25 Iyyar 5782 - Giovedi, 26 maggio 2022
La Torà ci dà il potere di unire due mondi: quello spirituale e quello materiale. Per fare ciò, noi dobbiamo svolgere il nostro compito proprio qui, nel mondo materiale.
Quando HaShem pronunciò i Comandamenti, la Sua voce non fu fermata da nessun ostacolo. Tutta la Creazione, infatti, senza nessuna esclusione, assorbì completamente la voce di HaShem.
Il Giorno Festivo è indicato nella Torà come mikrà kodesh, una sacra assemblea. Il termine mikrà, secondo l’interpretazione dello Zohar, ha la connotazione di ‘convocazione’ che, in senso più profondo e spirituale, significa ‘richiamare’ il sacro, facendolo discendere e penetrare nel profano, ed elevare il profano alla santità.
Scrivono i nostri Saggi che la forza inspiegabile che tiene in esistenza il popolo Ebraico è allusa nel comando impartito da D-O di contare il popolo d’Israele nel deserto.
È relativamente facile abituarsi fin dall’inizio a procedere nella retta via, mentre è molto più difficile cambiare le abitudini, superare le limitazioni che si sono radicate nel passato e intraprendere una strada nuova. Con l’uscita dall’Egitto, D-O ha dato ad ogni Ebreo la forza di superare i limiti.
D-O non ha limitato le forze della santità, legandole solo a determinate condizioni. In ogni luogo dove un Ebreo arrivi, sia esso un deserto materiale o spirituale, egli ha tutta la forza e la capacità necessarie ad erigere un Santuario a D-O.
La Torà crea un’unione totale con il Creatore. Il valore più elevato, che è anche l’obiettivo ultimo, è quello di stabilire l’unità, escludendo ogni dualismo. L’unità, tuttavia, può essere riconosciuta come vera e provata solo quando essa continua a mantenersi e ad affermarsi tale, anche di fronte ad altre realtà che le si oppongano.
Nella parashà Bemidbàr si contano i Figli d’Israele. Da questo conto si riceve un insegnamento sull’importanza di ogni Ebreo
Shimon barYochài e l’unità del popolo Ebraico: un insegnamento che emerge dalle parate che, in tutto il mondo, vengono organizzate nel giorno di Lag baOmer
Nel tempo dell’esilio, non è così riconoscibile per noi il collegamento diretto che esiste fra la Torà e l’abbondanza che ne deriva. Ma secondo la realtà vera delle cose, la Torà è proprio la fonte di tutta l’abbondanza che scende nel mondo. La forza di Rabbi Shimon bar Yochai fu nella sua capacità di rivelare, anche nel tempo dell’esilio, la realtà vera delle cose, così come sarà nel tempo della redenzione.
Vi è più di un motivo per la gioia del giorno di Lag BaOmer ed in esso non vi è posto per alcuna sofferenza.
D-O, creando gli uomini, ha dato loro la facoltà di avere opinioni differenti, e in questo modo ha consentito la possibilità del formarsi di contrasti di opinione, cosa che potrebbe portare ad una mancanza di rispetto dell’uno verso l’altro e ad una divisione. Ma l’intenzione Divina in ciò, è proprio quella che si arrivi invece ad una pace e ad un’unione tali, che vadano al di là della differenza di opinioni.
Vi è un uso Ebraico secondo il quale i bambini escono a Lag BaOmer nei campi a giocare con archi e frecce. Dice lo Zohar: “Non aspettarti l’arrivo di Moshiach fino a che non vedi l’arcobaleno. ” Per questo, si gioca con l’arco in questo giorno, come allusione all’arcobaleno che annuncia l’avvento di Moshaich.
Due epoche contraddistingueranno i “Giorni di Moshiach”. Inizialmente non vi sarà alcun mutamento nell’opera della creazione, mentre successivamente vi saranno innovamenti in essa, come promesso dai nostri profeti. Se lo meriteremo, tutto si condurrà nella maniera più rapida, accompagnata dai più grandi miracoli, già dall’inizio della Redenzione, e così non vi sarà separazione fra le due epoche.
Una storia che ha dell’incredibile, come ogni miracolo. La gioia di Rabbi Shimon bar Yochai ha un potere che non possiamo immaginare, persino quello di vincere una guerra a suon di canti e di balli…..