è al mondo si riveli l’ “alufò shel olam“. Ciò, però, non ci deve bastare: noi dobbiamo aumentare nell’ “ulpena“, nello studio della Torà, ed in particolare nello studio dell’interiorità della Torà, il “pèle” della Torà, attraverso lo studio della Chassidùt Chabad ed il nostro incoraggiare anche altri a studiarla, cosa che porterà al completamento dell’inserimento della alef nel mondo, e, quindi, alla Gheulà vera e completa, proprio adesso, subito.
 

(Elaborato da un discorso di Shabàt parashà Emòr, del 20 Yiàr 5751) 

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