18 Tammuz 5785 - Lunedi, 14 luglio 2025
Quando gli Ebrei sono costretti a passare una fase di declino e oscurità, e, nonostante ciò, anche allora persistono nel loro attaccamento a D-O trasformando così il buio in luce, in questo modo essi preparano se stessi ed il mondo intero al bene ed alla luce perfetti che si riveleranno nella Redenzione vera e completa.
Il profeta Geremia, nella sua profezia riguardante la distruzione del Primo Tempio disse “Io vedo un bastone di legno di mandorlo”, alludendo ai ventun giorni del periodo chiamato Bein haMezarìm, Per trasformare l’amaro in dolce e l’esilio in redenzione, dobbiamo essere fermi e inflessibili come un bastone, nel nostro servizio Divino.
Nell’era Messianica, i giorni di digiuno non verranno solo aboliti, ma saranno trasformati in giorni di festa, come è scritto: “Così dice il Signore degli Eserciti: il digiuno del quarto, quinto, settimo e decimo mese saranno per la casa di Yehuda giorni di giubilo, allegria e fauste ricorrenze”
Il numero 17 ha il valore numerico della parola “bene”, e già oggi si può iniziare a riconoscere il bene nascosto nel 17 di Tamùz, una data che viene considerata come negativa, e che, di fatto, molto presto si trsformerà in un meraviglioso giorno di festa.
Il mese di Tamùz unisce in sè contenuti, che sono completamente opposti, aspetti antitetici fra di loro, eppure entrambi giusti e veri: un aspetto è ‘esteriore’ e ben visibile, mentre il secondo è ‘interiore’, nascosto.
Come è possibile che una parashà della Torà venga chiamata col nome di Balàk, un goi, oltretutto malvagio?! Il Messia prende origine dalla discendenza di Balàk! Questo, per insegnarci che è possibile trasformare il male, come ‘Balàk re di Moàv’, nel bene più eccelso, ‘il Regno della casa di Re David e del Re Messia’.
I nostri Saggi ci dicono che Balàk odiava il popolo Ebraico con ardore. Egli tentò quindi di colpirlo in ogni modo possibile, arrivando ad assumere lo stregone Bilàm, affinché maledisse il popolo Ebraico. Balàk e Bilàm fallirono miseramente nel loro nefasto tentativo, tanto che Bilàm, invece di maledire il popolo Ebraico finì per benedirlo. Così fu anche per quel che riguarda la liberazione del Precedente Rebbe di Lubavich: le stesse persone responsabili del suo arresto furono poi quelle che alla fine dovettero attivarsi per la sua liberazione.
Quando si è guidati a guardare le cose nella loro interiorità, in particolare ai nostri tempi e nella nostra generazione, l’ultima generazione del’esilio, come dice il Rebbe, e la prima generazione della Gheulà, si viene a scoprire una trasformazione già in atto: quella del dolore in gioia, del male in bene. Per vedere questa verità, che ci appare ancora nascosta, il Rebbe ci chiede, semplicemente, con fiducia e certezza, di ‘aprire gli occhi’, e allora….vedremo.
L’Ebraismo è interamente costituito dall’esecuzione delle leggi della Torà che D-O ci ha dato sul Sinai. È quindi la Torà, e solo la Torà, a determinare cosa sia l’Ebraismo. Non è in potere dell’uomo dire che certe cose dell’Ebraismo siano obbligatorie, mentre altre non lo siano. Per questo, l’Ebraismo resta esattamente lo stesso, in ogni condizione, in ogni tempo ed in ogni luogo.
Non c’è nessuna ragione per cui la vita materiale si possa frapporre tra l’Ebreo e D-O, in modo da separarli. Quando le occupazioni pratiche sono fatte con intenzione pura, per fare di questo mondo una dimora per D-O, non vi è in ciò alcuna discesa in senso spirituale. Anzi, al contrario, si tratta di una elevazione!
Basandosi sulla realtà materiale, forza e potenza esprimono l’espandersi della propria realtà personale. Per il popolo d’Israele le cose stanno esattamente all’incontrario: quanto più essi non si sentono una ‘realtà’ e sentono invece il proprio annullamento davanti a D-O, tanto più cresce la loro forza.
Con la liberazione del Rebbe Precedente dal suo imprigionamento in Russia, ha inizio un processo, per il quale l’Ebraismo e la Chassidùt hanno potuto diffondersi in tutto il mondo, in modo da prepararlo, oggi, alla rivelazione finale del nostro Giusto Moshiach.
Durante il suo imprigionamento, in tutta quell’amara e terrificante esperienza, il Rayàz non si lasciò mai impressionare nè spaventare dalle dure prove e dalla minaccia che incombeva su di lui. Dal suo comportamento, riceviamo un insegnamento valido per ognuno di noi, in ogni momento della nostra vita.
L’aspetto spirituale dell’impurità si riferisce a un difetto nella relazione dell’Ebreo con D-O. L’Ebreo è considerato essere ‘vivo’, come risultato del suo attaccamento a D-O. Quando un Ebreo pecca, il suo legame con D-O si indebolisce; egli è quindi meno ‘vivo’ e diviene impuro. Ma anche in questo caso, la sua relazione con D-O non è completamente scissa, ed è sempre possibile tornare ad uno stato di purezza.
Ogni Ebreo è stato creato libero, e, in quanto figlio di D-O, non gli si addice, per natura, la condizione dell’esilio. La diaspora non ha, quindi, alcun potere reale su di lui, in tutti gli aspetti dell’Ebraismo, che sono collegati a D-O.