11 Tishri 5785 - Domenica, 13 ottobre 2024
Entrando nella Succà, e ad ogni azione che noi compiamo in essa, accade all’Ebreo qualcosa del tutto speciale ed unico. Essere consapevoli di ciò, ci permetterà di vivere la nostra festa di Succòt con immensa gioia, vitalità e ricchezza spirituale.
Yankel si presentò alla sinagoga, quel Yom Kippùr, completamente ubriaco! “Che vergogna!”, pensarono tutti. Solo Rabbi Levi Izchak capì la grandezza di quell’uomo, che…
La traduzione convenzionale per teshuvà è ‘pentimento’, ma essa ne limita il suo vero significato. La sua traduzione più fedele, che ne rispecchia anche il concetto espresso, è ‘ritorno’.
La teshuvà di Yom Kippùr sgorga dalla parte più profonda del nostro cuore, un livello che va completamente al di là della logica e della comprensione. Essa deriva dal rivelarsi dell’essenza stessa della propria anima, rivelazione che è resa possibile dalla teshuvà, che nasce dall’amore per D-O.
La santità dell’Ebreo nel giorno di Yom Kippùr è tale, da far sì che la vitalità stessa ed il nutrimento fisico e spirituale dell’Ebreo gli derivino proprio dal suo digiuno.
Ogni Ebreo a Yom Kippùr sente un richiamo speciale, il risveglio di una parte di sé, che per lo più rimane nascosta e dimenticata. Di cosa si tratta, veramente?….
Spiritualità e materialità, i due estremi più opposti, trovano la loro unione nel servizio dell’Ebreo, che con le sue azioni quotidiane introduce la santità nel mondo materiale. A Yom Kippùr la necessità e la possibilità di questo collegamento trova la sua espressione.
Noi siamo alla Vigilia dell’era della Redenzione. Siamo in una fase di transizione verso il tempo in cui, come dice il profeta: “la terra sarà riempita dalla conoscenza di D-O, così come le acque coprono il mare.” Noi dobbiamo essere infusi già oggi dallo spirito della Redenzione o, secondo le parole del Rebbe: “Noi dobbiamo vivere con Moshiach.”
L’Ebreo riceve in regalo dieci giorni, in cui compiere e perfezionare il suo avvicinamento a D-O. Da questo servizio, verrà per tutti noi un buon e dolce anno.
Il completamento del processo di teshuvà è quando si arriva alla teshuvà che deriva dall’amore.
L’amore di D-O per il popolo d’Israele durante i ‘Dieci Giorni di Teshuvà’ è come quello descritto dal verso: “Poiché Israele non è che un ragazzo ed Io lo amo” (Hoshea 11: 1), come un padre ama il suo bambino piccolo di un amore essenziale, che non dipende dalla condotta del figlio, tanto che non cessa di amarlo anche quando il bambino si comporta male.
La forma dello shofàr, un’apertura stretta da un lato ed una larga dall’altro, ci fornisce un messaggio ed un insegnamento: pratica solo una piccola apertura, avvicinati un po’ a D-O, ed Egli ti aprirà le sue porte e faciliterà il tuo ritorno.
Il servizio del pentimento e del ritorno a D-O si impone a noi in modo particolare in questo periodo dell’anno, nella sua massima estensione e profondità. È di fondamentale importanza, quindi, comprenderne la sua importanza ed il suo significato.
Nei ‘Dieci Giorni di Teshuvà’, ad ogni Ebreo è data dall’alto una forza particolare. Ognuno ha la possibilità di avvicinarsi a D-O, elevandosi al punto tale da poter arrivare ad un vero e proprio attaccamento alla propria fonte: il Santo, benedetto Egli sia.
Come è importante comprendere il servizio della teshuvà, che caratterizza in particolar modo i giorni che vanno da Rosh HaShanà a Yom Kippùr, così è indispensabile comprendere la base indispensabile, che ci permette di accedere a questo servizio e di farlo nostro. Questa base è espressa dalla qualità essenziale di Rosh HaShanà….