13 Tevet 5785 - Lunedi, 13 gennaio 2025
La divisione e la discordia colpiscono l’essenza stessa del popolo d’Israele. Quando i figli d’Israele tornano ad essere uniti, guadagnano il merito della scelta eterna di D-O e la Redenzione vera e completa.
Ogni giorno, noi dobbiamo sentirci, come se noi stessi entrassimo, oggi, nell’esilio dell’Egitto, ed uscissimo da esso. Ma la condizione vera e reale dei Figli d’Israele, è quella di essere al di sopra dell’esilio. (Mayan Chai – p. Shemòt)
Il 10 di Tevèt ricorda agli Ebrei principalmente ed innanzitutto che, per annullare ogni ‘afflizione’ e ‘prevenire’ ogni ‘malattia’, la via è quella dell’amore disinteressato di un Ebreo verso il suo compagno e dell’unità di tutto il popolo d’Israele!
L’uomo deve mantenersi forte davanti alla prova ed allora riuscirà a trasformare il buio stessso in luce, arrivando così alla qualità superiore che possiede la luce che viene dal buio e che porta alla Redenzione vera e completa.
Vi è un ordine delle cose e dei valori, secondo ciò che ci appare nel tempo dell’esilio. Vi è, però, un ordine più vero, che si rivelerà con la Gheulà. Il Rebbe ci aiuta qui a scoprirlo e vederlo già oggi.
Rashi, citando il Talmùd, afferma: “Yacov, nostro padre, non è morto”. Cosa si intende con ciò? In fondo, la Torà stessa descrive la ‘morte’ di Yacov e le operazioni che l’hanno seguita. Eppure, nostro padre, Yacov, è vivo!
Nell’ordine della benedizione che Yacov Avìnu impartisce ai figli di Yosèf sembra esserci qualcosa di poco chiaro. Eppure, proprio l’apparente disaccordo fra Yacov e Yosèf sull’ordine delle benedizioni, nasconde una grande ricchezza che ci aiuta a comprendere la completezza del nostro servizio Divino.
Solo dove c’è Torà, può esserci la vera vita. Ed allora, anche il luogo più buio, si trasforma in una fonte di luce, e ciò, grazie al servizio dell’Ebreo.
Il motivo per cui il sepolcro di Yosèf rimase in Egitto, fu per dare forza al Popolo d’Israele anche nell’esilio dell’Egitto.
La vita di Yacov fu una vita di connessione a D-O, capace di trascendere il suo ambito materiale. Egli condivise questa qualità, trasmettendola ai suoi discendenti, a tutti gli Ebrei di tutti i tempi. E la connessione alla Torà, che Yacov nutriva, è la fonte di vita per tutti i suoi discendenti in tutte le generazioni.
I Padri e le tribù erano ‘pastori di greggi’, e si astenevano dalle faccende del mondo, che potevano disturbarli nel loro servizio. Yosèf, invece, era vicerè, occupato nei più disparati problemi di questo mondo, in un paese impuro come l’Egitto, eppure egli si mantenne completamente legato a D-O
Il 5 di Tevèt, una data da festeggiare e da ‘vivere’, risvegliando il nostro legame con i libri sacri, un legame vivo e vitale, che ha la forza di affrettare la rivelazione di Moshiach.
Quando il popolo d’Israele vuole esprimere il suo merito e il suo grado, egli chiama se stesso ‘Yosèf’, poiché la capacità di affrontare le difficoltà dell’esilio è grazie alla forza del ‘Yosèf’ che c’è in ogni Ebreo.
Moshiach ricoprirà due ruoli: da un lato egli sarà re, con il compito di indurre il popolo d’Israele a seguire la via della Torà, di combattere i nemici di Israele e far trionfare la giustizia e l’equità nel mondo, d’altro lato, Moshiach sarà anche un pastore spirituale ed una guida.
Yehudà fu pronto a tutto per salvare Beneamino. Così, ogni genitore Ebreo deve essere pronto a tutto, per il bene di ognuno dei suoi figli e il bene di ogni bambino Ebreo è il poter crescere e fiorire come Ebreo.