6 Nisan 5783 - Martedi, 28 marzo 2023
Quando i Figli d’Israele scesero in Egitto, D-O scese con loro, ed Egli Stesso li tirò fuori dall’Egitto. E così sarà nel futuro più prossimo, quando il Santo, benedetto Egli sia, raccoglierà ogni Ebreo col suo braccio e ci farà uscire dall’esilio, già questo mese di Nissàn stesso!
L’altare, sul quale deve ardere un fuoco perpetuo, allude al cuore dell’uomo. L’uomo deve far sì che il fuoco dell’amore per D-O e l’entusiasmo per la Torà ed i precetti ardano sempre nel suo cuore e non si spenga mai.
Conoscendo il valore e l’unicità della matzà sorvegliata, fatta a mano, ogni Ebreo si preoccuperà di averla sulla sua tavola la sera del Sèder di Pèsach, ed anche in tutti i successivi giorni della Festa.
L’Ebraismo offre la possibilità di stabilire un legame fra il mondo materiale e quello spirituale. L’iniziativa che porta a ciò, però, deve venire da D-O e non dall’uomo. È D-O a darci gli strumenti per relazionarci a Lui, permettendoci in questo modo di elevare anche il nostro mondo. E questi strumenti sono i precetti. È il comando di D-O, e non la sua esecuzione da parte dell’uomo, a stabilire una connessione fra i due. Scegliendo di obbedire al comando, l’uomo conferma e rinsalda il legame.
L’affetto immenso che D-O prova per ogni Ebreo è un affetto che non dipende assolutamente dalle sue azioni o dal suo comportamento. Da qui noi dobbiamo imparare quanto noi dobbiamo amare ogni Ebreo e giudicarlo favorevolmente.
Il mese di Nissàn, che stiamo per accogliere, ci insegna che l’Ebreo può scegliere di rimanere nei limiti della natura, dimenticando la sua essenza Divina, oppure può scegliere di rivelarla, scoprendo così, che nulla può opporsi o ostacolare la sua libertà, come nulla può limitare D-O Stesso. D-O, la Torà e l’Ebreo sono una cosa sola. La vera natura dell’Ebreo è miracolosa di per sè, e Nissàn ci aiuta a rivelarla.
All’uomo non è richiesto di offrire tutto quello che possiede, senza lasciare nulla a se stesso; da lui si richiede invece che tutto quello che egli dà, sia fatto con tutto il cuore e con gioia. Ciò che conta non è la quantità, ma la qualità, il dare con cuore puro, con gioia e con vitalità interiore.
Quando parliamo con un Ebreo, noi dobbiamo essere consapevoli di star parlando ad un’anima che è “una parte vera e propria di D-O. Noi dobbiamo sforzarci di apprezzare ed accentuare sempre le qualità positive che ogni membro del nostro popolo possiede. Il fatto stesso dell’esistenza dell’Ebreo è infatti un’espressione della lode di D-O, indipendentemente dal livello del suo servizio Divino.
Il ‘sacrificio pasquale’ ci insegna come dobbiamo comportarci, per essere pronti ad uscire nella Gheulà, subito!
In quest’epoca, quando il popolo d’Israele si trova immerso nell’esilio, noi non dobbiamo lasciarci scoraggiare dal buio dell’esilio, poiché proprio questo è il fine e lo scopo: illuminare con la luce della Torà proprio il buio.
La vera gioia deriva dalla possibilità di unire gli opposti, una dimensione dove ‘finito ‘ ed ‘infinito’ possono coesistere, la rivelazione del Divino nel mondo e nella nostra vita di tutti i giorni. È questo il compito che ci aspetta, e la gioia che lo accompagna viene a dirci che siamo sul giusto cammino.
Chi stabilisce se e quanto un Ebreo dovrà guadagnare è solo D-O, e quanto più l’uomo si atterrà alla Sua volontà, quanto più la benedizione dall’Alto gli elargirà tutto quello di cui egli ha bisogno ed anche di più.
L’unione del popolo Ebraico è un potenziale attivo, e non uno stato passivo. Lo stabilire un’unità fra il nostro popolo stimola la manifestazione dell’unità Divina in tutta l’esistenza.
Ogni nostra azione in questo mondo ha una funzione determinante per la costruzione di un Santuario per D-O, ed il vero Santuario per D-O deve essere il mondo intero!
All’arrivo dello Shabàt, all’Ebreo viene data un’anima supplementare. Il riposo dell’Ebreo nello Shabàt significa più di un semplice rilassarsi e riposarsi dal lavoro; il riposo in questo giorno produce un’elevazione nell’Ebreo stesso