Vayshlàch e Yud Tet Kislev Pubblicato il 1 Dicembre, 2023

Ogni Ebreo è importante, ogni Ebreo ha un compito. La forza e la sorgente di luce che c'è in noi, ci permette di essere gli emissari scelti ed amati da D-O, per preparare in questo mondo la Sua dimora.    

 

        sorgente La Festa della Gheulà del 19 di Kislèv cade sempre in prossimità dello Shabàt della parashà di Vayshlàch. È evidente, quindi, che un’allusione al tema di questo giorno, il 19 di Kislèv, viene trovata nella parashà stessa. Il tema fondamentale del 19 di Kislèv è quello di: “si diffonderanno le tue fonti ‘all’esterno’” (1). Le fonti, ovvero la parte interiore della Torà,  non devono restare nel luogo dal quale esse sgorgano, il luogo più santo. Esse devono erompere e scorrere, fino ai luoghi più lontani. E non semplicemente scorrere, bensì “diffondersi”. Le fonti stesse, cioè, e non solo l’acqua che ne sgorga, devono raggiungere ogni luogo. Questo è l’insegnamento del 19 di Kislèv. Portare la luce della Torà, e principalmente la parte interiore della Torà, in ogni luogo, ad ogni Ebreo, anche a quello più lontano, a quello che più si sente “esterno”. Anche a lui deve arrivare la fonte stessa.

       Il nome della parashà è “Vayshlàch” (“E mandò”). Si tratta di mandare qualcun altro, al posto della persona stessa, in veste di emissario. Questi può raggiungere luoghi molto lontani e sperduti. Ovunque vada, però, “L’emissario della persona è come la persona stessa”. Quando l’emissario giunge al luogo della sua missione, infatti, è come se chi lo avesse mandato, fosse lì egli stesso. La diffusione delle fonti all’esterno, si esprime in Vayshlàch. Le fonti non rimangono al loro posto, ma vengono inviate, diffuse in ogni luogo, ‘all’esterno’.

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          Il tema di “Vayshlàch”, è esistito in tutte le generazioni. D-O manda l’anima dentro il corpo, affinché agisca nel corpo e faccia in modo che l’uomo serva D-O, come si deve. Questa missione è cominciata con Adamo ed Eva, e continua lungo tutta la loro discendenza. In ogni generazione si ritrova il tema dell’invio di emissari. Presso i grandi d’Israele vi era l’uso di mandare qualcuno per una qualche missione riguardante la Torà e le mizvòt. Questo tema, poi, ha ricevuto un risalto ancora maggiore con il Baal Shem Tov, il Magghìd di Mezeritch, l’Admòr HaZakèn, e i nostri Rebbeìm, nostre guide, che diedero ad ogni Ebreo una missione: ‘diffondere le fonti all’esterno’.

       L’Admòr HaRayàz, il Rebbe precedente, ha annunciato a tutti gli appartenenti alla nostra generazione: uomini, donne e bambini, che la mizvà (precetto) della nostra generazione è quella della ‘missione’. Ognuno deve essere un emissario. Emissario della diffusione della parola di D-O, della diffusione della Torà e dell’Ebraismo, ‘all’esterno’. Portare la luce in ogni luogo, in cui l’Ebreo può arrivare: questo è il compito particolare della nostra generazione.

       (1) È noto che il Baal Shem Tov, fondatore del Chassidismo, in un momento di particolare elevazione della sua anima, ‘incontrò’ Moshiach e gli chiese quando sarebbe arrivato. “Quando le tue fonti (del Chassidismo) si diffonderanno verso l’esterno (ovunque)”. Questa fu la risposta.

(Riassunto da ‘Likutèi Sichòt’, parte 25, pag. 362 e pag. 365-366)

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