Il processo che ci unisce a D-O Pubblicato il 2 Ottobre, 2023
Succòt rivela ciò che è nascosto
I nostri Saggi ci dicono che gli aspetti spirituali che si trovano nascosti nelle feste di Rosh HaShanà e Yom Kippùr, si rivelano nei giorni di Succòt. Rosh HaShanà e Yom Kippùr possiedono ciascuno tre diversi aspetti, uno più elevato dell’altro. 1) I precetti particolari collegati a quei giorni: il suono dello shofàr a Rosh HaShanà e il digiuno, il pentimento e la confessione a Yom Kippùr. 2) Il fatto che sia Rosh HaShanà che Yom Kippùr facciano parte dei “Dieci Giorni di Pentimento”, che sono caratterizzati da un livello di pentimento che trascende i precetti. 3) La qualità essenziale di questi giorni: a Rosh HaShanà l’aspetto dell’accettazione di D-O in quanto Re, e a Yom Kippùr il fatto che “Il giorno stesso porta espiazione” (Shavuòt 13a), un livello di espiazione che sorpassa di gran lunga quella raggiunta con la teshuvà, il pentimento. Nonostante questi tre aspetti appartengano sia a Rosh HaShanà che a Yom Kippùr, in un senso più generale ognuno di essi è legato ad una delle tre feste del mese di Tishrei: Rosh HaShanà, Yom Kippùr e Succòt.
Gli aspetti caratteristici delle feste
Rosh HaShanà rivela chiaramente il suo ruolo di “capo” dell’anno; è il momento in cui D-O viene incoronato Re. Questa capacità di incoronare D-O come Re indica anche l’assoluta unità dell’Ebreo con Lui, un’unione che fa sì che nasca in D-O il desiderio di regnare. Yom Kippùr, il “Giorno dell’Espiazione”, quando “il giorno stesso porta espiazione”, mostra chiaramente che è il giorno in cui viene concesso il perdono per aver trasgredito ai decreti del Re. Anche questo aspetto denota un’unità essenziale fra D-O ed il popolo Ebraico. La festa di Succòt è il momento in cui gli Ebrei sono ‘immersi’ in D-O ed uniti a Lui, tramite il compimento dei precetti della succà e delle “Quattro Specie” (il cedro, il ramo di palma, il mirto e i rami di salice). In questa festa, il suo stesso nome indica i precetti che la riguardano.
L’unione dell’Ebreo con D-O
Come è stato già detto, tutti gli aspetti che si trovano in uno stato di occultamento a Rosh HaShanà e a Yom Kippùr vengono a rivelarsi a Succòt. Per questo, nonostante l’aspetto principale di Succòt sia l’adempimento dei suoi precetti, la festa rivela anche i temi di Rosh HaShanà e di Yom Kippùr. Descrivendo la festa di Succòt, la Torà dice: “Il quindicesimo giorno del settimo mese è la Festa di Succòt…” (Vaikrà 23:34). Inoltre, per quel che riguarda il dimorare nella succà, il verso dice: “Abiterete nelle capanne (succòt) per sette giorni” (Vaikrà 23: 42). Non essendo citata alcun’altra ragione per la festa, risulta chiaro che il suo aspetto essenziale sia la succà stessa. Riguardo al precetto delle “Quattro Specie”, il verso dice: “Il primo giorno prenderete per voi”, indicando così che il precetto delle “Quattro Specie” non è l’aspetto essenziale di Succòt, e cioè che esso non è intrinseco alla festa stessa. Solo dopo che la Torà ha comandato il precetto delle “Quattro Specie”, essa prosegue dicendo: “e vi allieterete davanti all’Eterno per sette giorni” (Vaikrà 23:40), rappresentando questo precetto del rallegrarsi durante Succòt, il terzo aspetto della festa. La connessione essenziale tra l’Ebreo e D-O, una relazione nella quale tutti gli Ebrei sono uguali, e che è espressa dall’accettazione della regalità di D-O a Rosh HaShanà, si rivela nell’aspetto essenziale di Succòt: un’unità che trova espressione nel fatto che “Tutti gli Ebrei sono idonei a dimorare nella stessa succà” (Succà 27b). Il legame di tutti gli Ebrei con D-O si esprime attraverso la teshuvà, il pentimento ed il ritorno a Lui, l’aspetto principale di Yom Kippùr, ed esso si manifesta nel precetto delle “Quattro Specie”, nel quale il lulàv (il ramo di palma) rappresenta l’Ebreo che è vittorioso nell’ottenere l’espiazione a Yom Kippùr. Infine, la connessione degli Ebrei con D-O tramite l’adempimento dei precetti si rivela in quello di rallegrarsi a Succòt, poiché è proprio il privilegio di adempiere ai precetti Divini ad essere la causa della loro gioia.
(Da Likutèi Sichòt, vol. 19, pag. 350-354)