7 Tishri 5784 - Venerdi, 22 settembre 2023
La forma dello shofàr, un’apertura stretta da un lato ed una larga dall’altro, ci fornisce un messaggio ed un insegnamento: pratica solo una piccola apertura, avvicinati un po’ a D-O, ed Egli ti aprirà le sue porte e faciliterà il tuo ritorno.
L’amore di D-O per il popolo d’Israele durante i ‘Dieci Giorni di Teshuvà’ è come quello descritto dal verso: “Poiché Israele non è che un ragazzo ed Io lo amo” (Hoshea 11: 1), come un padre ama il suo bambino piccolo di un amore essenziale, che non dipende dalla condotta del figlio, tanto che non cessa di amarlo anche quando il bambino si comporta male.
La teshuvà di Yom Kippùr sgorga dalla parte più profonda del nostro cuore, un livello che va completamente al di là della logica e della comprensione. Essa deriva dal rivelarsi dell’essenza stessa della propria anima, rivelazione che è resa possibile dalla teshuvà, che nasce dall’amore per D-O.
Ogni Ebreo a Yom Kippùr sente un richiamo speciale, il risveglio di una parte di sé, che per lo più rimane nascosta e dimenticata. Di cosa si tratta, veramente?….
Spiritualità e materialità, i due estremi più opposti, trovano la loro unione nel servizio dell’Ebreo, che con le sue azioni quotidiane introduce la santità nel mondo materiale. A Yom Kippùr la necessità e la possibilità di questo collegamento trova la sua espressione.
La santità dell’Ebreo nel giorno di Yom Kippùr è tale, da far sì che la vitalità stessa ed il nutrimento fisico e spirituale dell’Ebreo gli derivino proprio dal suo digiuno.
L’Ebreo riceve in regalo dieci giorni, in cui compiere e perfezionare il suo avvicinamento a D-O. Da questo servizio, verrà per tutti noi un buon e dolce anno.
Yankel si presentò alla sinagoga, quel Yom Kippùr, completamente ubriaco! “Che vergogna!”, pensarono tutti. Solo Rabbi Levi Izchak capì la grandezza di quell’uomo, che…
La traduzione convenzionale per teshuvà è ‘pentimento’, ma essa ne limita il suo vero significato. La sua traduzione più fedele, che ne rispecchia anche il concetto espresso, è ‘ritorno’.
Nei ‘Dieci Giorni di Teshuvà’, ad ogni Ebreo è data dall’alto una forza particolare. Ognuno ha la possibilità di avvicinarsi a D-O, elevandosi al punto tale da poter arrivare ad un vero e proprio attaccamento alla propria fonte: il Santo, benedetto Egli sia.
Nella cantica di Ha’azìnu, Moshè cita le speciali qualità del popolo d’Israele
Rosh HaShanà è il momento in cui l’Ebreo si lega completamente a D-O, accettandoLo come suo Padre e Re, e gridando a Lui dal più profondo del suo cuore.
Come è importante comprendere il servizio della teshuvà, che caratterizza in particolar modo i giorni che vanno da Rosh HaShanà a Yom Kippùr, così è indispensabile comprendere la base indispensabile, che ci permette di accedere a questo servizio e di farlo nostro. Questa base è espressa dalla qualità essenziale di Rosh HaShanà….
In un kibbuz tipico Israeliano, non religioso, nessuno penserebbe di organizzare un miniàn per pregare, nemmeno a Capodanno. Quella volta, però, sembrava dover andare diversamente, solo che a completare il numero del miniàn, mancava il decimo…
Rav Shmùel Mùnkes, con i suoi scherzi, ci insegna e ci fa capire bene, qual’è la giusta via da seguire. E allora… andiamogli dietro!